E così, dopo il primo e il secondo Kiboko, ecco Kiboko Tres. Stesso armatore, che si porta a quota 105 piedi, e stesso cantiere che ha cuore in Sudafrica, a Cape Town, anima in Italia e management e azionariato internazionale: Southern Wind Shipyard. A firmarlo, Farr Yacht Design per l’architettura navale e Nauta Design per il general concept e l’interior design.
Soprattutto, con la medesima costante che lega tutti gli yacht usciti dal cantiere fondato nel 1991 dall’indimenticabile ingegner Willy Persico.
«La coerenza» spiega Andrea Micheli, in Southern Wind dal 2003 e oggi direttore commerciale del cantiere. «La coerenza al progetto imprenditoriale che punta all’equilibrio tra performance e comfort ma, soprattutto, la coerenza di costruire sempre secondo il design brief condiviso con il futuro armatore.
E negli anni è anche capitato di aver detto di no ad alcune richieste del cliente. Sarebbe stato più facile acconsentire, dire di sì, ma nella ricerca di quell’equilibrio che ci ha fatto costruire 56 imbarcazioni che, tutte, anche le più racer, possono affrontare un giro del mondo, è capitato anche di dire no. Alla fine però sia il cliente sia il mercato ci hanno dato ragione».
La possibilità di dire no parlando del Southern Wind 105 Kiboko Tres (il secondo della serie 105) non è però proprio esistita. Con un armatore che veniva da un Southern Wind 72 varato nel 2006, un progetto di Reichel/Pugh con interni di Antonio Minniti, e da un Southern Wind 94 sceso in mare nel 2011 e firmato sempre da Reichel/Pugh per l’architettura navale e da Nauta Design per il general concept e il design, lo sviluppo di Kiboko Tres è stato un percorso completamente condiviso.
«Armatore e comandante», prosegue Micheli, «conoscevano il nostro modo di costruire. Noi gusto ed esigenze dell’armatore e quelle più tecniche del suo uomo di fiducia. Questo ha permesso scelte mirate e in linea con il progetto».
«Un rapporto amichevole e piacevole, fin dall’inizio» sottolinea Massimo Gino di Nauta Design. «Il nostro coinvolgimento è avvenuto con il secondo Kiboko. E dal primo Kiboko con interni dominati, come si usava, da teak scuro, già nel secondo Kiboko, in sintonia con l’armatore, abbiamo sviluppato interni più moderni e basati su un teak sbiancato. Ora, su Kiboko Tres, siamo arrivati a un rovere sbiancatissimo. Quella tonalità simile al grigio che assumono i legni che stanno molto tempo in mare. Soprattutto abbiamo ulteriormente ridotto la presenza del legno a favore di pannellature chiare che rendono gli ambienti più confortevoli e luminosi».
E infatti, protagonista degli interni è la luce naturale. L’impostazione di Kiboko Tres, dove la coperta è, come sempre, all’insegna della pulizia di disegno e libera dalle manovre, è raised saloon e il living riceve luce dalle finestrature della tuga, da quelle a soffitto e dagli oblò a murata. Altrettanto luminosi sono lo spazio studio-tv, le tre cabine doppie per gli ospiti, la suite armatoriale a prua e la zona equipaggio di poppa.
Una luce che sottolinea la particolare soluzione stilistica adottata da Nauta Design. «L’avevamo già applicata su Allsmoke» spiega Gino, «un 90 piedi custom costruito sempre da Southern Wind sul quale, invece di nascondere la struttura e le forme interne della barca, le avevamo evidenziate. Una soluzione che è piaciuta all’armatore di Kiboko Tres.
In pratica, il collegamento tra soffitto dei locali e murate non è diretto, ma realizzato con una veletta che accoglie e nasconde punti luce e uscite dell’aria condizionata. Allo stesso modo, i mobili a murata non appoggiano sul pagliolato, ma terminano a una certa altezza dal piano di calpestio a sua volta raccordato in maniera fluida con il fianco della barca.
Il risultato, oltre a un risparmio di peso e di lavorazioni, è non solo una sensazione di spazio, ma maggiori volumi effettivi negli ambienti. Nella suite dell’armatore poi le mensole lungo le murate e la stessa struttura del letto contribuiscono ad allagare gli spazi. Soprattutto, con questo disegno si evidenziano le specificità dell’essere a bordo di un’imbarcazione. In un momento in cui gli interni delle barche sono sempre più simili a quelli di un’abitazione, è un segnale a cui teniamo molto. Legni molto chiari, mostrare lo scafo, alleggerire gli interni non è per noi un discorso puramente estetico, specie su un’imbarcazione come Kiboko Tres».
Contrariamente al primo Southern Wind 105, più orientato alla crociera, Kiboko Tres punta molto sulle prestazioni grazie a una serie di interventi come un piano velico potenziato per sfruttare al meglio la chiglia fissa di 4,50 metri di immersione.
«L’obiettivo è stato ottimizzare ogni aspetto per rendere Kiboko Tres performante senza complicare il tutto» spiega Micheli. «Quindi, mantenere la fruibilità, il divertimento, il contatto con il mare e il piacere dell’andare a vela che si vivono su barche più piccole, ma con prestazioni e comfort di un 32 metri».
Per farlo si sono scelte le tecnologie più avanzate, ma anche consolidate, e soprattutto si è lavorato su un progetto finale assolutamente condiviso. «Questo ci ha permesso» prosegue Micheli »di realizzare, tra l’altro, impianti ottimizzati e sviluppati per rispondere alle reali necessità di gestione della barca.
Un esempio? L’impianto idraulico e il pacchetto winches. Entrambi sono stati sviluppati sulle esigenze specifiche di Kiboko Tres. In pratica abbiamo fatto in modo che ai winches arrivasse il massimo flusso idraulico possibile, superiore a quello normalmente disponibile, mentre Harken ha realizzato winches con ingranaggi e rapporti customizzati che potessero sfruttare appieno questi flussi.
Ma per raggiungere questi risultati occorre una grande coerenza progettuale e costruttiva. Ed è il caso di Kiboko Tres dove, tutti assieme, siamo riusciti a riunire in uno sloop di 105 piedi, che si governa come uno di minori dimensioni, grandi perfomance, grande comfort e assoluta funzionalità».