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The Weekly Notes

By Matteo Zaccagnino, Editor-in-chief

Sea Time

L‘onda più alta di sempre e il giro del mondo a vela. Ingredienti, questi, degni di un romanzo d’avventura. Vero, ma in questo caso la chiave di lettura è un’altra e punta dritto al mondo dell’orologeria. La notizia è che le lancette di due case orologiere hanno scandito due imprese eccezionali che profumano di mare e salsedine. A salire sulla ribalta delle cronache sono stati rispettivamente Nic von Rupp e Alan Roura. 

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Nic von Rupp

Il primo, l’ambasciatore Tudor, ha domato sulla sua tavola da surf un’onda di 30 metri. Probabilmente la più alta di sempre in questa disciplina. Nello stesso periodo Alan Roura ha portato il suo Imoca 60 Hublot Hublot Unico Sailing Team di nuovo a Les Sables d’Olonne, in Francia, dopo una navigazione intorno al mondo durata 84 giorni, 55 minuti e 48 secondi. Non è un’impresa da poco. Sì, perché in mezzo ci sono stati quattro capi da doppiare, compreso il mitico Cape Horn, i temibili 40 ruggenti e i 50 urlanti da affrontare, senza contare tutte le variabili e le incognite che, di solito, scandiscono una regata come il Vendée Globe considerata, non a torto, l’Everest degli oceani. 

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Alan Roura e Hublot Foto Jean-Guy Python

Restando in tema di metafore l’altra notizia della settimana arriva dal Portogallo. Qui, al largo delle coste di Nazaré, dalla vetta di una montagna Nic von Rupp ha iniziato la sua epica discesa che lo ha fatto entrare, in attesa della certificazione ufficiale, nella Hall of Fame del surf per aver cavalcato, sulla sua tavola, l’onda più imponente che un uomo sia mai riuscito a domare. Roba da cuori forti. Anche perché in quei giorni le condizioni del mare erano talmente proibitive al punto da spingere molti atleti impegnati Tudor Nazaré Big Wave Challenge a restare a terra. Ricordate la scena di un Mercoledì da leoni… “Tutto questo è stato possibile solo grazie a una squadra straordinaria, tutto ruota intorno alla squadra”, ha detto Nic von Rupp, che ha aggiunto: “il legame che ho sentito con l’oceano quel giorno era così forte; i notiziari dicevano che nessuno sarebbe uscito in acqua quel giorno, ma questo è stato possibile grazie alla mia squadra”. 

Una giornata speciale così come speciale è stato il 3 febbraio per Alan Roura. In quella data il velista svizzero ha concluso il suo terzo giro del mondo a vela. “Sono immensamente orgoglioso di aver portato a termine il mio terzo Vendée Globe consecutivo” ha commentato Roura che ha poi aggiunto: “In ogni edizione, nonostante l’esperienza accumulata, so che tutto può cambiare in un attimo. Ogni gara è un’opportunità per superare i miei limiti e continuare a imparare. Nulla può essere dato per scontato. Bisogna adattarsi costantemente, accettare gli imprevisti e lottare, giorno dopo giorno. Grazie al mio team, ai miei partner, a Hublot, che ha compreso la sfida rappresentata dalla continua ricerca del successo, e a tutti coloro che mi hanno sostenuto a terra e in mare. Senza di loro, questa avventura non sarebbe stata possibile”. Ma non è finita qui. 

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Lo skipper di Hublot Alan Roura Foto Jean-Louis Carli / Alea

Sempre in tema di lancette e mare c’è un’altra grande sfida pronta a partire. Anche in questo caso la posta in gioco è alta: battere il record del giro del mondo a vela senza scalo. È l’obiettivo che si è prefissato la velista britannica Alex Barrier. Questa iniziativa pionieristica è nata per aprire nuove opportunità alle donne nella vela e cambiare la percezione delle capacità delle atlete in questa disciplina. È dedicata a tutte le veliste che hanno il coraggio di sognare”, ha affermato Barrier. Con un equipaggio interamente femminile tenterà, di conquistare il Trofeo Jules Verne a bordo di un multiscafo di 32 metri. L’obiettivo è battere l’attuale record del giro del mondo a vela senza scalo di 40 giorni, 23 ore, 30 minuti e 30 secondi, stabilito nel 2017 da Francis Joyon. A scandire il tempo di questa straordinaria impresa saranno le lancette di Richard Mille. 

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Il famoso progetto

Automotive e nautica un legame indissolubile

Il Boot di Düsseldorf ha fornito l’occasione a FIM, Fabbrica Italiana Motoscafi, per annunciare due nuovi modelli. Fin qui nulla di nuovo. La vera notizia però è il coinvolgimento del Designworks BMW Group la cui mano ha lasciato il segno, in particolare, sul progetto della nuova ammiraglia. Il Contessa 640 è il frutto della collaborazione tra Alessandro Lottici, responsabile del design esterno, e lo studio creativo della casa automobilistica bavarese che ha curato il concept degli interni. “Nel settore automotive, l’experience design gioca un ruolo fondamentale nel soddisfare i bisogni e i desideri individuali dei clienti, massimizzando il piacere della vita a bordo e rafforzando l’identità del marchio. 

Fim – Tom Allemeier, Direttore Creativo Design di Design Works BMW Group

640 Contessa è uno yacht che coinvolge tutti i sensi, offrendo un’esperienza immersiva grazie al suo design straordinariamente curato, che la distingue chiaramente sul mercato” ha commentato Tom Allemeier, Creative Design Director di Designworks BMW Group. Questo nuovo sport-fly, che sarà varato tra qualche anno, riporta nuovamente in primo piano la stretta collaborazione che esiste tra questi due mondi. Non è un mistero che lo yacht design guarda sempre all’automotive per trovare una valida fonte d’ispirazione. Prova ne sono anche le tante denominazioni come coupé, granturismo, sportiva, SUV, entrate di diritto nel dizionario della nautica. Così come non è una novità che già in passato abbiamo assistito e visto le incursioni del car design nella grande arena della nautica. Da Pininfarina che vanta alcune collaborazioni come quelle con Wally per gli interni del wallycento Tango e il cantiere Princess con progetti quali l’R35 e il V55. Senza contare che la stessa BMW Design WorksUSA ha, in passato, collaborato con cantieri come il belga Zeydon e Bavaria. 

Fim Contessa 640 Fly

Senza contare che una matita del calibro di Chris Bangle dopo l’esperienza come chief designer proprio in BMW ha creato un suo studio nel quale ha affrontato diversi percorsi progettuali inclusa una collaborazione con il cantiere Sanlorenzo dalla quale poi è stato sviluppato il primo SL asimmetrico. Ma c’è chi si è spinto oltre. Come Aston Martin. La casa automobilistica inglese qualche anno fa debuttò nella nautica proponendo l’AM37. In tempi più recenti anche un altro marchio di supercar, questa volta quello del Tridente”, ha presentato un runabout a propulsione elettrica. 

Maserati Tridente è un motoscafo completamente elettrico

Il riferimento va naturalmente a Maserati che lo scorso anno è scesa in acqua con un’imbarcazione di 10,5 metri a emissioni zero. Potrei continuare ancora a lungo su questo argomento. Gli esempi sulla carta come concept e in mare non mancano come per esempio la collaborazione tra Frauscher e Porsche. Ma vorrei chiudere con un altro spunto di riflessione. Proprio su questo fronte c’è molta attesa anche per il debutto di Alpine. 

Maserati Gran Cabrio e Maserati Tridente, motoscafi completamente elettrici

Alla vigilia del salone di Düsseldorf Beneteau ha annunciato la collaborazione l’avvio di una collaborazione con il celebre marchio dell’automotive transalpino. “Siamo molto contenti” ha commentato Oliver Oakes, team principal Bwt Alpine Formula One Team, “di unirci al prestigioso costruttore di yacht Beneteau. Bwt Alpine Formula One Team e Beneteau sono entrambi all’avanguardia in settori orientati alle prestazioni e, mettendo insieme la nostra esperienza, saremo in grado di creare una serie di progetti all’avanguardia della tecnologia”. A tal proposito Eric LeVine, direttore commerciale di Beneteau Motor Yachts ha dichiarato: “Siamo lieti di unire le forze con un player così rinomato nel mondo del motor sport. Questa partnership riflette il nostro comune dinamismo e il desiderio di lanciarci in nuove sfide, che ci porteranno sicuramente al successo; Alpine, infatti, per noi è il partner perfetto, ci sono così tanti parallelismi con il nostro brand, come l’essere un punto di riferimento nella progettazione di prodotti alto di gamma, la visione di una straordinaria customer experience e la volontà di superare le aspettative del mercato”.

Dazi sì dazi no

Occhi puntati sugli Stati Uniti. Per tutta una serie di ragioni. Non ultime quelle che hanno a che fare con la nautica. I riflettori sono puntati su Miami che dal 12 al 16 febbraio ospiterà il Discover Boating Miami International Boat Show. Non un salone qualsiasi dal momento che proprio questa rassegna nautica rappresenta in termini di vendite il più importante appuntamento per la stagione nautica a stelle strisce e, di riflesso, per quella mondiale. 

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BRABUS Shadow 900 XC Cross Cabin Black-Ops

Sì, perché come detto più volte il mercato americano resta il più importante insieme a quello europeo per il comparto nautico in termini di vendite. Nel 2025 tanti gli scenari tutti da decifrare. Il più importante riguarda il tema dei dazi che l’amministrazione Trump minaccia di adottare. Se la situazione che tocca il Canada e il Messico è sotto osservazione altrettanto non si può dire sulle scelte che saranno adottate sui beni importati dall’Unione Europea e, soprattutto, quali saranno i settori che entreranno nel perimetro dei dazi. 

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BRABUS Shadow 900 XC Cross Cabin Deep Blue Signature Edition – Tappezzeria rossa

L’allarme per il made in Italy del mare non è ancora suonato anche se la soglia di attenzione è alta. Una cosa è certa: a giocare a favore per il momento è il rafforzamento del dollaro sull’euro che rende ancora più appetibile l’export nautico italiano verso gli USA. Di contro però le misure al vaglio della nuova amministrazione se adottate faranno aumentare l’inflazione e ridurranno il potere d’acquisto dei consumatori statunitensi, compresi i diportisti. Resta da capire però l’impatto che avranno sul prodotto finito in termini di aumento del prezzo di listino finale. 

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Salone Nautico Internazionale di Miami

Se per il mondo dell’auto il rischio c’è visto che molte case automobilistiche soprattutto europee hanno scelto di realizzare in Messico i modelli destinati al mercato americano per quanto riguarda la nautica non è chiaro quali e quanti siano i cantieri che hanno scelto di delocalizzare la produzione, destinata a essere venduta negli USA, nei paesi finiti sotto la lente. Un tema questo che forse riguarderà maggiormente la componentistica e gli accessori. Al momento si tratta solo di speculazioni, l’unica cosa da fare è aspettare di capire quali saranno i segnali che arriveranno da Miami. 

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