Le cose migliori della vita capitano spesso per caso. Ed è per caso che Cristiano Gatto, yacht designer veneto di fama internazionale, ha cominciato a occuparsi di barche. (Qui tutti i nostri post su Cristiano Gatto)
Cristiano Gatto e Dan Lenard, un incontro casuale
Dopo il diploma in Belle Arti conseguito all’Accademia di Venezia nel 1992, Cristiano ha lavorato nel mondo del design industriale. Un pomeriggio, nel 1994, era in una copisteria per fare delle copie eliografie dei disegni di alcuni interni quando ha incontrato Dan Lenard che, affascinato dai suoi rendering, lo ha invitato a lavorare con lui e Carlo Nuvolari. La sua avventura nel mondo dello yacht design è cominciata così ed è continuata poi nel 2001 con l’apertura del suo Studio personale. Una carriera trentennale che ha permesso a lui e al suo team di disegnare più di 250 barche (22 i progetti in lavorazione), alcune delle quali diventate vere icone.
Una carriera al seguito del divenire dello yacht design
Una carriera durante la quale il mondo dello yacht design è anche molto cambiato. «Oggi è tutta un’altra cosa», spiega. «Ormai si è completamente persa la connessione tra pensiero e azione. Allora schizzavamo gli arredi interni a matita sulle paratie. Tutto era disegnato a mano e i tempi di produzione erano lunghissimi. Andavamo dai fornitori a controllare che il lavoro finale rispecchiasse i nostri desideri e c’era unità tra il pensiero, l’azione e la materia.
Oggi con alcuni cantieri non andiamo neppure a vedere la produzione. Mandiamo informazioni virtuali così precise che non serve più. Ma in questo modo si perde una delle parti più affascinanti del progetto: il rapporto umano», spiega.
Cristiano Gatto e i suoi armatori
Anche gli armatori sono cambiati in questo trentennio: se negli Anni 90 avere una barca era soprattutto uno status symbol oggi, complice la pandemia, gli armatori stanno rivalutando la qualità del tempo a bordo. «L’umanità ha riscoperto il valore delle relazioni, dello stare insieme», spiega ancora Cristiano. «Un tempo quando incontravo gli armatori andavo in albergo», continua, «oggi mi invitano a casa loro per vedere come e dove vivono. Questo mi permette di conoscerli meglio e di disegnare loro una barca su misura».
Ma nella ricetta del successo di Cristiano Gatto ci sono anche le sue origini. «Sono convinto di non fare nessuna fatica a realizzare cose belle perché sono nato e cresciuto in un posto fantastico», spiega. Venezia le sue calli e il suo profumo di spezie d’Oriente; le ville venete dei domini di terraferma trevisani; la campagna. Tutto nelle sue terre d’origine parla di bellezza. Bellezza che per Cristiano Gatto non è solo ciò che rende felici gli occhi, ma anche ciò che rallegra il cuore come onestà, amore, passione, coerenza, rispetto ed empatia. Ed è proprio l’empatia il valore aggiunto dello Studio. Il suo è un lavoro simile a quello del sarto (sua mamma faceva la sarta). «Scegliamo con il cliente il tessuto in base al “vestito” che desideriamo fare, lo consigliamo e poi facciamo in modo che venga fatto secondo i suoi desideri», racconta.
Saper ascoltare e scoprire i desideri degli armatori
I desideri, appunto. Spesso i clienti che arrivano da lui non sanno neppure ciò che vogliono, probabilmente perché non hanno ancora capito perché desiderano possedere una barca. E il lavoro di Cristiano e del suo team è quello di ascoltarli, tradurre i loro sogni in parole, le parole in immagini e le immagini in disegni tecnici.
«Capire cosa vuole una persona è la prima parte del mio lavoro», spiega, «e chi viene da noi vuole essere ascoltato non diretto. Ascoltarli, dare forma ai loro sogni, è la parte più affascinante di questo lavoro. Sono le storie che ci sono dietro che rendono belle le barche». Talmente affascinante, evidentemente anche per gli armatori, che gran parte del lavoro residenziale che lo Studio fa è strettamente legato al mondo nautico. Sono gli stessi armatori a chiedere la firma di Cristiano per le loro ville o le loro penthouse. O sono gli amici degli armatori che devono aver sentito parlare in modo entusiasta della loro esperienza.
Cristiano Gatto, l’empatia come filosofia di vita
A differenza di altri suoi colleghi, del resto, Cristiano Gatto non è un uomo che ama fama e prestigio. È più interessato alle persone e all’empatia che può creare con clienti e cantieri. E tutta la sua carriera e i suoi lavori ne sono in qualche modo la dimostrazione. Alcune delle sue barche più iconiche, come INova, Ocean Victory o Elements hanno storie straordinarie alle spalle. Come quelle che raccontano del saudita con cui ha passato intere notti in giro per Istanbul a farsi spiegare di come avrebbe voluto che la sua barca fosse;
o quelle che lo hanno visto interfacciarsi con Walter Franchini, uno dei suoi punti di riferimento, quand’è stato il momento di mettere mano al terzo esemplare dei mitici Isa Yachts 47,5 metri. E ancora quando si è trovato alle prese con l’armatore di INova che si è presentato da lui dicendogli: «un mio amico ha visto un modellino e mi ha detto che voi fate barche che non sono tanto belle». Anziché offendersi, Cristiano gli ha risposto «cominciamo a parlarne», e parola dopo parola è nato quello che, probabilmente, può essere considerato il primo Explorer della storia nautica moderna, considerando che è stato varato nel 2013 e che, ancora oggi a distanza di vent’anni, ha linee esterne straordinarie: bilanciate, eleganti e incredibilmente moderne e coerenti, così come gli interni.
La coerenza del tratto
E proprio la coerenza del tratto è uno dei plus di Cristiano Gatto. Merito forse della sua formazione da scultore, del suo innato savoir faire o, più probabilmente, del suo approccio alla vita stessa. Di quella resilienza innata, ma anche coltivata, che gli permette di affrontare la vita e il lavoro con passione e con curiosità.
Una dichiarazione d’intenti che, in qualche modo, Cristiano porta sempre con sé. Al collo. Il medaglione realizzato da un osso di balena da cui non si separa mai non è, come molti credono, la rappresentazione dello Ying e dello Yang, vale a dire il simbolo dei due opposti: luce e oscurità, ma l’esatto contrario. Rappresenta due onde che si inseguono. Significa che nella vita a un’onda ne segue sempre un’altra. Le onde non sono né buone né cattive, ma il loro valore dipende dal modo in cui ciascuno di noi le vive e le interpreta. E la vita di ciascuno di noi, Gatto compreso, è costituita da un susseguirsi continuo di onde. Con una differenza: ogni tanto, tra le sue, ce n’è senza dubbio una anomala, almeno in senso figurato.