Giusto per chiarire di cosa si parla, nella hall della sede troneggia il più grande avvolgifiocco mai costruito al mondo per il più grande sloop attualmente in navigazione: il 75 metri Mirabella V. «È il gemello dei tre avvolgifiocco che abbiamo progettato, costruito e montato su Mirabella V» spiega Francesco Tamburini, sales manager di Bamar.
Oggi brand di Soluzioni Meccaniche, il marchio Bamar, nato nel 1977 dall’ingegno e nella piccola officina meccanica di Vladimiro Zattini, a Forlì, vero hub italiano della nautica, ha fin dall’inizio segnato con soluzioni innovative il settore dell’attrezzatura di bordo. A partire dal suo primo avvolgiranda verticale esterno all’albero, poi nella versione all’interno. «Quarant’anni fa» prosegue Tamburini, «per i puristi della vela arrotolare una randa, una vela, era un sacrilegio. Oggi gli avvolgitori della randa nell’albero o nel boma e quelli delle vele di prua sono attrezzature standard di una moderna barca da crociera».
E non solo: gli avvolgitori manuali delle vele di prua sono anche su quelle da regata, a cominciare dai Mini 6.50. «Arriviamo fino a quelli per Imoca sviluppati con Andrea Mura. Ma nei manuali da regata l’obiettivo è ottenere la massima resistenza unita alla massima leggerezza e oltre un certo limite non si può andare», spiega Tamburini. Invece negli avvolgitori motorizzati gli spazi di manovra sono ampi e i tecnici di Bamar hanno spinto al massimo i segni distintivi dell’azienda: la ricerca e l’innovazione. Un impegno che, nei sistemi di motorizzazione, ha permesso a passare dai semplici motoriduttori a quelli epicicloidali.
«Per intenderci», spiega Tamburini, «i tradizionali motoriduttori sono costituiti da una vite senza fine e da una corona dentata montate su alberi perpendicolari. In quelli epicicloidali, composti da una particolare serie di ingranaggi e corone, gli alberi di entrata e di uscita sono coassiali, il che consente ingombri ridotti. Soprattutto, a fronte di un bassissimo consumo di energia elettrica, i motoriduttori epicicloidali hanno un’altissima resa. Ma non ci siamo fermati qui. In collaborazione con un’azienda con cui lavoriamo da anni abbiamo sviluppato dei motori compatti a magneti permanenti ad alte prestazioni».
Risultato finale: avvolgitori elettrici di dimensioni ridotte, leggeri e potenti che sono installati dai maggiori cantieri al mondo. C’è poi un’altra particolarità di Bamar: tutti i componenti di metallo, che sia ergal, acciaio inox, titanio o altro, di un avvolgitore sono ricavati dal pieno. «In questo modo otteniamo singoli pezzi e oggetti finali dalle altissime qualità meccaniche che ci consentono di minimizzare gli ingombri e di avere prodotti unici. Negli avvolgifiocco siamo i soli al mondo a farlo».
E così nel portfolio di Bamar appaiono i nomi dei più importanti cantieri internazionali e quelli dei progetti più eclatanti degli ultimi anni. Compreso quello di Sailing Yacht A. «Con Mirabella V avevamo maturato l’esperienza che ci ha permesso di lavorare anche sul 142 metri disegnato da Philippe Stark. Oltre agli avvolgitori delle tre rande nei boma, per Sailing Yacht A abbiamo realizzato i trasti delle rande, i cilindri ram per il movimento dei boma, i captive winch e i vang. I più grandi vang al mondo con i loro sette metri di lunghezza». Ma, al di là delle dimensioni, Mirabella V e Sailing Yacht A sono soprattutto esempi delle potenzialità di Bamar che spazia dai sistemi avvolgibili elettrici, a quelli idraulici, ai sistemi di gestione delle manovre con una filiera che in tutti i suoi componenti, dalla progettazione, ai fornitori esterni, al prodotto finale, è interamente made in Italy.
«Facciamo praticamente tutto in casa. Abbiamo quindi la massima flessibilità per rispondere alle esigenze più diverse. Per esempio sullo Swan 78 lo spazio a prua per l’avvolgifiocco era molto ridotto, ma siamo riusciti a installarlo modificando la forma del cilindro dell’avvolgitore». Una customizzazione resa possibile, ancora una volta, dalla ricerca. «Bamar è da sempre innovazione» conclude Francesco Tamburini. «Ogni anno ci presentiamo al Design Award del METS di Amsterdam con una novità. Abbiamo vinto una volta, nel 2004, e anche per il 2019 avevamo la nomination. Non abbiamo vinto, ma il nostro avvolgiranda manuale trasformabile in elettrico e realizzato con le stesse tecnologie degli elettrici ha meritato la menzione speciale della giuria. Hanno scritto che, oltre alle sue qualità tecniche, dimostrava anche un’eccellente attenzione ai dettagli. È quello che ci distingue. Sappiamo lavorare bene i metalli e, oltre a sistemi che funzionano, sappiano creare oggetti che, direi, sono vere sculture».