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I fratelli Zuccon sempre un passo avanti

Fare quattro chiacchiere sullo yacht design con Martina e Bernardo Zuccon equivale a spalancare una finestra su un mondo in cui architettura, cultura, eclettismo, innovazione e yachting si intrecciano fino a diventare un’unica filosofia che ha come punto focale il benessere dell’uomo. Ma significa anche essere costretti a ripassarsi tutta la storia dell’architettura, almeno di quella moderna, per poter contestualizzare al meglio le loro ispirazioni, le loro visioni e i loro progetti.

Bernardo e Martina Zuccon

“L’architettura è la volontà dell’epoca tradotta nello spazio”. È in questa frase di Ludwig Mies Van Der Rohe, che Bernardo cita come un mantra, che è racchiuso il loro segreto. «Se si analizza la storia dell’architettura, la maggior parte dei movimenti sono legati ai fatti storici», spiega Bernardo, «questa sinergia tra aspetto storico, umano e culturale è stata la base di partenza del nostro approccio al progetto». 

E non è un caso che la sua tesi di laurea sia stata una barca di 40 metri, pensata come studio di architettura itinerante che era una sintesi tra architettura terrestre e yacht design. Una barca con pilastri a vista e lo scheletro strutturale che diventa la maschera del progetto e cela il germe di quella che sarebbe diventata la loro filosofia progettuale. In pratica il loro primo manifesto, ma anche una “relazione programmatica” in perfetto Jerry Maguire style in cui tutte le elucubrazioni mentali tra forma e funzione, tanto amate nelle discussioni sul design, vengono svuotate di significato e riportate al significato dato loro nella Bauhaus, dove forma e funzione si muovevano insieme senza che l’una prevaricasse l’altra. 

Gianni and Bernardo Zuccon bw_Credits Justin Ratcliff

«La nostra prima commessa svincolata dal lavoro di mamma e papà (Gianni Zuccon e Paola Galeazzi, ndr) è stata quella per alcune unità di Ferretti. Si trattava di rinnovare una gamma in modo conservatore, consolidandone l’aspetto funzionale», spiega Martina.
La svolta, quella tipologica, culturale e architettonica che da qualche anno caratterizza molta della produzione dello studio è arrivata con il passaggio in Sanlorenzo. «Siamo entrati in Sanlorenzo per ridisegnare la linea dei plananti», racconta Bernardo. «Quando siamo arrivati abbiamo cominciato ad approcciare il progetto come avevamo fatto in Ferretti. Del resto, nessuno fino a quel momento ci aveva fatto capire che il nostro bagaglio di esperienza avrebbe potuto esserci utile per proporre qualcosa di nuovo. Poi si è cominciato a parlare di asimmetria e da quel momento tutto è cambiato. Abbiamo capito che nella nautica c’erano immensi territori inesplorati e che potevamo finalmente dar sfogo alle nostre idee». Ecco allora che il background di storia dell’architettura e tutta la lezione di vita professionale impartita da mamma e papà hanno cominciato a fare capolino, trasformando il loro modus operandi in una rivoluzione tipologica. «Gran parte della nostra ricerca si rifà al Raumplan (lo stile di Adolf Loos che prevedeva ambienti di altezze diverse a seconda della loro funzione, ndr), e a molte delle teorie del movimento moderno», spiega Bernardo. «Si tratta di una ricerca tipologica che fino ad oggi è stata poco esplorata nel mondo nautico».

Sanlorenzo SD96

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Gli SD e gli SL sono un manifesto programmatico. Sono scafi molto diversi tra loro, ma entrambi ricchi di novità. «Portare l’asimmetria su una barca, dove il rigore simmetrico è sempre stato predominante, è stato un modo per trasformare la vita di bordo in un’esperienza sensoriale», continua Bernardo. «Se ci si pone sull’asse simmetrico dello scafo, normalmente la distanza dal mare è uguale da entrambi i lati, mentre sull’SL asimmetrico è diverso a dritta o a sinistra. Ed è questo ciò che dà fascino al percorso di ricerca. Quindi SX e SL propongono entrambi qualcosa di nuovo, ma la differenza è che l’SX anticipa le richieste del mercato, mentre l’SL sorprende con qualcosa di inaspettato», conclude Bernardo. Anche perché da fuori lo scafo non lascia intuire nulla. Secondo loro, infatti, la barca ha una sola dimensione pubblica: quella esterna, che non deve comunque essere un manifesto. L’interno è invece un contenitore privato in cui l’armatore porta la sua intimità.

Sanlorenzo SD96

E se l’SL è sorprendente per le forme, l’SD lo è per la sua classicità elevata alla massima potenza tecnologica. È uno scafo dedicato agli armatori più romantici in cui alcuni linguaggi stilistici sono stati sintetizzati fino a sottomettere la struttura allo scafo che risulta dunque il protagonista, proprio come succedeva su barche diventate icone come il Baglietto Ischia. «Da un lato stravolgiamo con gli asimmetrici, dall’altro custodiamo la nostalgia e il romanticismo dell’andar per mare di una volta. In pratica, non ci annoiamo mai», ride Martina. Dalla fusione di navetta ed explorer è nato il nuovo XSpace in cui il comfort e il romanticismo delle navette si è sposato con la mascolinità degli Explorer.

Bluegame BGX 70

«Si tratta di un ibrido progettuale in cui più che uno stravolgimento progettuale sono state create una molteplicità di opportunità». E poi ci sono i Bluegame che si distinguono per la loro trasformabilità e la loro sicurezza in navigazione. «Sono l’apoteosi della rivoluzione tipologica e rappresentano quella che io considero l’espressione massima di ottimizzazione in barca. Infatti sono scafi che vengono comprati da armatori maturi, che non hanno nessun interesse al lato pubblico e sociale dell’essere armatore», racconta Bernardo.

Perini 75m

Altro scafo decisamente fuori dagli schemi attuali in cui si cerca di sfruttare al massimo il GT disponibile, è quello che Bernardo ha disegnato per la linea Heritage di Perini. Uno yacht di 75 metri nato da un unico segno cui è stata aggiunta una piccola tuga. Uno scafo che prende ispirazione dal linguaggio velico in cui i volumi non sono né prioritari né determinanti e che, ancora una volta, rompe con i trend del mercato proponendo qualcosa di inaspettato. Uno scafo che per ora rimane un progetto, ma cui Bernardo è molto legato perché disegnato in un momento particolare della sua vita, e che sarebbe felicissimo di veder navigare, un giorno. Scenderà invece sicuramente in acqua nel 2024 il nuovo progetto cui lo studio sta lavorando e che Bernardo, lasciando trasparire un’incredibile eccitazione, ha definito «il primo scafo per cui mi sento davvero di poter usare la parola rivoluzione». Top secret per ora lunghezza e cantiere. Non resta che attendere.

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