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Antonio Citterio Patricia Viel Interiors e il Sanlorenzo SD112

Essenziale. Se si dovesse descrivere Patricia Viel con una sola parola, non vi sono dubbi: la scelta non potrebbe cadere che su essenziale. Essenziale è la sua eleganza, sobria ma evidente sin dai modi con cui ti viene ad accogliere – lei, di persona – nel salottino d’attesa dello studio di cui è partner con Antonio Citterio. Essenziali sono le parole che sceglie per raccontarsi: non una in più, non una in meno.

AC PV photo Giulio Boem

Essenziale è lo stile dei suoi lavori. Ed è proprio con questo approccio che Antonio Citterio Patricia Viel Interiors, uno degli studi di progettazione italiani più affermati al mondo, ha fatto il suo ingresso nello yacht design. Sono stati, infatti, chiamati da Sanlorenzo per firmare gli interni di una navetta in vetroresina e a giugno del 2016 è stato consegnato l’SD112; ora, voluti dall’armatore, per lo stesso cantiere stanno disegnando un explorer di 42 metri con scafo in acciaio, che presentiamo in anteprima.

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«L’ingresso nel mondo dello yacht design è stato molto naturale, grazie anche a una personale passione per le barche», spiega Patricia Viel, «e a una particolare attenzione che da sempre riserviamo al mondo nautico che per vocazione ha una grande sensibilità per il dettaglio, per le integrazioni delle funzioni e per l’economicità di certe soluzioni. Tutti concetti molto vicini al progettare bene: si tratta, quindi, di un territorio molto confortevole per un architetto che disegna in modo contemporaneo anche fuori dalla nautica».

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Un passaggio naturale, come è ben evidenziato nelle soluzioni adottate per l’SD112, caratterizzato «dall’accostamento tra un disegno integrato degli interni – con un unico materiale utilizzato, una gamma cromatica molto quieta, l’utilizzo del tessile nelle soffittature, che rende l’ambiente confortevole – e pezzi di design di Citterio».

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L’aspetto più accattivante per lo studio nel disegnare uno yacht è sviluppare differenze rispetto agli altri settori dell’architettura: «Spesso, purtroppo, il mondo della nautica è troppo dipendente dalla cultura visiva e comportamentale del mondo terrestre», continua l’architetto. «Bisogna, invece, educarlo ad avere un gusto che gli sia più specifico, legato al fatto che si stia parlando di un mezzo galleggiante, che si sposta, che ha esigenze tecniche molto precise, che richiede perizia e una costante manutenzione, che contiene motori, che vibra…».

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Con Sanlorenzo seguire questo approccio è stato facile, ma soprattutto con l’explorer perché, trattandosi di una tipologia di barca più estrema ed essendo il committente l’armatore stesso, il risultato finale può rispecchiare maggiormente un progetto firmato Antonio Citterio Patricia Viel Interiors.

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«La caratteristica che salta subito all’occhio è lo stretto rapporto tra gli spazi interni e quelli esterni», sottolinea Patricia Viel. «L’armatore, inoltre, sul ponte principale ha voluto abbassare molto le aperture verso i passaggi esterni, evidenziando ancora di più questa relazione. Nel progetto appare di continuo la murata dello scafo e noi abbiamo portato al limite questo concetto anche nel lower deck, in cui il profilo dello scafo compare nel disegno delle cabine, mantenendo un rapporto diretto tra l’architettura navale e gli ambienti. Stesso discorso nella owner suite, dove le aperture sono state sagomate per consentire di vedere fuori anche quando si è a letto, senza alterare la leggibilità del fianco dello scafo. Gli spazi hanno tutti contenitori a scomparsa: si vedono pochissimi oggetti in giro, quasi tutti integrati. Poi ovviamente ci sono gli arredi, non molti, che sono stati ridisegnati e modificati nelle loro misure e proporzioni per aggiustarsi esattamente negli ambienti. C’è molto meno residential touch nell’explorer che nella navetta».

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La stessa continuità si ritrova nella scelta dei materiali: all’interno domina il noce canaletto con la sua tonalità grigia che rafforza il legame con il teak dei ponti esterni, che con il tempo ingrigisce, e con l’acciaio dello scafo.

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E quale sarà il prossimo step? «Firmare anche l’architettura navale di un progetto, con l’aiuto ovviamente di un ingegnere per le linee d’acqua», risponde l’architetto senza esitazione. «La specificità del nostro studio sta proprio nella fortissima integrazione attraverso le scale del progetto, dal disegno urbano al dettaglio della maniglia, con una grande coerenza anche di approccio: come lo facciamo nell’architettura, vogliamo ora trovare l’opportunità che ci permetta di approfondire questo tema anche nel settore nautico». Molto curiosi, noi aspettiamo.

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