L’impermeabilità non è una complicazione dell’orologio in sé, eppure questo tema è oggetto di tanti dibattiti e soprattutto di disinformazione! Non resta quindi che tuffarsi in questo mondo misterioso dove solo pochi temerari osano avventurarsi. Quando si parla di alta orologeria, con l’unica eccezione per quei segnatempo dotati di grandi complicazioni oppure per gli orologi gioiello, la questione legata all’impermeabilità è ormai un dato acquisito. Infatti, sebbene questi orologi nascano per non essere immersi nell’acqua, il movimento deve comunque essere protetto da polvere, umidità, sudore e altri liquidi in caso di contatto accidentale.
Invece, appena entrano in scena l’acqua e le attività a essa connesse come il nuoto o le immersioni, ecco che entrano in gioco altri fattori e altre dinamiche. E qui non tutti gli orologi possono sopportare gli sforzi ai quali sono sottoposti allo stesso modo. Tra il bagnarsi accidentalmente, il nuoto, l’apnea profonda, le immersioni sportive e quelle professionali vi sono differenze enormi e ciascuna di queste attività richiede soluzioni diverse. Ecco perché l’alta orologeria ha deciso di far riferimento agli standard internazionali ISO per creare le proprie norme denominate NIHS (Norme Industrie Horlogère Suisse) che identificano due categorie abbastanza semplici da spiegare, ma un po’ meno da realizzare.
La prima è quella riferita agli orologi cosiddetti water-resistant ovvero resistenti all’acqua. In sostanza sono quelli “normali”, che indossiamo tutti i giorni. Nella seconda categoria invece ci sono i segnatempo subacquei, conosciuti anche come professional diver, e concepiti per attività sportive o professionali. Ma andiamo con ordine. Gli orologi segnatempo nella prima categoria, devono soddisfare criteri molto stringenti per essere definiti resistenti all’acqua. Nel dettaglio devono realmente resistere almeno a una pressione equivalente a quella che si registra a una profondità di 20 metri sotto la superficie dell’acqua, che corrisponde a 2 atmosfere (ATM o Bar). In questo modo l’orologio può essere sottoposto a stress senza comprometterne la tenuta stagna e può essere utilizzato in tutta sicurezza anche quando si praticano attività in superficie, per esempio il nuoto, il windsurf, la vela, oppure immergerlo nel caso in cui ci si dedichi allo snorkeling oppure all’apnea fino a una profondità massima di 20 metri.
Questi criteri, ancora oggi poco conosciuti, sono stati introdotti nel 2010 e rientrano nella nuova norma ISO 22810 che, rispetto a quella in vigore in precedenza, è molto più rigida in quanto obbliga, nel vero senso del termine, gli orologi classificati come water resistant a garantire un’effettiva protezione contro l’ingresso dell’acqua a quella pressione. In questo modo si è voluto fare chiarezza evitando così tutta una serie di formule ambigue che, prima del 2010, definivano il concetto d’impermeabilità di un segnatempo.
Ma immergersi è un problema? Quando siamo in spiaggia, quindi sul livello del mare, il nostro corpo è soggetto a una pressione atmosferica di un 1 ATM. Stesso discorso vale per l’orologio che portiamo al polso. Nel momento in cui ci immergiamo sotto la superficie dell’acqua, la pressione esercitata sul nostro corpo aumenta in modo drastico e l’incremento è di 1 ATM ogni 10 metri di profondità. Poiché elastici, i nostri polmoni in apnea o durante un’immersione si comprimono rapidamente, come farebbe un palloncino gonfiato. La cassa di un orologio per sua natura è rigida ma deve comunque offrire una resistenza alla penetrazione dell’acqua in considerazione anche del progressivo aumento della pressione esterna che già a 20 metri di profondità raggiunge i 2 chili per ogni centimetro quadrato della superficie dell’orologio.
Le aree più critiche sono la lunetta, il vetro zaffiro, la cassa stessa, la corona e il fondello. Da qui l’utilizzo per esempio delle guarnizioni di diverse misure da inserire tra i vari elementi che compongono l’orologio stesso così da assicurarne un’efficace impermeabilità. E per un orologio subacqueo? Il criterio relativo all’impermeabilità è chiaro e abbastanza facile da ricordare: un orologio subacqueo deve resistere almeno ad una pressione di 10 bar, il che equivale a una profondità di 100 metri! Anche qui si tratta di seguire i parametri fissati da una norma che definisce i criteri per questa tipologia di segnatempo: l’ISO 6425 adottata nel 2018. Ma non è tutto, oltre alla pressione vi sono poi una dozzina di altri criteri come per esempio la presenza di una lunetta girevole unidirezionale in senso anti orario, per evitare accidentalmente di allungare il tempo di immersione. Questa lunetta girevole deve avere un indicatore luminoso e una graduazione minuto per minuto su tutta la circonferenza.
La lettura del tempo deve essere visibile nel buio totale a una distanza di 25 cm, e deve essere inoltre presente un sistema che permetta di verificare il corretto funzionamento dell’orologio, a iniziare da una lancetta dei secondi luminosa. Sono poi richiesti altri criteri come la conformità alle norme anti-choc, la resistenza al magnetismo, e un sistema di protezione contro gli urti alla corona di carica. Solo per citarne alcuni. Anche se al giorno d’oggi siamo soliti andare sott’acqua affidandoci ai computer da immersione, è importante capire cosa succede in ogni momento e, se necessario, sapere come usare il nostro cervello ed il nostro orologio per assicurarsi la sopravvivenza. Ecco perché per un subacqueo un orologio rappresenta ancora oggi un backup essenziale da avere sempre al polso. D’altronde, non vi siete mai chiesti perché dobbiamo ancora imparare le tabelle di decompressione per ottenere il brevetto d’immersione quando basta avere un computer che può calcolare tutto da solo? Buon tuffo in acqua!
*Gianfranco Ritschel
*Gianfranco Ritschel. Time To Train Sarl, 1200 Geneva, Membro Fondation de la haute Horlogerie, GPHG