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L’Azimut Magellano 25Metri

“L’iperuranio della nautica”. È così, prendendo a prestito il mondo delle idee secondo Platone, che Giovanna Vitelli, vicepresidente di Azimut Yachts, descrive il nuovo Magellano 25 metri. Del resto chi meglio di lei potrebbe raccontarlo? Lei che non solo di questa barca è stata la musa ispiratrice, ma che quest’estate ha trasformato il trasferimento dello yacht da Fano a Livorno in vista del Salone di Cannes nelle vacanze sue e della sua famiglia, ma anche in un tour di presentazione ai clienti più fedeli.

«Ad ogni tappa avevamo appuntamenti per farla visitare», racconta, «ma siamo anche stati letteralmente abbordati in baia dai vicini di gavitello. È stata un’esperienza interessante», spiega, aggiungendo: «il tratto comune dei visitatori (più di 100, ndr) appena saliti a bordo è stato lo stupore».

Una reazione prevedibile perché il Magellano 25 è una di quelle barche destinate a diventare una pietra miliare nella storia dello yacht design. Non solo perché è bella, ma soprattutto perché è una barca coraggiosa che rompe gli schemi  tradizionali per sperimentare nuove soluzioni funzionali ed emozionali. Ha esterni disegnati dal genio indiscusso di Ken Freivokh che ha saputo reinterpretare in chiave contemporanea l’anima di questa collezione di Long Range nata nel 2009 e pensata per una navigazione senza stress. Esterni caratterizzati da una grande sovrastruttura vetrata, pensata per essere una penthouse sul mare, che hanno come elementi caratteristici i mandorlati sullo specchio di poppa, le vetrate a scafo dalla linea retrò e i flabelli laterali in teak che caratterizzano la parte poppiera della tuga. 

Gli interni, invece, sono dell’architetto Vincenzo De Cotiis, un artista contemporaneo che ha fatto del connubio tra estetica e funzionalità e del recupero in chiave artistica di materiali poveri rivisitati e attualizzati grazie all’integrazione materica con altri più preziosi il suo punto di forza. 

Giovanna Vitelli l’ha fortemente voluto per la realizzazione degli interni del Magellano perché portasse nuova linfa all’interior design nautico. «Non avevo esperienze di yacht design se si esclude una piccola collaborazione con Alberta Ferretti per gli interni del Prometej, il suo rompighiaccio, e per il Magellano ho preferito lasciarmi guidare dall’istinto piuttosto che documentarmi, per evitare di avere contaminazioni e riferimenti», spiega De Cotiis. 

Il risultato è un layout che va oltre le previsioni, annullando le separazioni e dilatando gli spazi in un modo che, una volta a bordo, venga percepito come assolutamente naturale. Gli spazi e gli arredi sono fluidi, accoglienti e propongono soluzioni innovative, forse proprio perché nate dall’estro di chi con lo yacht design non ha mai avuto a che fare. Il ponte principale, per esempio, consente di avere una vista mare a 360 gradi ma non rinuncia a timoneria separata e cucina. Com’è stato possibile? Con l’introduzione di una porta a specchio che dà accesso alla plancia lasciando intravedere il salottino accanto alla timoneria quando è aperta e riflettendo il panorama delle grandi finestrature laterali quando è chiusa. Il mare, a bordo, è ovunque ed è sempre protagonista.

Il pozzetto di poppa anziché essere arredato con i soliti divani fronte marcia, ha due file di sedute contrapposte posizionate proprio a filo della poppa e incorniciate da un frame in acciaio nato per sostenere il tendalino che assicura la privacy quando si è in porto, ma che nell’uso quotidiano diventa la cornice per un quadro in movimento di cui è protagonista la scia dello scafo che, a sua volta, si riflette nel grande specchio accanto al tavolo da pranzo. I mobili di bordo sono tutti disegnati da De Cotiis che, nonostante i limiti imposti dal fatto stesso di essere su una barca, è riuscito a interpretare magistralmente il desiderio di novità del cantiere. «È stata un’esperienza diversa rispetto al lavoro nel residenziale», spiega l’architetto milanese, «bella e intrigante al tempo stesso. Insieme ai tenici Azimut siamo riusciti a risolvere tutti i problemi tecnici senza limitare troppo il risultato finale. Ero consapevole di avere spazi ridotti, per questo mi sono concentrato sulle prospettive che ho dilatato  e che sono state superate perché prive di confine».

A bordo, sia all’interno sia all’esterno, domina il color ottanio, quel colore che molti chiamano verde petrolio e che riprende i colori del Mediterraneo, e dell’Adriatico in particolare. È stato usato per tutti gli imbottiti; per il marmo Verde Alpi spazzolato e alleggerito con cui sono realizzati i bagni e il tavolo da pranzo e per alcuni degli accessori come i plaid. Ma quel che colpisce davvero è la matericità di questo scafo dove la vetroresina diventa protagonista e, debitamente lavorata fino a dare al tatto la sensazione di un osso di seppia, incornicia le grandi finestrature. Mentre lavorata a più stratificazioni con l’aggiunta di polvere di bronzo si trasforma in tavolini e in altri complementi. 

Cielini e pareti sono bianchi. I primi sono impreziositi da profili color ottone lucido (ma si possono avere anche color bronzo) che creano disegni geometrici e sono abbinati a complementi mobili e a parete sempre firmati da De Cotiis appositamente per il Magellano 25. I muri sono caratterizzati da una preziosa lavorazione cannettata che aumenta la fluidità degli ambienti. Per quel che riguarda il layout, il ponte principale è quasi interamente occupato dal grande salone che regala una percezione incredibilmente profonda dello spazio e da cui, come già detto, si vede il mare da ogni angolo. Al centro del salone, che non ha la classica forma rettangolare, ma sposa il concetto di geometria organica, spicca un grande tavolo da pranzo in marmo Verde Alpi che può essere facilmente ruotato longitudinalmente, mentre i divani che hanno forme variabili e profondità diverse contribuiscono a movimentare l’ambiente.

Tutti gli arredi riprendono, per forma e stile, il dry bar esterno e donano continuità tra interno ed esterno. Un ruolo fondamentale è dato anche dal light design, sempre di De Cotiis, che oltre a sfruttare lampade e faretti per creare un’atmosfera morbida e calda, coinvolge anche la parte inferiore dei divani dove un sapiente gioco di luci dà la sensazione che gli stessi siano sospesi. Sottocoperta trovano invece spazio quattro cabine: due vip, una a letti scorrevoli e una matrimoniale. E proprio quest’ultima nasconde una novità. Anziché essere costruita direttamente su paratie e scafo è stata infatti allestita come una capsula flottante che può muoversi autonomamente minimizzando rollio e beccheggio e regalando a chi vi si trova un piacevole “effetto culla”. 

Al fly, il cui hard top è sorretto da un albero singolo dalla forma minimal, si accede tramite un’elegante scala a spirale posta sulla sinistra del pozzetto. Qui trovano spazio la postazione di guida esterna, un bar e una zona relax con poltrone e tavolini. Interessante anche il salottino creato a prua che, a seconda dei momenti e delle necessità, può essere zona lounge, relax o prendisole. Ultima, ma non meno importante, è la grande plancia abbattibile di poppa che, grazie a un portellone con meccanismo pivotante, una volta aperta diventa una beach area di quasi 30 metri quadrati.

«La vivibilità di questa barca è incredibile», spiega Giovanna Vitelli, «a bordo eravamo in nove, compresi un bel po’ di bambini, ma grazie a un layout che è davvero vincente, ai passaggi riservati per l’equipaggio e alle zone relax separate non ci siamo mai sentiti in troppi. E su un 25 metri non è una cosa da poco», spiega. Tecnicamente parlando il Magellano 25 metri offre diverse novità. L’uso diffuso del carbonio che ha permesso di ampliare i volumi di bordo senza comprometterne la stabilità. Il sistema “hotel mode” che, quando lo scafo è all’ancora, consente l’uso dei principali sevizi di bordo per un tempo prolungato senza la necessità di accendere i generatori, a tutto vantaggio della pace. Innovativa, soprattutto in questo periodo, la disponibilità del sistema di sanificazione attiva BCool, lo stesso usato dalla Nasa sulle navicelle spaziali. Inoltre, la carena Dual Mode, progettata da Pierluigi Ausonio, non solo garantisce una navigazione sicura e confortevole anche con mare formato, ma limita i consumi grazie alle forme a doppio spigolo e alla presenza di uno skeg. L’introduzione di un giunto elastico tra motori e invertitore impedisce infine alle vibrazioni generate dall’asse delle eliche di propagarsi all’interno della barca. 

«Per trasferire la barca da Fano a Livorno abbiamo navigato tantissimo e con ogni tipo di mare», spiega ancora Giovanna Vitelli, «e anche se di miglia in mare nella mia vita ne ho fatte davvero tante non credo di aver mai navigato in modo così comodo e rilassato», conclude. Per celebrare al meglio il nuovo corso della sua linea Long Range e per esaltarne il fascino e l’innovazione, Azimut Yachts ha commissionato a Gabriele Muccino, il regista vincitore di quattro David di Donatello e di tre Nastri d’Argento, un cortometraggio che è stato presentato in anteprima mondiale a Portofino a metà settembre e che racconta con grande poesia le infinite sfumature che legano arte ed emozioni, intrecciandosi con il Magellano che nella narrazione diventa la perfetta sintesi di rigore ed estro, disciplina e creatività, ragione e sentimento e l’emblema del nuovo corso del Gruppo di Avigliana. La coppia De Cotiis/Freivokh, nel mentre, è già al lavoro sulla prossima ammiraglia: il Magellano 30 metri.

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