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Patek Philippe Nautilus nuova Ref. 5811/1G-001

Patek Philippe Nautilus: ci sono oggetti destinati a superare la prova del tempo. Di esempi ce ne sono tanti ma in molti casi si tratta di semplici operazioni nostalgia. Spesso tradiscono la mancanza di coraggio. Dimostrano la scarsa predisposizione nell’osare nuovi percorsi creativi per ripescare qualcosa che abbia funzionato nel passato senza però avere garanzie che possa trovare lo stesso successo anche nel presente.

Patek Philippe Nautilus

Le icone del tempo

Poi ci sono le eccezioni. E qui il ragionamento compie un salto di qualità. Si tratta di una categoria alla quale è difficilissimo accedere anche perché bisogna superare una selezione durissima. L’età anagrafica non conta. Non è come il vino che invecchiando migliora. E non ci sono patti di nessun genere come immaginato da Oscar Wilde ne Il Ritratto di Dorian Gray. In questo caso si tratta di un’intuizione. 

Patek Philippe Nautilus

Una scintilla creativa dalla quale prende forma qualcosa in grado di stabilire un dialogo, e soprattutto un legame, che si perpetua di generazione in generazione senza soluzione di continuità. Nascono così le icone categoria alla quale appartengono pezzi immortali come la Parentesi di Achille Castiglioni e Pio Manzu, la LC4 di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, o la Barcellona chair di Ludwig Mies van der Rohe. In orologeria gli esempi del genere si contano sulle dita di una mano. 

Patek Philippe Nautilus

Patek Philippe Nautilus

Tra questi un posto d’onore spetta sicuramente al Nautilus. Un orologio il cui successo in qualche modo ha a che fare con il mondo del mare. È il nome stesso a sottolinearlo. In questo caso si tratta di una citazione che trae ispirazione dall’immaginario sommergibile di Ventimila Leghe sotto i mari.

Patek Philippe Nautilus

Già, l’immaginazione. E’ stata questa la molla che ha permesso a Gerald Genta proprio come Jules Verne nel celebre romanzo di dare forma e sostanza a un orologio prima, e a una collezione in seguito diventata un vero e proprio oggetto di culto. L’intuizione del geniale designer svizzero è stata quella di concepire la cassa dell’orologio traendo ispirazione dalla forma degli oblò delle navi. (Qui tutti i nostri post su Patek Philippe)

Patek Philippe Nautilus

Un’idea semplice

Un’idea semplice ma al tempo stesso coraggiosa soprattutto se si considera che il primo modello fu lanciato da Patek Philippe nel 1976, ovvero nel periodo più buio dell’orologeria svizzera alle prese con gli effetti collaterali generati dall’avvento del quarzo. Eppure, il Nautilus riuscì a scardinare l’idea che un orologio dal look sportivo, e per di più in acciaio, non potesse entrar a far parte dell’aristocrazia orologiera. Dal debutto della Nautilus 3700 a oggi sono passati 46 anni. Un arco temporale che ha visto la collezione crescere, evolversi, adottare complicazioni sempre più ricercate e utilizzare materiali sempre più raffinati. Una storia ricca di capitoli al quale, recentemente, se n’è aggiunto uno nuovo. 

Patek Philippe Nautilus

Patek Philippe Nautilus Ref. 5811/1G-001 

Patek Philippe ha da poco presentato il Nautilus Ref. 5811/1G-001. Tratto distintivo della nuova referenza è il diametro di 41mm della cassa leggermente più grande rispetto ai 40 mm di quella che caratterizzava la Ref. 5711 lanciata nel 2006 per il 30° anniversario del Nautilus e uscita di collezione nel 2021. Il nuovo Nautilus si veste di oro bianco, altro tratto distintivo, mentre il quadrante blu soleil sfumato nero si distingue anche per diverse caratteristiche tecniche ed estetiche. 

Patek Philippe Nautilus

 La cassa, impermeabile fino a 120 metri e realizzata in due pezzi, in omaggio ai modelli Nautilus originali del 1976, è abbinata a un nuovo sistema di bascula di tiretto (domanda di brevetto in corso) che consente di estrarre l’albero di carica lato del quadrante; questo dispositivo sostituisce il precedente sistema della “tige brisée”. Il calibro 26- 330 S C a carica automatica, visibile attraverso il fondo cassa in cristallo di zaffiro trasparente, è dotato di un sistema di “arresto dei secondi” che garantisce una messa all’ora precisa al secondo. 

Matteo Zaccagnino

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