Pronti, via! La 10° edizione del Vendée Globe è scattata il 10 novembre (ah, la magia dei numeri) portando con sé quel carico di sogni, ambizioni, progetti, desideri di ognuno di quei 40 velisti ora impegnati, in solitario, ad affrontare le 45 mila miglia di percorso che li aspetta. Non proprio una passeggiata. Sì, perché di Vendée Globe ce n’è una sola. Non a torto è considerata la maratona degli oceani, l’Everest della vela. Tre oceani, altrettanti capi da doppiare tutti con nomi altisonanti: Capo di Buona Speranza, Capo Horn e Capo Leeuwin. Un sogno che si avvera. Una sfida sportiva ma anche e, soprattutto, umana. Come quella di Alan Roura.
Il velista elvetico è alla sua terza partecipazione e a questa 10° edizione è, per la seconda volta, partito al timone dell’Imoca 60 Hublot Hublot le cui lancette ne stanno scandendo i momenti più salienti. Non solo. la casa di Nyon , per l’occasione ha presentato una nuova edizione limitata. Il Big Bang Unico Sailing Team non è un orologio qualsiasi. Sì, perché allo sviluppo del segnatempo ha contribuito lo stesso Alan Roura al quale spetta il merito di aver conferito all’orologio un’anima velica unica nel suo genere. Abbiamo incontrato il velista elvetico alla vigilia della partenza da Les Sables d’Olonne occasione nella quale ha concesso a Sea Time questa intervista.
Questa è la sua terza partecipazione al Vendée Globe. Con quale spirito si avvicina a questa nuova avventura velica?
Prima di tutto, sono molto felice di farlo e ho un approccio totalmente diverso tra la prima e questa, nel modo in cui mi preparo, nel modo in cui preparo la barca, nel modo in cui navigo e nel modo in cui sono competitivo. Sono davvero contento di mostrare a tutti ciò che sono in grado di fare. Ci sono voluti due anni per realizzare questo progetto, un lavoro lungo e difficile, ma sono davvero felice di averlo fatto.
Perché la Vendée Globe è una regata diversa dalle altre?
La Vendée Globe è una regata davvero diversa da tutte le altre: si gira il mondo e si naviga nell’Oceano del Sud ed è questo che cerchiamo, non si tratta solo di circumnavigare il mondo, ma di affrontare anche l’Oceano del Sud. La sensazione di essere completamente soli, sulla tua piccola barca è una libertà totale, e questo è davvero bello.
In che modo le due precedenti partecipazioni l’hanno aiutata a perfezionare la preparazione per questa nuova edizione? Per lei la vela è solo competizione o c’è di più?
Le due edizioni precedenti mi hanno aiutato molto a preparare me stesso e la mia barca, ora so cosa voglio e cosa non voglio, ho realizzato questo progetto intorno ai miei due Vendée Globe precedenti. Il primo è stato molto bello, mi sono divertito molto e ho fatto una bella regata, ma il secondo è stato complicato, ho rotto alcuni pezzi della barca e ho dovuto decidere di continuare a navigare ma di non competere contro gli altri e questo è stato molto difficile da digerire. Ho quindi cambiato idea sulla preparazione, su ciò che volevo e su come realizzarlo, su come far funzionare la barca e gli aspetti legati alla sua conduzione come velista.
Tra tutte le regate a cui ha partecipato, ce n’è una il cui ricordo è ancora forte o a cui si sente più legato?
Il ricordo più vivo è riguarda la prima volta che ho doppiato Cape Horn. È la prova che si gira il mondo, che ce l’hai fatta, che il pianeta è così grande e che anche se sei così piccolo puoi girarlo anche su una barca spinta dal vento. Ricordo questo momento, perché mi ha permesso di osservare la costa o un lembo di terra dopo 50 giorni in mezzo al mare. Ero abbastanza orgoglioso di me stesso. Questa è un’immagine che ho in mente e che non posso dimenticare, quindi sì, ha un posto speciale nell’album dei ricordi.
In una regata in solitario come il Vendée Globe, il fattore tempo gioca un ruolo centrale. Può dirmi com’è una giornata tipo in questa regata?
Sul Vendée Globe il mio tempo di riferimento è l’UT. Cerco di avere un orario fisso, non cambio le lancette mentre navigo e lo faccio solo per mantenere lo stesso livello di organizzazione sulla barca: a che ora si dorme, a che ora si mangia, beh per dormire si dorme quando si può. In una giornata tipo in barca cerco di mangiare alle 6:00 del mattino, alle 12:00, alle 18:00. Alla sera e a volte a mezzanotte aggiungo qualcosa alla dieta giornaliera. Poi si cerca di dormire, come piccoli sonnellini di 20 minuti che vanno sommati, uno più uno più uno, e alla fine si arriva a quattro o cinque ore di sonno per 24 ore, non è tanto ma alla fine cerco di farmele bastare. Poi si passano alcune ore al computer per prendere decisioni sulla strategia migliore da adottare e per scrivere la rotta sulla carta. E poi si passa tutto il resto del tempo a cambiare le vele, a cercare di far andare la barca il più veloce possibile. In realtà se si ha un’ora libera al giorno va già bene anche se non è poi così tanto.
Come cambia la sua percezione del tempo quando si trova in mezzo all’oceano?
Quando navigo sono molto attento all’orario in funzione dell’organizzazione dei tempi che mi sono dato e che disciplinano la vita a bordo. Per il resto, quando si naviga, si ha la sensazione di essere in un mondo diverso da quello che accade sulla terraferma. La percezione del tempo è incredibile, perché si sa che ora è, ma non si ricorda in che giorno ci si trova, e questo è ciò che vive un marinaio.
Ha contribuito personalmente allo sviluppo del nuovo Hublot Big Bang Unico Sailing Team?
Per il Big Bang Unico Sailing Team, io e il team abbiamo lavorato con Hublot per costruire questo orologio. Abbiamo inviato loro alcuni pezzi della barca, per avere lo stesso design. Inoltre, abbiamo ripreso il colore della barca, le cui tonalità gialle si possono ritrovare in alcuni elementi presenti all’interno del segnatempo. Non manca, all’interno di uno dei due contatori il riferimento al mio numero velico SUI 7 con tanto di bandiera svizzera. Su tutto c’è il carbonio materiale utilizzato per costruire lo scafo della barca e ripreso nella cassa dell’orologio. Tutti questi elementi messi assiema danno un’idea della barca, abbiamo discusso a lungo per far sì che l’orologio avesse questo aspetto e sono davvero orgoglioso
Qual è l’aspetto che più la incuriosisce di questo orologio?
Penso tutto, perché è un po’ come una barca da regata, si vedono tanti piccoli pezzi e se uno non funziona bene si blocca tutto, e una barca a vela è la stessa cosa. E mi piace la qualità, il design l’idea che sia fatto a mano. Voglio dire, un orologio non è solo uno strumento che ti indica l’ora. È molto di più. Dietro ci sono l’ingegno e la capacità dell’uomo che, in questo caso, si manifestano nella bravura e nell’abilità degli orologiai di Hublot nel mettere a punto una meccanica raffinata che dà vita al segnatempo stesso. Tutti ciò mi ha davvero colpito molto.
Matteo Zaccagnino