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Ritratti: Giorgio Cassetta

In diciotto anni di carriera ha disegnato più di 400 barche, alcune delle quali ben più lunghe di 50 metri, eppure il suo nome non è famoso se non tra gli addetti ai lavori. Almeno non ancora. 

«Quella di lavorare un po’ nell’ombra è stata una scelta», spiega Giorgio Maria Cassetta (per il mondo Giorgio M. Cassetta), trentaseienne yacht designer romano, titolare dell’omonimo studio. «Preferisco costruirmi una credibilità di nicchia piuttosto che puntare sulla fama mediatica. Anche perché non so quanto renda nel tempo la celebrità».

Giorgio Cassetta e il suo Team

È appassionato di barche fin da piccolo. «Ho sempre voluto fare il designer. Già quando avevo due o tre anni mi piaceva disegnare barche, navi e tutto ciò che galleggia», racconta, «Una passione che ho poi deciso di trasformare in un lavoro».

Carriera scolastica brillantissima «anche se ero tutto tranne che un secchione», assicura. Laurea in Industrial Design-Transport and Product Design alla Sapienza e poi quasi subito a lavorare in famosi studi di yacht designer romani. «Mi sono però accorto presto che se volevo campare con questo lavoro avrei dovuto aprire uno studio mio», spiega.

«Gli inizi sono stati duri. Avevo un portfolio di barche importanti, seguite da me ma firmate da altri. In pratica non avevo un nome».

La svolta arriva a metà del 2012. «Avevo preparato un portfolio con i miei lavori, mettendo un concept di 90 metri in copertina e ho cominciato a mostrarlo in giro», racconta.

Quel portfolio è poi capitato nelle mani di Vincenzo Travaglini, un vecchio collaboratore di Paolo Vitelli che ha fatto da tramite. Vitelli intuisce subito le potenzialità di Cassetta e gli affida i primi Benetti. Un inizio, ma sufficiente per  aprire l’agognato studio.

Benetti Metis

«Ho cominciato disegnando le barche di serie come Mediterraneo, Delfino e Diamond, poi sono passato alle barche più grandi e da lì non mi sono più fermato», spiega.

Benetti Luminosity

Un colpo di fortuna quello di essere stato introdotto in Benetti? Forse sì, ma la fortuna non basta per disegnare barche come il 107 metri Luminosity o il 63 metri Metis. Servono anche bravura, determinazione e, nel caso di Cassetta, una visione dello yacht design decisamente personale.

Tankoa 45

Yacht design, per lui, significa saper fondere le culture dei tre attori coinvolti nella realizzazione di uno yacht: armatore (che a volte è lo stesso cantiere), cantiere e yacht designer. Yacht designer che, per dirla con le sue parole:  “non deve essere un artista egoriferito, ma un artigiano al servizio del prodotto”. Eccesso di modestia o realismo creativo? «La bravura del designer», spiega Cassetta, «sta nel prendere gli stimoli, ma anche i vincoli, e nel trasformarli in spunti progettuali. È lui quello che più di tutti deve mantenere una visione d’insieme del progetto, anche della parte non strettamente creativa», spiega.

Tankoa 45

Cassetta, infatti, concepisce il suo lavoro come una minuziosa analisi di molti, moltissimi elementi, che poi vengono assemblati fino a diventare il profilo esterno di uno yacht. «Progettare l’exterior design di uno yacht non è solo disegnare un bel profilo», racconta, «ma riuscire prima di tutto a mettere insieme una serie di funzioni nel modo più logico possibile e vedere se sono compatibili con il profilo che hai disegnato», spiega. «A dirla tutta», azzarda, «io credo che bisognerebbe smettere di parlare di design esterno di uno yacht e parlare invece di divisione globale del progetto, perché compartimentazione ed esterni sono legati a filo doppio». 

Tender to Lana

Una visione di un’onestà intellettuale disarmante che si ritrova nelle sue creazioni. La sua cifra stilistica sono le linee pulitissime, la generale assenza di decorazioni superflue e, soprattutto, la capacità di dare agli yacht un’aria non classica, ma intramontabile, impossibile da collocare in un’epoca definita. Merito di quelle curve appena accennate da non essere quasi visibili, ma perfettamente percepibili.

The Lürssen Project

Tutte caratteristiche che si ritrovano nei tantissimi Benetti nati dalla matita di Cassetta. Dal 70 metri Spectre, che gli è valso sei premi tra i quali il World Superyacht Award 2019,  al 63 metri Metis, fino al 107 metri Luminosity. Poi c’è il progetto per un 75 metri disegnato in collaborazione con Lürssen, una serie di altri scafi che saranno varati nei prossimi due anni e un’importante collaborazione con un cantiere che, per ora, rimane top secret. 

Tankoa 45

Una linea stilistica, quella del designer romano, che da qualche anno è possibile vedere anche su scafi non costruiti da Benetti. Dopo quattro anni di lavoro in esclusiva, infatti, lo studio Cassetta ha cominciato a disegnare anche per altri cantieri.

Tiranna

Sue sono Tirranna, la nuova ammiraglia di Cigarette Yacht e il concept per un 52 metri realizzato in partnership con Ezequiel Farca. Ma sue sono anche barche più piccole come Tender to Lana, la barca appoggio di un megayacht di Benetti. Per non parlare di quelle appena varate: l’Alpha Spritz 102 del cantiere Venture Yachts o presentate: il Tankoa T450. Per entrambe lo studio Cassetta ha, per la prima volta, disegnato anche gli interni.

Tiranna

«Finora è stata una questione di onestà professionale. Non avevamo il tempo di pensare anche agli interni», spiega Cassetta che, quando parla dello studio usa sempre il plurale perché crede fortemente nel lavoro del team. «Io posso essere bravo finché voglio, ma se non ho alle spalle un team affiatato non posso fare miracoli», racconta. «In molti studi i designer fanno gli esecutori. Io  invece voglio puntare sulla qualità delle persone, ampliare la loro formazione in modo che possano lavorare in autonomia e dare un contributo a ciascuno dei progetti su cui lavorano», continua, «e adesso che ho dei validi collaboratori ho potuto cominciare a disegnare anche gli interni».

Un nuovo settore su cui evidentemente crede molto se vi ha coinvolto persino Leticia Perez, una residential designer molto affermata che, incidentalmente, è anche sua madre. Perché buon sangue non mente. 

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