Il suo sogno era quello di diventare un designer di automobili e scelse di formarsi presso la scuola di Scienze dell’Automobile di Modena, un terreno fertile per molti designer automobilistici di talento.
Tuttavia, per lo yacht designer varesino Michele Dragoni, il destino aveva in mente un percorso diverso. “Sarò sincero, non ero molto appassionato di barche, da bambino ero ossessionato dalle automobili, una mia grande passione ancora oggi”, racconta. “Dopo l’università sono andato a lavorare nello studio di Christian Grande, che era già attivo nel campo della nautica”. In quel periodo Grande stava lavorando ai modelli Sessa Oyster 30 e 38 e, tra concetti e schizzi di quelli che per i primi anni 2000 erano progetti davvero innovativi, in Dragoni si accese una scintilla.
“Lavorando a quei progetti mi sono reso conto che uno yacht è un prodotto molto più completo di un’automobile, più complicato da progettare per via dell’aspetto abitativo”, spiega. Nel 2004, insieme a due soci, Michele ha fondato quella che presto è diventata un’azienda emergente di yacht design. Con Hot Lab, di cui era capo designer degli esterni, ha creato alcuni dei profili esterni più famosi dei primi due decenni del XXI secolo. “Tuttavia, dopo tanti anni di lavoro insieme, avevo bisogno di cambiare ritmo”, continua.
Così, nel 2019 nasce Dragoni Design Lab, dedicato allo yacht design e non solo: la firma del design della e-bike Terra, commissionata da VR46 e presentata nel 2022, è solo un esempio. Lo studio stesso, situato in un ex convento benedettino nel cuore di Varese, è un manifesto della mentalità di Dragoni. “A differenza di alcuni artisti che sono al massimo della loro creatività quando sono in uno stato di tormento, credo che un designer abbia bisogno di un ambiente intriso di bellezza per dare il meglio di sé.
Uno studio come questo favorisce sicuramente la creatività” (soprattutto quando è in compagnia di Mokka, il suo bulldog francese, ndr). Dragoni separa il mondo dell’arte da quello del design. “Pur essendo un’espressione di creatività, il design non deve solo avere una funzione, ma anche una producibilità, deve rispettare un budget e, se possibile, facilitare il cantiere. È quasi scientifico”, spiega.
Negli anni passati, Dragoni ha lavorato molto su scafi unici, mentre oggi si concentra sulla produzione di serie. “Lavorare per un marchio impone regole ferree. L’aspetto più difficile, tipico del mondo automobilistico, è quello di mantenere un senso di famiglia, trascendendo il designer. Questo approccio non è molto diffuso tra gli yacht designer di oggi; devi guardare dall’alto e rimuovere ogni ego personale, capire la storia del cantiere, capire cosa migliorare e cosa rivedere.
Ascolta i suggerimenti del consiglio di amministrazione e dei rivenditori. Non è facile, perché dopo aver assorbito i suggerimenti il designer deve creare qualcosa di nuovo ma riconoscibile e coerente con il brief. Più le richieste sono ampie e dettagliate, più è naturale dirigere il design”, conclude. Ora Dragoni è impegnato su diversi fronti. Per Solaris Power il suo studio ha appena progettato il 70 Long Range, il primo crossover del marchio che realizza l’impossibile: applicare lo stile del marchio a un tipo di scafo completamente diverso. “Le linee straordinarie degli open yacht Solaris Power esistenti sono state ispirate dai primi modelli di lobster. Creare un crossover a tre ponti che ne riprendesse le linee non era un compito facile”, spiega Dragoni. Il 70 è uno scafo affascinante, muscoloso ma morbido.
Grazie a una serie di accorgimenti stilistici, le altezze sono ridotte al minimo, apparendo snella nonostante le dimensioni, e l’unità è uno dei pochi crossover di 70 piedi a vantare anche un garage per il tender, esaltando le possibilità di design della poppa pur mantenendo un pozzetto spazioso. Per avvicinare il crossover a un open, Dragoni ha puntato su una prua alta, uno slancio di prua fortemente inclinato e slanciato e pilastri del tetto del ponte sole orientati in direzione opposta.
Un altro cantiere che collabora attivamente con Michele è Manda Yacht, un’azienda nata dalla sconfinata passione per la nautica del suo visionario proprietario, Luigi Manda, per il quale Dragoni ha disegnato gli interni della S07 Berlinetta, della S09 e della S05.3, oltre alla nuova Manda E9, supervisionando gli esterni e gli interni. Gli interni firmati Dragoni hanno debuttato con la S07 Berlinetta, mentre gli esterni sono stati progettati da Ceccarelli yacht design.
Raffinati e audaci, i progetti sono chiaramente contaminati dalle idee d’avanguardia del design d’interni e della moda, giustapponendo volumi tesi a decisi elementi circolari. Essenze, forme e colori spudoratamente contrastanti giocano con la luce naturale, creando un contatto fluido con il mare. Il vero capolavoro, tuttavia, è il Manda E09, un 27 metri che rappresenta un mix perfetto tra un esploratore e un’unità di supporto. Uno scafo dalle linee pulite, muscolose e gentili allo stesso tempo, che apre un nuovo filone nella produzione Manda, pur mantenendo il family feeling e le icone stilistiche già definite da Ceccarelli.
Riproponendo il ciclope di prua, ad esempio, il design diventa immediatamente più esplicito e deciso; la parte posteriore ricorda un SUV, l’ampio pozzetto non ha scale visibili e un divano a sbalzo arricchisce il beach club. Di ispirazione automobilistica sono anche la carenatura superiore che protegge la timoneria e la sottile copertura asimmetrica di ispirazione kimono. Altre imbarcazioni recenti sono l’Audace 50, in collaborazione con Aicon Yachts e lo storico cliente Lynx Yacht, che gli è valso un World Yachts Award a Cannes; il Tribale 95, un crossover di Tribale Yachts; e gli interni del 35 metri Explorer custom di Bee Yacht.
Naturalmente sono in cantiere altre imbarcazioni, alcune delle quali sicuramente affascinanti, ma Dragoni, da vero professionista, mantiene il riserbo.
Giuliana Fratnik