Dopo la distruzione causata dalla mareggiata del 2018, Rapallo ha di nuovo il suo Porto Carlo Riva. Il progetto di riqualificazione del Porto ‘Carlo Riva’, coordinato dal gruppo Bizzi & Partners, ha riportato il porto turistico di Rapallo al centro del Golfo del Tigullio, dopo i danni causati dalla mareggiata del 2018. L’iniziativa non si è limitata alla ricostruzione dei frangiflutti e alle opere marine e terrestri, ma ha puntato a creare un porto all’avanguardia, sicuro e sostenibile, progettato per rispondere alle sfide future della nautica e del territorio circostante.
I lavori comprendevano la ristrutturazione dei moli, il rinnovamento delle strutture a terra e la creazione di spazi commerciali e ristoranti dedicati al settore nautico, con servizi moderni come la consegna a bordo per i diportisti. L’obiettivo era quello di creare uno dei porti più avanzati e ben integrati del Mediterraneo, in grado di soddisfare le esigenze di diportisti, cittadini e turisti internazionali.
Uno dei tratti distintivi del nuovo porto è l’iconico edificio de La Torretta, sede di O’Magazin al Porto, la terza attività aperta dalla famiglia Mussini di Portofino nel Golfo del Tigullio, operativa da agosto 2024, che offre servizi di gelateria, american bar e ristorante. Il progetto architettonico è stato curato da Tectoo, mentre la costruzione è stata realizzata da Savarese Costruzioni e Sales.
Le opere di difesa, tra cui un imponente muro frangiflutti alto 7 metri, sono state completate alla fine del 2022, offrendo una protezione superiore agli standard legali.
Bizzi & Partners ha trasformato il Porto di Rapallo in un centro di eccellenza per l’industria nautica, con un’ampia gamma di servizi di alta qualità, una Clubhouse e prestigiosi spazi per la vendita al dettaglio e la ristorazione, posizionandolo come punto di riferimento per diportisti e superyacht.
Abbiamo intervistato l’architetto Susanna Scarabicchi dello studio Tectoo, che ha curato la riqualificazione, per saperne di più sul progetto.
Il progetto di riqualificazione del Porto Carlo Riva ha dovuto fare i conti con l’esistente: la pesante eredità della mareggiata del 2018. In che modo questo evento ha influenzato il progetto e quali sono state le maggiori sfide da affrontare?
Innanzitutto la tempistica: c’era una notevole urgenza nella costruzione del frangiflutti, che non solo protegge il porto ma anche il tessuto della città. Abbiamo spostato circa 220 tonnellate di materiale per costruire ciò che in realtà non si vede, perché solo la diga foranea è visibile. Sono state coinvolte più di 90 aziende, che hanno lavorato praticamente in contemporanea in un’area che abbiamo progettato con imponenti opere di difesa, ben al di sopra degli standard richiesti dalla legge.
Abbiamo visto che è stata data molta importanza agli spazi esterni degli edifici, con terrazze e balconi, sia nell’edificio del molo centrale che in quello della Club House. Questo mi sembra un invito a vivere davvero gli spazi del porto e a non considerarlo solo un luogo di passaggio. È così?
Abbiamo recuperato i volumi degli edifici esistenti con l’intento di creare uno spazio accessibile a tutti e aperto alla città; tra l’altro, è uno dei pochi porti turistici ad avere percorsi per ipovedenti in tutto il porto.
La Torretta, invece, è stata demolita e ricostruita perché gli spazi non erano accessibili e non rispettavano gli standard di sicurezza. Il desiderio, dal punto di vista architettonico, era quello di rendere la percezione dello spazio acquatico dal tessuto della città e viceversa, per questo è stato progettato come trasparente in direzione nord-sud. Quando il porto sarà operativo al 100%, ci sarà una clubhouse con servizi, sia per coloro che transitano nel porto sia per gli abitanti della città. In generale, abbiamo previsto la creazione di spazi accessibili a tutti che possano essere utilizzati per eventi, mercati e altre attività. Questi spazi prima non c’erano, mentre con il nostro progetto abbiamo cercato di incoraggiare anche l’uso pedonale del Porto Carlo Riva.
Infine, avete anche rivisto l’area di parcheggio
Esatto, prima la strada di accesso era a senso unico e gli spazi di stoccaggio, ad esempio per le attrezzature da vela, non erano il massimo, soprattutto a causa dell’umidità. Non tutti gli spazi sono stati ricostruiti, ma è stato creato un percorso pedonale continuo e una strada a doppio senso di marcia per le auto, con quattro o cinque aree di sosta e panchine per sedersi. Il parcheggio non è stato ampliato, ma le aree sono state modificate con l’intenzione di recuperare qui una nuova area di stoccaggio. I parcheggi, tuttavia, sono ora meglio collegati, con un ascensore e delle scale al centro del parcheggio, da cui è possibile raggiungere circa la metà della passeggiata commerciale.
Diamo un’occhiata ad alcuni numeri: 113.535 m² – La superficie in concessione dell’area; 70 milioni circa – L’importo totale dei lavori di ricostruzione del porto; 7 metri – L’altezza della parete del nuovo frangiflutti sul livello del mare; 1.600 – I tetrapodi da 20 tonnellate ciascuno del nuovo frangiflutti; 200. 000 – Le tonnellate di scogliera utilizzate per il nuovo frangiflutti; 50 – Il numero totale di posti barca; 60 metri – La lunghezza massima delle imbarcazioni che possono essere ospitate; 200 circa. 000 – Le tonnellate di scogliera utilizzate per la nuova diga; 50 – Il numero totale di posti barca; 60 metri – La lunghezza massima delle imbarcazioni che possono essere ospitate; 200 circa – Il numero di dipendenti impiegati a pieno regime nel porto; 80% circa – Il fabbisogno idrico del porto soddisfatto con l’acqua di ritorno dell’impianto di depurazione della città.