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Yacht Designer: Gianluca Adragna

Chi nasce a Trieste ha il mare nel sangue. Non ne può fare a meno. Il mare esercita un richiamo che diventa irresistibile. Calamita l’attenzione. Lo percepisci ovunque e sempre. Tra le strade e i vicoli nelle giornate spazzate dalla bora. Ti riempie la vista osservandolo dal Molo Audace. Trieste è il mare. È la tradizione marinara. Chi nasce a Trieste prima d’imparare a camminare sa già andare in barca. Non stupisce dunque se Gianluca Adragna abbia già all’attivo diversi progetti di successo. Triestino doc, Adragna nel 1997 fondò uno studio di progettazione e da allora non si è più fermato. Non poteva essere altrimenti per chi ha un padre che ha cominciato a portarlo in barca all’età di due anni.

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Un diploma all’Istituto Nautico Tommaso di Savoia duca di Genova di Trieste, il più antico e prestigioso in Italia al quale sono seguiti due anni nel prestigioso Southampton Institute of Higher Education per poi arrivare alla laurea conseguita all’Università di Genova. «Una barca la devi sentire» ripete come un mantra Adragna. «Non basta limitarsi a fare un buon progetto. Occorrono tanta pratica, conoscenza che si acquisiscono solo navigando». E tanta passione. Poco più che ventenne Adragna progetta e costruisce la sua prima barca. Si chiama Regina di cuori misura sette metri e vince per cinque volte la Barcolana nella sua categoria. «Un’esperienza che mi aiutò moltissimo per comprendere da vicino cosa volesse dire costruire una barca con tutte le problematiche. In quell’occasione fui aiutato anche da mio padre, da un compagno di banco e da un amico che era un tecnico della Grandi Motori di Trieste che si rivelò di grande aiuto. Un conto è disegnare su un foglio di carta un altro è perforare una lamiera da 10 con un trapano», prosegue l’architetto. Dalla vela al motore la visione e l’approccio sono gli stessi. Un percorso di crescita professionale che oltre alla teoria ha sempre avuto un riscontro diretto nella pratica. Una competenza tecnica che attinge anche a un’esperienza maturata nella progettazione di pattugliatori veloci. «Quando hai a che fare con questo tipo d’imbarcazioni capisci che nulla può essere lasciato al caso. Non sono possibili compromessi», aggiunge Adragna. «Gli aspetti da tenere in considerazione sono molteplici: dalla blindatura delle aree più vulnerabili come plancia di comando e sala macchine, a uno studio attento sulla distribuzione dei pesi per non compromettere le prestazioni e soprattutto la sicurezza dell’equipaggio», prosegue Adragna.

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Il frutto di questo lavoro ha preso le forme e le sembianze di pattugliatori quali Raptor SWOC, Cobra ASD, Manta MKI e MKII ASD e Piranha ASD, attualmente in forza presso numerose Marine militari. Dal diporto al militare. Dalla vela al motore. Uno spazio di manovra ampio che a livello progettuale attinge soprattutto a una cultura navale che è la cifra stilistica dello studio di progettazione guidato da Gianluca Adragna e che si avvale del supporto anche di Michel Wetzl, e Primoz Barut. «Attualmente siamo alle prese con il Portofino X per X-Marine.

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E anche in questo caso il nostro apporto non si limita solo a definire le linee di carena e i layout degli spazi interni ma siamo entrati in profondità analizzando ogni singolo dettaglio», commenta Adragna «Scafo, coperta, e carena sono fresati con macchine a controllo a numerico. Abbiamo calcolato lo spessore di tutte le superfici interne al millimetro, mobilia compresa. I madieri, i tubolari e la struttura longitudinale sono stati pensati in funzione dei carichi e delle velocità. In sostanza» spiega Adragna, «abbiamo ingegnerizzato ogni millimetro dell’imbarcazione. Non solo. Questa conoscenza ci mette nelle condizioni di dialogare con i fornitori, con gli impiantisti. Agli occhi del cantiere il tutto si traduce in un grande vantaggio sotto il profilo dei costi, dei tempi e non ultimo riduce moltissimo i margini di errore».

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Un risultato possibile grazie dell’elevata padronanza dei supporti informatici di progettazione che da soli non giustificano però il livello di raffinatezza del lavoro espresso come nel caso dell’Adler Suprema, un motoryacht di 23 metri con scafo e sovrastrutture realizzate interamente in carbonio e per il quale lo studio Adragna ha curato l’ingegnerizzazione.

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Se nel design non ci può essere forma senza funzione nella progettazione non ci può essere apporto tecnico senza conoscenza. Un sapere che non ti trasmette un software ma che è il risultato di un lungo processo di apprendimento. «A scuola ci hanno insegnato a tracciare le linee d’acqua e l’avviamento della carena utilizzando i flessibili in legno di pero abbinati a dei piombi. Indubbiamente il contributo che arriva dai programmi e dall’utilizzo del computer ha agevolato molto il lavoro di progettazione. Ma un conto è guardare su un monitor l’esito generato da un software un altro è comprendere le ragioni e i calcoli che hanno permesso di ottenere quel risultato», continua Adragna.

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E a proposito di progetti dopo il successo maturato in campo velico con Regina di Cuori al quale sono seguiti altri due modelli di successo come lo Stream 40R e lo Stream 40 Emotion, Adragna Yacht Design Studio è oggi alle prese con alcuni nuovi modelli figli di quell’esperienza e che hanno portato a definire le linee di un 50, un 52 e un 55 Deck Saloon.

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