Il briefing è venuto da un armatore super esperto visto che questa è la sua decima barca. Chiedeva un 60 piedi leggero, veloce, con la canting keel per ridurre il pescaggio, in grado di alte prestazioni, ma che non fosse un semplice racer. No. Doveva essere la barca per lui, regatante appassionato e tra i più attivi in Italia, ma al contempo anche la barca con la quale portare in crociera i nipotini. Per mostrar loro come si naviga a vela.
Sorride ripensando a quegli input Alberto Simeone, yacht designer alla guida dello staff tecnico di Mylius Yachts, il cantiere che ha contribuito a far nascere nel 2003 e che dal 2011 ha Luciano Gandini come presidente. Già perché la nuova barca aveva obiettivi semplici a parole, ma anche contrastanti e molto difficili da realizzare. «Il progetto di un racer ha un solo obiettivo. Ma tutti noi progettisti siamo impegnati per la maggior parte delle volte a disegnare barche per la crociera e così i fattori da riunire in un unico progetto sono molti. Moltissimi. E non è facile».
Ma avere a che fare con le richieste di un armatore speciale, oggi felice proprietario di Cippa Lippa X, questo il nome del nuovo Mylius 60 CK (la sigla sta per canting keel), e con la sua sfida per una barca così complessa, ha tolto ogni dubbio. E allora, se in un primo momento Simeone con il team di Mylius Yachts avevano pensato a una versione canting keel dello sperimentato Mylius 60, fast cruiser costruito in cinque esemplari, presto si è invece dato il via a un progetto tutto nuovo. «Scafo di 18,60 metri fuori tutto e 17,60 al galleggiamento» spiega Simeone. «Baglio di 5,40 metri. Sezioni centrali svasate, piatte a poppa. Canting keel e, soprattutto, tre tonnellate di dislocamento in meno rispetto al Mylius 60. Siamo scesi da 18 a 15 tonnellate. Il che, abbinato a una superficie velica da racer, consente di avere una barca leggera e veloce in tutte le andature. Specie al lasco».
Con lo scafo costruito in infusione di fibra di carbonio e le paratie in pre-preg per la massima rigidità imposta dalla canting keel, il Mylius 60 CK ha chiesto il massimo a cantiere e progettista. «È stata la nostra prima canting keel e sul mercato, racer a parte, sono rare le barche sui 60 piedi con questa soluzione tecnica che ci ha consentito di avere un pescaggio di 3,60 metri» sottolinea Simeone. A un nuovo scafo si è aggiunta una coperta fedele al family feeling di Mylius Yachts, ma dall’impostazione più sportiva.
E quindi timonerie avanzate e, a prua del trasto della randa, un pozzetto di manovra separato da quello ospiti. Per il fiocco niente rotaie in coperta, ma un doppio barber hauler. Tutto all’insegna della facilità di manovra grazie ai winches idraulici. Il ponte è segnato da una serie di boccaporti, tambucci, portelli che, assieme alla sezione trasparente della tuga, danno luce e aria agli interni giocati sul nero hi-tech della fibra di carbonio di paratie, arredi e pagliolato e sul bianco di sedute, rivestimenti e cielini.
«La fibra di carbonio ci ha aiutato molto a realizzare interni che riflettessero lo spirito della barca». Un interior design in qualche modo ‘aggressivo’, nel senso di deciso, evidente. D’altra parte l’armatore aveva anche chiesto interni al contempo comodi, leggeri quanto la barca e rapidamente adattabili alla regata. Così, per esempio, gli armadi sono vere e proprie valige di carbonio e pelle, facili da smontare e sbarcare e il design, così come gli ambienti, è all’insegna di linee asciutte, essenziali.
«Una grande ricerca a livello ergonomico, ma anche di progettazione. Siamo infatti riusciti a collocare il sistema della canting keel sotto il pagliolato, in una seduta del tavolo senza togliere spazio utile». Lo stesso per la cassa del canard, inserita nel bagno della cabina armatoriale che è collocata a prua in un layout degli interni classico: carteggio e cucina rispettivamente a dritta e a sinistra della discesa dal pozzetto, e grande living centrale con il leggero, non solo quanto a materiale, tavolo in carbonio della dinette fronteggiata da un divano.
A poppa, due cabine doppie con relativi bagni. In totale sei posti letto cui si aggiungono le due cuccette nella cabina marinaio di estrema prua. Ambienti nei quali viene esaltato il panel di materiali che distinguono i Mylius Yachts e che completano una barca leggera, sportiva e comoda. «Fosse un’auto, sarebbe una gran turismo» conclude Alberto Simeone. «Credo che abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati in maniera equilibrata, realizzando una barca che definirei pura. Una pura barca a vela. Ho sempre cercato di disegnare barche con meno compromessi possibili per arrivare ad avere una vera barca a vela. E questa lo è. Nella sua pura essenza».