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Il Solaris 111

Come si fa ad innovare in un segmento, quello dei superyacht a vela, dove sembra che tutto sia già stato inventato? Ci ha pensato Solaris con il nuovo Solaris 111 a ideare qualcosa di nuovo. L’idea è stata quella di concentrarsi sulle esigenze dell’armatore. Ed ecco che la cabina armatoriale si rinnova e si estende a poppa in una terrazza privata sul mare, creando un’area dalle dimensioni inusuali e dal layout mai visto. Sono i numeri che parlano.

Rispetto alle barche di questa dimensione (Solaris 111 è lungo 33,77 metri, largo 7,90) che hanno cabine di una ventina di metri quadrati, gli spazi sul Solaris raddoppiano. Diventano 40 mq che sommati agli spazi della terrazza poppiera ad accesso diretto dalla cabina, grazie ad una spettacolare vetrata, la rendono una  grande suite degna di questo nome. Se poi parliamo di bagni, perché averne uno solo? Armatore e consorte hanno ciascuno il proprio bagno. Anche il layout della armatoriale è stato modificato rispetto alla consuetudine. 

Ci si muove senza ostacoli in ampi passaggi, con una comoda percorribilità circolare intorno al letto. Un armatore ha poi bisogno di poter lavorare da remoto in relax. Così la scrivania diventa una vera postazione di lavoro e il divano si tramuta in una chaise longue dove riordinare le idee, prima di passare all’azione. Aver riservato uno spazio così importante alle esigenze dell’armatore non vuol dire sacrificare gli altri ambienti, sopra e sotto coperta.

Il Solaris 111 all’interno dispone di ben 167 metri quadrati calpestabili, con un grande lavoro per ottimizzare gli impianti che di solito “rubano” tanto spazio utile agli ambienti. Fuori, la coperta è posta tutta su di un unico piano, con il vantaggio di avere una circolazione più facile e senza ostacoli. Lo spazio utile è amplificato dalla soluzione del “flush deck” che incrementa lo spazio calpestabile. L’unico spazio occupato in coperta è quello dell’armonica tuga. 

Il risultato di avere così tanti spazi in una barca di 33 metri è anche merito del progettista, l’argentino Javier Soto Acebal, un tempo allievo prediletto dell’archistar German Frers che disegna gli Swan. La felice mano di Soto Acebal si vede, il family feeling è quello che contraddistingue tutti i Solaris, che sono innanzitutto barche belle. Da vedere e da condurre. «Perché quando si vede una barca bella, non ci si chiede quando è stata costruita. È bella e basta. Ed è quello che abbiamo cercato di realizzare. Senza farci condizionare da mode e stili che possono durare poche stagioni. Bella e con un’anima riconoscibile. Capace sempre di emozionare». Il Solaris 111 ce l’ha sintetizzato così Lorenzo Mascarucci, product manager di Performance Boats, la divisione superyacht di Solaris Yachts, che ha un’esperienza di 21 anni nella costruzione di grandi yacht. 

Solaris non è un cantiere neofita nel mondo dei superyacht. La sua unità produttiva dedicata ai compositi ha fatto nascere negli ultimi anni diverse barche fra 90’ e 110’ per conto di Wally Yachts. Anche per quanto riguarda la costruzione l’innovazione non manca. Solaris ha utilizzato carbonio prepreg con processo Sprint, anima in Corecell da 45 mm (“Assicura la migliore coibentazione e isola dai rumori”), post cure a 90°C, dislocamento di 78 tonnellate con 28 tra chiglia a bulbo, lifting telescopic keel (da 3,90 metri a 6,05 metri), albero Southern Spars di 43,6 metri, Magic Trim by Cariboni per le scotte e attrezzatura di coperta con componenti di Harken e di Ubi Maior. Insomma, il meglio che un armatore competente possa pretendere da un superyacht. 

Basta mettere a confronto i dati del Solaris 111 per capire che le sue prestazioni a vela saranno al top, ha un dislocamento inferiore ai suoi concorrenti, a parità di solidità, con un potente piano velico di ben 645 mq. Dal punto di vista estetico uno dei punti di forza del Solaris 111 è quella tuga bassa e filante che alleggerisce la linea laterale.

Mascarucci ci spiega il lavoro fatto per ottenere questo risultato: «Solitamente nelle imbarcazioni Raised Saloon, ma con sala macchine sotto il salone, la tuga risulta sempre alta ed evidente. Con Soto e MYT (Monaco Yacht) abbiamo lavorato molto e con questo nuovo design, riteniamo di aver superato questo limite». Per quanto riguarda i materiali degli ambienti interni sono stati utilizzati diversi materiali: dal noce canaletto, alla pelle, ai tessuti, all’alcantara. Le finiture dei materiali, le venature delle essenze dall’andamento mai scontato, vogliono dimostrare che, quanto a ricercatezza e comfort, un grande yacht a vela non ha nulla da invidiare a uno yacht a motore.

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