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Omega: gli abissi oceanici a portata di orologio

Il 2019 non è stato un anno come gli altri. Soprattutto per l’orologeria che, con Omega, ha scritto una pagina di storia raggiungendo il punto più profondo degli oceani.(Qui tutti i nostri post su Omega)

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Omega e il Challenger Deep

L’azienda di Bienne ha compiuto un’impresa mai riuscita prima: raggiungere il punto più profondo degli oceani. Sulle mappe è indicato come Challenger Deep e per arrivarci bisogna scendere a 10.935 metri sotto il livello del mare. Roba da far tremare le vene. Ma non quelli di Victor Vescovo, che a bordo del Fattore Limite si è recato in quello che è considerato il punto più remoto del pianeta. Una missione ai confini del mondo scandita dalle lancette dell’Ultra Deep, un orologio che Omega ha fornito a Vescovo.

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Victor Vescovo dopo la sua seconda immersione in solitaria nel punto più profondo di Challenger Deep, Marina Trench

Due di questi sono stati attaccati ai bracci robotici del sottomarino pilotato, mentre il terzo è stato posizionato su uno dei tre “lander” utilizzati per raccogliere campioni da analizzare scientificamente, sul quale è rimasto per 48 ore, tornando in superficie perfettamente funzionante. La Maison ha studiato il modello per la resistenza funzionale alle tolleranze richieste nella Fossa delle Marianne ma, per essere ancora più sicura delle sue prestazioni, ha voluto aggiungere un margine di sicurezza del 25%, tale da calibrarne il regolare funzionamento, come detto, fino a ben 1.500 atmosfere di pressione (testato presso la struttura Triton Sub di Barcellona, alla presenza di un esperto DNV-GL). Tradotto significa 15.000 metri. Al termine della missione Raynald Aeschlimann ha dichiarato: Ultra Deep non sarà un fenomeno isolato. La tecnologia utilizzata per produrlo sarà adattata per i successivi esemplari professionali”.

L’Omega Seamaster Planet Ocean Ultra Deep

Detto e fatto. Tre anni dopo, il Seamaster Planet Ocean Ultra Deep fa il suo debutto sulla scena delle profondità marine. La collezione è composta da sette modelli e nasce dall’esperienza maturata con l’Ultra Deep. Le prestazioni, in termini di resistenza all’acqua, sono senza precedenti. Le casse sono progettate per raggiungere profondità fino a 6.000 metri, stabilendo così un nuovo record nell’offerta orologiera della Maison a disposizione del pubblico.

Basti dire che il modello più performante di Omega è stato il Seamaster Ploprof 1.200M. Dal punto di vista tecnico, sei referenze del Seamaster Planet Ocean Ultra Deep hanno una cassa in acciaio da 45,5 mm e una settima in titanio grado 5. In quest’ultimo modello, i riferimenti all’Ultra Deep sono evidenziati da dettagli come la scala graduata in LiquidmetalTM, le emblematiche anse “Manta” e la cassa asimmetrica dalle linee aerodinamiche. Il vetro zaffiro bombato e leggermente sporgente rivela un quadrante anch’esso in titanio rivestito di ceramica nera con numeri ciano e lancetta centrale dei secondi azzurrata.

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Acciaio O-MEGASTEEL

Restando in tema di materiali, anche l’acciaio sviluppato per realizzare le casse delle altre sei referenze è il risultato di un ampio lavoro di ricerca svolto nei laboratori dell’azienda di Bienne. Questa lega speciale, battezzata O-MEGASTEEL, ha caratteristiche che vanno oltre i normali standard e garantisce una resistenza alla corrosione senza precedenti.

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L’intera collezione Seamaster Planet Ocean Ultra Deep vanta la certificazione Master Chronometer, in conformità con i più elevati standard svizzeri di precisione, prestazioni e resistenza magnetica, ed è alimentata dal calibro 8912 Co-Axial Master Chronometer. Infine, altra novità nel campo dell’orologeria, il segnatempo soddisfa la norma ISO 6425 per gli orologi subacquei a saturazione, come certificato dall’ente svizzero indipendente.

Matteo Zaccagnino

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