Il mare? Una passione condivisa tra vela e motore. E così, se con Masquenada corona il sogno di fare il giro del mondo, al timone del nuovo My Song, un ClubSwan 80, veleggia sui campi di regata
Pier Luigi Loro Piana dopo tanta vela, il motore!
Dopo tanta vela è arrivato il momento del motore. Quello con la “M” maiuscola anche se, a dirla tutta, la cosa più importante resta andar per mare condividendo questo piacere con la famiglia e con gli amici più stretti. Non ha dubbi Pier Luigi Loro Piana. La sua è stata una vita contraddistinta da momenti memorabili al timone del My Song, nome che ha dato alla dinastia di barche a vela al timone delle quali ha lasciato un segno in tutte le più importanti regate italiane e internazionali.
Ma, alle imprese sportive, Loro Piana ha sempre saputo coniugare anche uno stile e un’eleganza tipici del vero yachtsman che oggi dalla vela sconfinano anche nel motore. Certo non è la sua prima volta in senso assoluto. In passato ci sono state due esperienze la prima con un 47 piedi costruito da Toy Marine e, a seguire, con un 48 piedi di Maxi Dolphin. Ma si tratta di chase boat ovvero barche appoggio che hanno scortato My Song su tutti i campi di regata e non solo. Poi, qualcosa è cambiato con l’arrivo di Masquenada. Abbiamo incontrato Loro Piana poco prima dell’estate, occasione nella quale ci ha raccontato questo suo nuovo capitolo di vita di mare e in mare.
Partiamo dal nome, Masquenada.
È il titolo di una canzone di Dizzy Gillespie dal ritmo gioioso e allegro. Mi è sembrato il nome più indicato da dare perché ha coinciso con la fine di un periodo in cui, dopo la demolizione forzata dell’ultimo My Song, non avevo più avuto occasione di navigare su una barca tutta mia.
Non ci poteva essere colonna sonora migliore per aprire questo nuovo capitolo. Com’è arrivato a Masquenada?
Da sempre la mia vita in mare si compone di due momenti: la crociera e la regata. Quando si è più giovani si è disposti a rinunciare a qualcosa in termini di comfort ma, con il passare degli anni, si diventa più esigenti. Con il quarto My Song (varato da Baltic Yachts nel 2016 ndr) ero riuscito a trovare un equilibrio tra comfort e prestazioni. Un compromesso che aveva numerosi vantaggi ma anche qualche limite.
A iniziare dal lavoro richiesto tutte le volte che My Song doveva essere configurata in modalità regata. Senza contare la logistica con il numero di persone da imbarcare. La somma di tutti questi fattori aveva iniziato a mettermi nelle condizioni di ripensare al modello di esperienza di vita in mare spingendomi inconsciamente nella direzione di dividere in maniera più netta la mia anima di crocierista da quella di regatante. Il doloroso distacco con My Song ha poi fatto il resto.
Com’è avvenuto l’incontro con Masquenada?
Avevo già in mente la mia idea di barca a motore simile, per certi versi, al SeaAxe, il support vessel che Damen ha concepito per alloggiare la flotta di toys al seguito di yacht più grandi. Su questo concetto avevo sviluppato il progetto di un 58 metri fino a quando il mio amico Mario Pedol, di cui condivido molto il senso estetico in chiave yacht design, mi segnalò la possibilità di acquistare Masquenada all’epoca chiamata Aspire.
Fu amore a prima vista?
L’elemento chiave è stato sicuramente il fattore tempo. Per vedere realizzato il progetto della barca che avevo immaginato ci volevano come minimo tre anni. Poi, approfondita la storia di Aspire e una volta rassicurato sul fatto che determinate mie richieste a iniziare dalla possibilità di avere una gru con capacità di carico importante e, al tempo stesso, poterla nascondere alla vista una volta finito l’utilizzo, potessero essere assecondate ho ritenuto che fosse questa la scelta più giusta. E l’ho comprata.
Oltre all’aspetto funzionale dal punto di vista estetico c’è qualcosa di questa barca che l’ha colpita maggiormente?
Le linee esterne sono molto originali e ricordano un explorer o, meglio ancora, quelle di una nave da pesca oceanica.
Quanto è durato il refit?
Sono entrato in possesso di Masquenada a luglio del 2020. I lavori sono stati eseguiti alla Lusben di Viareggio e sono iniziati a ottobre dello stesso anno per concludersi otto mesi dopo. A luglio del 2021 ero già bordo e sono potuto partire per la mia crociera da Samos in Grecia.
Com’è cambiata la barca rispetto a prima?
Il grosso del lavoro si è concentrato nella sezione di poppa che è stata allungata per ricavare il gavone per la gru della portata di 7,5 tonnellate realizzata da CosNav. Ho voluto che quest’area si prestasse a più funzioni. Con la barca in navigazione diventa la superficie dove alloggiare il tender di circa 10 metri e altri toys. Quando sono in rada cambia configurazione per accogliere un grande ambiente all’aria aperta.
Inoltre, il profilo basso delle murate consente di apprezzare il paesaggio intorno anche se sdraiati sui lettini. All’occorrenza diventa una piattaforma touch and go per un elicottero. Gli altri interventi hanno riguardato l’allungamento del ponte superiore di circa 1,5 metri così da ampliare la superficie di quest’ultimo e rendere il profilo più accattivante.
Un lavoro così importante ha richiesto anche competenze all’altezza. A chi si è appoggiato per il progetto di refit?
Oltre al cantiere Lusben dove sono stati eseguiti i lavori ho potuto contare sulla competenza dell’amico Mario Pedol e dell’esperienza di Nauta; su Misa Poggi che ha curato il design degli interni e sull’architetto navale Francesco Rogantin che ha riconfigurato le linee di carena.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Fare il giro del mondo. Lo scorso anno ho navigato tra le isole della Grecia mentre ad aprile ho raggiunto Masquenada a Turks and Caicos per navigare ai Caraibi. Ora Masquenada si trova nel Pacifico con destinazione Polinesia francese.
E in tutto questo come mantiene viva la passione per la vela?
Con My Song, il primo Club Swan 80 (qui tutti i nostri post su ClubSwan) che spero possa replicare il successo che il cantiere sta avendo con i ClubSwan 36 e 50, classi monotipo dove le regate sono sempre affollate, divertenti e non esasperate a livello agonistico. Credo sia la formula giusta da seguire. Al tempo stesso però, il ClubSwan 80 è anche la barca ideale per poter competere ad alto livello anche in tutte le principali competizioni veliche.
C’è poi un tema legato alle dimensioni. Ritengo questa sia la taglia ideale per avere ancora grandi spunti in termini di velocità assoluta in tutte le andature cosa già più difficile da ottenere con scafi più grandi. Ma non c’è solo la vita in regata. Con il nuovo My Song ho intenzione di vivere il piacere della vela in senso assoluto anche al di fuori dei campi di regata.
Matteo Zaccagnino