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Benetti Metis

Se nella nautica esistesse il premio “prestigiatore dell’anno”, Giorgio Cassetta e il suo team se lo aggiudicherebbero a furor di popolo. Quella che sono riusciti a fare con Metis, il 63 metri di Benetti con scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio, è stata infatti una vera magia. 

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Nato come progetto on spec sulla piattaforma dell’altro 63 metri di Benetti consegnato nel 2015, Metis prevedeva in origine quattro ponti e nessun fly. Ma quando è stato venduto, il suo armatore ha mescolato le carte in tavola, dando non poco filo da torcere al suo progettista.

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«Diciotto mesi prima della consegna il neo armatore ha chiesto delle modifiche», spiega Giorgio Cassetta. «Il progetto gli piaceva, ma voleva aggiungere una palestra di 25 metri quadrati nella parte più alta dello yacht». Una richiesta non da poco se si considera che lo scafo in sé è già piuttosto imponente e che l’aggiunta di un quinto ponte sarebbe stato un challenge complesso da soddisfare senza snaturarne le linee esterne.

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Per riuscirci, Cassetta e la sua squadra hanno usato un escamotage. «Abbiamo sì inserito un fly che non c’era», spiega, «ma giocando con le forme e i cromatismi lo abbiamo travestito da alberotto». Con l’aggiunta di una palestra ideata da Kurt Lehman di Yacht Moment, Metis è quindi diventato un cinque ponti, ma l’occhio fatica a percepirli e l’armonia delle linee esterne è stata salvata. Una magia, appunto. 

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Metis resta così un 63 metri slanciato, caratterizzato dalla prua dritta, da una sovrastruttura contenuta e appoppata e da un grande arco di poppa che collega tutti i ponti superiori e a cui fa da contraltare il ginocchio di carena di segno opposto. «Abbiamo cercato di disegnare uno yacht che fosse prima di tutto un Benetti, ma che avesse linee essenziali», spiega Cassetta, che continua: «Metis non è una barca classica, ma conservativa. Non si tratta di uno yacht alla moda, ma di uno scafo con un profilo centrato sulla tridimensionalità che dovrebbe mantenere la sua allure nel tempo», conclude.

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Il layout di Metis è insolito. Sul main deck, infatti, oltre al tradizionale salone con zona relax e area pranzo, ci sono una grande sala giochi per i bambini, la loro cabina doppia e la cabina della fortunata nanny che dispone di salottino privato e di terrazzino a ribalta sul mare. L’upper deck è invece il regno dell’armatore. A parte una suggestiva area lounge con pianoforte a coda e angolo bar e l’helipad a prua, tutto il resto del ponte è infatti dedicato agli appartamenti armatoriali che coprono un’area di 90 metri quadrati e comprendono due bagni, uno con sauna e doccia e uno con vasca, e una terrazza privata a livello di 155 metri quadri, comprensiva anche di helipad che in realtà è uno spazio multifunzionale.

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La cabina è quasi interamente circondata da finestrature a tutta altezza che assicurano una vista spettacolare. Il bridge deck ospita solo la timoneria, la cabina del comandante, una terrazza esterna a prua riservata all’equipaggio e una zona relax di poppa che è la più grande area esterna della barca a disposizione degli ospiti. Agli ospiti sono dedicate le quattro cabine doppie sul lower deck dove si trovano anche la zona equipaggio e il grande beach club di poppa a tutto baglio con piattaforme laterali abbattibili. Il garage per i tender è stato infatti posizionato a prua, a due metri e mezzo d’altezza per garantire sbarchi e imbarchi sicuri anche con condizioni meteo non ottimali.

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Ma Metis stupisce anche negli interni, affidati a Bannenberg &Rowell. Nonostante siano stati disegnati on spec, offrono infatti soluzioni inedite e dal carattere deciso.

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Tanto per cominciare la disposizione di main e upper saloon e del beach club sono stati ruotati di 30 gradi rispetto alla linea longitudinale della barca. «Analizzando il modo in cui gli ospiti si muovono a bordo, i punti in cui si focalizza il loro sguardo e il bisogno che hanno di luce e vista sull’esterno, risulta evidente come i loro movimenti non siano lineari e dritti», spiega Dickie Bannenberg. «Scegliendo di dividere gli spazi in modo asimmetrico abbiamo quindi potuto creare layout meno formali e abbiamo trovato un miglior equilibrio tra spazi vivibili, arredamenti e percezione visiva di chi è all’interno», conclude. A bordo dominano superfici lineari ma sfaccettate, acciaio satinato, impiallacciature di quercia, fibra di carbonio, marmi Emperador e Bianco Statuario e il Texalium, un particolare tessuto in vetro e alluminio.

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Per il décor l’armatore ha deciso di affidarsi alla designer bavarese Birgit Otte che ha puntato molto sulle grandi firme e su arredi custom made. Ci sono quindi divani, poltrone e lampade di Fendi Casa, sedie di Bruno Moinard, tessuti di Rubelli e Osborne&Little e cuscini di Nobilis ed Hermès.

Perché lineare e insolito non va necessariamente inteso come minimalista ma, come diceva Coco Chanel, la semplicità è la nota fondamentale di ogni eleganza.

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