By Matteo Zaccagnino Editor-in-chief
Una partita ancora tutta da giocare dove non si vince nulla
Ancora una volta, le notizie provenienti da oltreoceano sono sulla bocca di tutti. A tenere banco ancora una volta sono le notizie che arrivano da oltreoceano. In occasione del Discovering Miami International Boat Show, a tenere banco non sono state le novità in acqua ma le “preoccupazioni” legate al percorso intrapreso dalla nuova amministrazione Trump. Tralasciando le ragioni che si celano dietro a queste scelte l’attenzione è tutta ai possibili effetti collaterali e all’impatto che potrebbero avere in tutti i comparti, nautica inclusa. Una questione non da poco. Almeno a giudicare dalle parole pronunciate dal presidente dell’NMMA (National Marine Manufacters Association) Frank Hugelmeyer nel tradizionale discorso tenuto in apertura del salone nautico di Miami. “Mentre la nuova amministrazione perfeziona il suo approccio ai dazi e agli accordi commerciali, la NMMA sta già lavorando per garantire che i costruttori di imbarcazioni da diporto abbiano un posto al tavolo, siano protetti e posizionati per crescere sia qui in Nord America che all’estero e vi dico che sarà una strada difficile” ha dichiarato Hugelmeyer.
“La cooperazione internazionale tra imprese e governo sarà fondamentale per stabilizzare l’economia e il commercio globale. Siate certi che la NMMA sta già lavorando con la nuova amministrazione Trump, oltre che con il governo canadese e l’UE, per promuovere un’agenda a favore della crescita, della produzione e, soprattutto, della nautica” ha poi aggiunto Hugelmeyer. Lo scenario è in evoluzione e tutto ancora da decifrare. Nel frattempo, gli analisti si sono messi all’opera che capire quale potrebbe essere l’ordine di grandezza generato da questa nuova guerra commerciale.
Sotto i riflettori sono finiti i dazi del 25% sull’importazione di acciaio e alluminio. Di per sé a prima vista sembra una questione che gravita a un’orbita distante da quella nautica. In realtà la storia ci insegna che qualcosa di simile a quanto stiamo assistendo oggi lo abbiamo già vissuto in passato. E, più in particolare nel 2018. All’epoca una scelta simile portò l’UE a prendere le contromisure e ad applicare come manovra di ritorsione una tariffa del 25% su tutti i prodotti importati nei paesi dell’Unione. Il primo effetto fu un drastico calo delle importazioni delle barche prodotte negli Stati Uniti. Fu una breve e sofferta parentesi. Una prova di forza e un braccio di ferro che non conveniva a nessuna delle due parti. Al punto da spingere i due attori in un primo momento ad abolire le tariffe per un periodo di due anni e, nel 2023, a estendere questa moratoria fino al 31 marzo 2025. Ora gli occhi però sono tornati a essere puntati sul calendario. La data da tenere d’occhio è il 12 marzo quando entreranno in vigore i nuovi dazi decisi da Trump. C’è da scommettere, come trapela dalle cronache di questi ultimi giorni, che l’UE non resterà con le mani in mano e che siano già allo studio nuove contromisure. Insomma, siamo tornati al punto di partenza.
La posta in gioco resta molto alta. Stando agli ultimi dati raccolti e pubblicati nell’ultima edizione della Nautica in Cifre, l’annuario statistico realizzato dall’Ufficio Studi di Confindustria Nautica in partnership con Fondazione Edison, e con il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si evince che il mercato americano rappresenti con il 18% la prima voce extra UE per l’export nautico italiano. In termini di fatturato gli Stati Uniti valgono 772,8 milioni di euro. In poche parole, siamo tutti sulla stessa barca e c’è da augurarsi solo che alle parole non seguano i fatti.
Intelligenza artificiale vs. intelligenza creativa
È diventata ormai una questione non solo economica ma anche politica. Negli ultimi giorni il dibattito intorno all’Intelligenza artificiale si è infiammato. Al punto da diventare una questione d’interesse nazionale. Prova n’è stata il recente Summit di Parigi che sicuramente non ha raggiunto l’obiettivo di fissare delle regole ma, perlomeno, ha fatto emergere la necessità di affrontare la questione non in ordine sparso ma compatti. Da qui anche l’annuncio della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di stanziare 200 miliardi di euro su questo fronte in modo da giocare la partita allo stesso tavolo con Stati Uniti e Cina. Ma, tralasciando gli aspetti di natura puramente politica ed economica l’aspetto che più mi sta a cuore tocca riguarda la questione etica. L’Ai è sicuramente una risorsa preziosa sempre che sia maneggiata con grande cura. Il suo arrivo rivoluzionerà, mi verrebbe da aggiungere ancora una volta, la nostra esistenza e le nostre abitudini. Al lavoro come nella vita privata.
Un po’ come quando entrarono in scena prima il computer e poi Internet. Fino ad arrivare ai giorni nostri dove lo smartphone è dieventato la sintesi estrema di queste due tecnologie. Tornando all’Ai il tema è non quanto sia utile, questo lo sappiamo già, ma come utilizzarla al meglio in tutte le discipline incluso lo yacht design. Può rappresentare una scorciatoia pericolosa? La creatività, intesa come espressione umana per eccellenza, basata su emozioni, intuizioni ed esperienza, sembrava impossibile da replicare attraverso algoritmi e processi computazionali. Tuttavia, l’evoluzione dell’Ai sta ridefinendo questa convinzione, sollevando interrogativi cruciali: l’Ai e la creatività possono convivere? Rappresenta un’opportunità per crescere o un rischio per l’espressione artistica e il pensiero umano? L’Ai, grazie a tecnologie come il deep learning e le reti neurali generative, ha già dimostrato la capacità di produrre opere d’arte, componimenti musicali e persino sceneggiature cinematografiche. Algoritmi come DALL·E per la generazione di immagini, ChatGPT per la scrittura creativa e AIVA per la musica mostrano come le macchine possano generare contenuti che, a prima vista, sembrano il frutto dell’ingegno umano. Ma si tratta di vera creatività? Oppure siamo di fronte a una rielaborazione di dati già esistenti? La risposta potrebbe stare nel modo in cui l’Ai viene impiegata: come strumento per amplificare la creatività umana o come sostituto dell’estro artistico? È presto per dirlo. A mio parere di sicuro rappresenta una grande opportunità e al tempo stesso una pericolosa minaccia. Il futuro della relazione tra l’Ai e creatività potrebbe non essere una competizione, ma una collaborazione.
L’intelligenza artificiale potrebbe diventare un’estensione del pensiero umano, un laboratorio virtuale in cui testare idee e sviluppare nuove forme artistiche. L’equilibrio tra intuizione umana e calcolo algoritmico potrebbe dare vita a un nuovo paradigma creativo, in cui l’uomo e la macchina lavorano insieme per spingersi oltre i confini dell’immaginazione. Ma con il fattore umano sempre al centro del processo creativo. In questo senso resta per me un punto fermo il discorso pronunciato da Flavio Manzoni. Lo scorso anno il Chief Designer Office della Ferrari ha tenuto all’Università di Firenze che gli ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Design. In quell’occasione il designer della casa di Maranello ha tenuto un discorso che deve rappresentare una preziosa fonte d’ispirazione per tutti coloro che vogliono intraprendere questo percorso professionale: “Il disegno era un modo per comprendere la realtà e soprattutto per far mia la bellezza del mondo… Il design è arte applicata da una parte c’è l’aspetto dell’immaginazione, dall’altra quello un po’ più terreno dell’applicazione, della concretezza. Per me un progetto parte sempre da una visione, da un’astrazione, non necessariamente da un oggetto compiuto. Poi prende a poco a poco un’identità più precisa quando si crea il matrimonio tra la forma, la bellezza formale e la funzione o nel caso di una Ferrari le prestazioni”. Non da meno anche quello che, Giorgetto Giugiaro, ha dichiarato in un’intervista apparsa di recente sul Foglio: “Oggi il computer aiuta, però quando hai un’idea se butti giù uno schizzo fai prima…”.