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M.A.R.E. e Yamamay: ricerca e divulgazione scientifica come priorità

M.A.R.E. No, non è un refuso o un errore di battitura. Al contrario, si tratta di un progetto ambizioso. Il nome è un chiaro indizio ma in questo caso è l’acronimo di Marine Adventure for Research & Education. Promossa dal Centro Velico Caprera con la collaborazione di One Ocean Foundation e il patrocinio della Marina militare, l’iniziativa gode dell’appoggio e del sostegno di un pool di aziende del calibro di Yamamay, Sorgenia, Polaroid e Synergie che hanno messo al centro delle loro priorità proprio la questione ambientale e la sostenibilità. In che modo? Attraverso azioni concrete. E il progetto M.A.R.E rientra tra queste. (Qui tutti i nostri post riguardo la sostenibilità)

M.A.R.E., per valutare lo stato di salute del Mediterraneo 

L’obiettivo è valutare lo stato di salute del Mediterraneo attraverso la mappatura e il monitoraggio delle sue acque. La prima di una serie di campagne è partita a fine aprile da La Maddalena, in Sardegna, e si concluderà il 23 luglio a Portofino in Liguria dopo aver toccato 12 località italiane. 

M.A.R.E.

Il catamarano One è il protagonista di M.A.R.E.

Protagonista assoluto di questo progetto è One, un catamarano di 45 piedi per l’occasione attrezzato come un vero e proprio laboratorio, al quale è toccato il compito di setacciare in lungo e in largo le acque del Mar Tirreno, comprese quelle di 23 aree marine protette, per analizzare la biodiversità marina e al contempo per individuare la presenza di agenti inquinanti. 

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Un lavoro lungo e complesso affidato a biologi marini e ricercatori scientifici che si sono alternati a bordo dell’imbarcazione per tutta la campagna, ma di cruciale importanza alla luce, soprattutto, della scarsa disponibilità di dati aggiornati. Anche perché la posta in palio è molto alta. 

M.A.R.E.

Il Mar Mediterraneo pur coprendo meno dell’1 per cento della superficie complessiva degli oceani del pianeta arriva a ospitare fino al 18 per cento delle specie marine conosciute. Un tesoro, in termini di biodiversità unico, e oggi sempre più minacciato dal riscaldamento globale e dall’acidificazione delle acque fenomeno quest’ultimo in drammatica crescita. Da qui l’urgenza di agire subito. Ne sa qualcosa Yamamay, partner di One Ocean Foundation, da sempre attenta alle dinamiche legate all’impatto ambientale.

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Yamamay e il M.A.R.E.: un legame indissolubile

“Poco più di un anno fa avevamo ospitato Yamamay presso la base del circolo per un servizio fotografico” racconta Enrico Bertacchi, segretario generale del Circolo Velico Caprera.

È stata l’occasione non solo per fare la conoscenza con Barbara Cimmino e toccare con mano questa splendida realtà aziendale ma è stata anche la molla per far nascere un sodalizio che ha portato a concepire questo progetto nel quale Yamamay gioca un ruolo centrale” aggiunge Bertacchi. 

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“La sostenibilità deve diventare il valore e soprattutto il motore del cambiamento” commenta Barbara Cimmino, a capo della divisione responsabilità sociale e innovazione di Yamamay. “Il tema dell’esperienza condivisa che ha riunito culture professionali diverse tra loro.

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Un’opportunità unica

È questo l’aspetto più entusiasmante del progetto M.A.R.E. Un’opportunità unica che ha permesso a biologi, chimici, velisti, sportivi di condividere, durante la spedizione scientifica, non solo il proprio bagaglio di conoscenze ma anche di capire e comprendere punti di vista diversi tra loro. Informazioni che, nel nostro caso, sono di straordinaria importanza per poi elaborare strategie di sviluppo di medio-lungo periodo per la nostra azienda” prosegue Barbara Cimmino. 

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Eccola la vera sfida. Dare un senso compiuto al tema della sostenibilità che, oltre a essere utilizzato a sproposito, in molti casi si rivela una parola vuota, priva di contenuti concreti. 

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M.A.R.E., la sostenibilità secondo Yamamay 

Ma non questo è il caso di Yamamay. “La partita oggi si gioca sulla capacità di informare in maniera corretta e chiara i consumatori sul cambio di passo e sulle azioni intraprese dall’azienda su questo tema affinché siano messi nelle condizioni di fare scelte più consapevoli in materia di acquisti. 

Che, attenzione, non vuol dire solo spingere nella direzione di dare evidenza, per esempio, all’utilizzo di fibre riciclate per realizzare i capi d’abbigliamento. Il ragionamento deve partire ancora più da lontano e riguarda la filosofia aziendale in sé e, di conseguenza, il tipo di approccio da avere a tutti i livelli, soprattutto internamente”, aggiunge Barbara Cimmino.  

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Una collezione che usa fibre riciclate

Dalla teoria alla pratica. Quest’anno il 53 per cento dei costumi da bagno della collezione mare lanciata da Yamamay è realizzata con fibre riciclate con l’obiettivo di salire al 60 per cento nel 2024. Non basta. Per il secondo anno consecutivo l’azienda ha proposto EDIT, Eco Designed Innovative Textile. 

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Si tratta di una capsule collection di costumi da bagno pensata seguendo il principio della circolarità tessile. La collezione è stata realizzata utilizzando un tessuto 100% mono-polimero (poliestere), di cui il 51% proviene da fonti riciclate certificate GRS (Global Recycled Standard). Nel processo produttivo è stato inoltre diminuito il numero di componenti per la realizzazione del costume ed è stato eliminato anche ogni tipo di accessorio. Questo solo per il prodotto. 

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Un’azienda virtuosa

A livello aziendale, il comportamento virtuoso si tocca con mano attraverso tutta una serie di azioni come, per esempio, la formazione e i corsi di aggiornamento professionale per manager e dipendenti; nella scelta di utilizzare solo illuminazione LED per uffici e punti vendita con il risultato di un risparmio, in termini di consumi, del 70 per cento. Ma è solo l’inizio. “Sono convinta” aggiunge Barbara Cimmini “che usciremo dalla complessità del momento storico perché avremo imparato a fare altro, non solo shopping etico. 

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Ad esempio, costituire dei movimenti di pensiero che cambino le regole del gioco, indirizzando le nostre vite verso un maggiore equilibrio tra quello che prendiamo dal nostro pianeta e quello che rendiamo. Ci sentiamo active citizen, per questo vogliamo imparare a trarre piacere da esperienze che non possono essere comprate, come stare nel mare con le persone che amiamo e con quelle con le quali condividiamo progetti creativi”. 

Matteo Zaccagnino

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