Il lancio di SHE ha sicuramente colto tutti di sorpresa. Sia per il significato del messaggio che accompagna l’arrivo del nuovo progetto di Sanlorenzo (ti invito a leggere l’articolo sul nostro sito), sia perché rappresenta soprattutto uno spunto di riflessione.

Ovvero: come il ruolo del passato, in un’epoca dominata dalla tecnologia digitale e governata dagli algoritmi, possa ancora essere decisivo.
Non è solo nostalgia. È una forma di ricerca estetica, un modo per riscoprire il tempo all’interno degli oggetti. Nel design contemporaneo, il vintage non rappresenta più il passato, ma una nuova idea di autenticità.
Le linee morbide degli anni ’60, le finiture strutturate degli anni ’70 e le palette polverose dei decenni successivi sono tornate alla ribalta, reinterpretate con una sensibilità contemporanea.
Come disse Achille Castiglioni, “un buon designer è colui che sa osservare ciò che già esiste e utilizzarlo in modo diverso”: ed è proprio quello che sta accadendo oggi. Il vintage non è un esercizio di memoria, ma una pratica di reinterpretazione.

Nei salotti, nelle cucine e negli spazi pubblici si stanno riscoprendo il legno naturale, i metalli satinati e le curve organiche. È un ritorno a una bellezza sincera, tattile e imperfetta, quella che Ettore Sottsass definiva “una forma di verità”.
E così il design contemporaneo, stanco dell’ipertecnologia e della serialità, riscopre nel passato la sua dimensione più umana, fatta di storie, gesti e materiali che invecchiano bene, come certi oggetti che non smettono di appartenere al futuro.

Ci sono molti esempi. L’arredamento non poteva che guidare la moda del vintage. Qui gli esempi abbondano: basti pensare al successo che ancora oggi – o meglio, che non è mai cessato – accompagna pezzi di design come la lampada Parentesi di Flos, disegnata da Achille Castiglioni e Pio Manzù, o la Lounge Chair disegnata da Charles e Ray Eames e prodotta da Vitra.

Passando al settore automobilistico, la tensione tra un passato nostalgico e un futuro ancora da decifrare diventa ancora più forte.
La corsa verso l’elettrificazione porta con sé un messaggio che, in termini di stile, si traduce in un design sempre più proiettato verso il futuro, quasi a sottolineare che l’auto rimane il veicolo che anticipa il domani.

Tuttavia, questo approccio non ha impedito ad alcuni modelli, la cui identità è caratterizzata da uno stile immune al passare del tempo, di “sopravvivere” e conquistare le nuove generazioni.
Le case history non mancano: a partire dalla Porsche 911, che deve il suo successo a un design rimasto fedele all’impronta originale.

In altri casi, invece, l’evoluzione ha mantenuto intatte le proprie radici, con un look che strizza l’occhio al passato, come è successo con la Mini, la Golf e il Bulli, che è tornato sulla scena con il nome di ID.Buzz.

E che dire della nautica? In questo caso la situazione è molto diversa.
In questo caso, l’effetto nostalgia non si è tradotto in un fenomeno vintage dilagante. In breve, non vedremo mai una versione aggiornata di modelli che hanno fatto la storia, come il 15M, il 16.50M o il 18M di Baglietto, o il C42 di Tecnomarine.

È un’idea affascinante ma poco pratica, perché non sarebbe in grado di soddisfare le esigenze dei clienti di oggi in termini di comfort e vivibilità a bordo.
Tuttavia, ci sono delle eccezioni che dimostrano come il passato, anche nella nautica, continui a essere una straordinaria calamita in grado di generare interesse, anche se in un mercato di nicchia.
Non possiamo non partire da Riva: l’immagine e il successo del cantiere di Sarnico restano ancorati a un modello che è diventato simbolo di un’epoca, l’Aquarama.
Certo, ci sono altre creazioni iconiche nella storia del marchio – Tritone, Corsaro, Bahamas, solo per citarne alcune – ma non c’è dubbio che, nell’immaginario collettivo, sono le linee di quel motoscafo in legno ad aver consacrato Riva nell’olimpo della nautica.

Oggi l’Aquariva porta avanti questa eredità, compresa quella storica: uno scafo il cui design perpetua la memoria dell’originale in chiave contemporanea.
Ma non è tutto.
Un altro marchio storico, Bertram, ha fatto notizia nel 2017 con il lancio del Bertram 35, un modello le cui linee ricordano il leggendario Bertram 31 – noto anche come Moppie – passato alla storia per la leggendaria vittoria nella regata Miami-Nassau del 1960, guidata da Dick Bertram a bordo del prototipo che avrebbe poi dato vita alla fortunata serie.

Restando nelle acque americane, va ricordato che anche i pendolari veloci sono stati una fonte di ispirazione per nuove gamme di successo. Negli anni ’30, queste imbarcazioni superveloci venivano utilizzate dai magnati di Wall Street per raggiungere le loro residenze negli Hamptons.
Questa storia è tornata alla ribalta con la gamma Eastbay , i cui modelli, dal primo 38 piedi al più recente 60 piedi, hanno conquistato i clienti in cerca di qualcosa di diverso in oltre trent’anni di attività. Dagli Stati Uniti all’Italia. Dall’Oceano Atlantico alle acque del Mar Tirreno. È a un passo dai pendolari veloci che raggiungono Lancia da Sorrento. Due famiglie di barche diverse ma accomunate dalla stessa destinazione d’uso. Nel caso della lancia, questo tipo di imbarcazione è salita alla ribalta delle pagine mondane perché negli anni ’60 veniva utilizzata da VIP e celebrità per fare la spola tra Sorrento, Capri, Ischia e tutte le destinazioni più alla moda del Golfo di Napoli. Lo stesso fascino e la stessa eleganza rivivono nel primo modello di 52 piedi della gamma Lancia Aprea 52, per il quale il cantiere campano ha coinvolto Brunello Acampora e lo Studio Faggioni.

C’è poi il capitolo delle barche da lavoro, nate per la pesca commerciale e diventate ormai oggetti di culto nella nautica da diporto, a partire dalle lobster boat, che hanno conosciuto un vero e proprio boom nei primi anni 2000. Per non parlare dei gozzi, un segmento in cui Apreamare ha dominato la scena per diversi anni.
Ma si tratta pur sempre di barche progettate per un altro scopo e quindi rischiamo di andare fuori strada nel nostro ragionamento.

Salendo di dimensione, entrano in gioco marchi come Picchiotti, Sanlorenzo e Benetti.
Nel 2020, quest’ultima ha presentato la linea Motopanfilo, un nome che la dice lunga e che si rifà alla storia del cantiere viareggino, che si è distinto negli anni ’60 per le sue barche in acciaio con poppa tonda.

Il design di queste barche era essenziale, pulito e privo di decorazioni eccessive: lo scafo e la sovrastruttura erano concepiti come un unico volume, unito da forze stilistiche perfettamente complanari.
Le linee allungate disegnano un profilo allungato e si chiudono con la classica poppa rotonda, rendendola parte integrante dell’architettura. Gli interni, caldi e accoglienti, si distinguevano per l’uso generoso del legno, dei divani bianchi e dei tocchi di blu: uno stile che, nel tempo, ha definito un’identità precisa.
Questo fascino rivive oggi nella nuova linea Motopanfilo, per la quale Benetti ha collaborato con lo studio Lazzarini Pickering.

Per non essere da meno, Picchiotti ha presentato il Gentleman 24 all’ultima edizione del Monaco Yacht Show.
Un elegante motor yacht ispirato agli anni d’oro della nautica da diporto del dopoguerra, interamente progettato da Luca Dini Design & Architecture, rende omaggio a modelli storici come la Serie Giglio e la Serie Mistral, esaltandone i valori stilistici e la cultura marittima.
Un progetto in controtendenza, dedicato agli armatori che vogliono distinguersi pur rimanendo fedeli alla tradizione e al concetto di marineria elegante.

Tra le sue caratteristiche uniche c’è una passerella laterale sul ponte principale che collega la poppa e la prua, una soluzione innovativa che, insieme alle sofisticate finiture in mogano, ricrea l’atmosfera dei più prestigiosi yacht d’epoca.
Infine, nella vela, la voglia di passato si è manifestata con la rinascita della Classe J: le barche che hanno gareggiato in Coppa America negli anni ’20 e ’30, riportate in vita grazie a fedeli repliche degli scafi originali andati perduti.
Una seconda giovinezza che conferma, ancora una volta, come la memoria del design – in tutte le sue forme – rimanga uno dei motori più potenti verso il futuro.
Matteo Zaccagnino
