“I dettagli di ogni singolo passaggio del processo garantiscono efficienza e qualità”. È una delle frasi care a Giovanni Costantino, fondatore e Ceo di The Italian Sea Group, che riunisce i brand Admiral, Tecnomar e NCA Refitting. Imprenditore a 18 anni, Giovanni Costantino dalla guida di un grande gruppo del settore dei mobili e dei componenti d’arredo, nel 2009 s’impegna nella cantieristica navale. Il primo brand acquisito è Tecnomar, gli altri a seguire e poi la nascita di The Italian Sea Group, attivo nella costruzione e nel refit di motoryacht e navi fino a 100 metri.
Già il nome, The Italian Sea Group, sottolinea il “Made in Italy” fatto grande da moda e design. Lei vuole portare questo valore nel mondo degli yacht?
La nostra italianità è in ogni nostra espressione, anche la più semplice. È in ogni angolo del cantiere, come il Tricolore. Da italiani abbiamo una declinazione naturale verso il design e il bello. E per design ci riferiamo innanzitutto all’arredamento che ci ha fatto da apripista per interpretare la bellezza anche in un’ottica di prodotto. Siamo stati in grado di creare il bello anche in termini di qualità. Ho così voluto interpretare questa capacità italiana nello yachting.
Com’è nato il progetto del Tecnomar for Lamborghini, il nuovo 63 piedi che vedrà la luce l’anno prossimo?
Ho scelto Automobili Lamborghini perché è il brand più affine a The Italian Sea Group. Lamborghini, come noi, rappresenta l’eccellenza nel suo settore, è made in Italy, è lusso, è performance unite a tecnologia. Ed è un brand che realizza sogni.
Qual è stato il percorso che l’ha portata a fondare nel 2012 The Italian Sea Group?
The Italian Sea Group è una mia creatura che ho voluto e cresciuto, come un genitore fa con i propri figli. È il mio quarto figlio! Il design e la predisposizione al bello sono per me una vera passione. Il bello non è soltanto una forma, ma una modalità di porsi e affrontare la vita. Quanto al mio percorso, è stato principalmente tecnico, sempre nell’ottica del bello e del design. Le mie prime esperienze di lavoro sono state nel design e sono cresciuto professionalmente perseguendolo in tutte le operazioni svolte dai 18 anni a oggi. Sono davvero cresciuto a “pane e design”.
Forma e funzione. Qual è la formula vincente dello yachting?
Credo che il design e il bello debbano essere funzionali. Quando la bellezza espressa tramite il design non è funzionale non si può parlare di design ma si sfocia nella sperimentazione e nell’arte. E l’oggetto è fine a se stesso. Il design che creiamo con il nostro lavoro va sempre di pari passo con la funzionalità. Per me, due valori inscindibili.
Nello yachting il design può fare la differenza?
Sono convintissimo che il design sia il vero vantaggio competitivo nel mondo dello yachting. Fa la vera differenza e deve essere interpretato come sommatoria di piccoli dettagli, spesso estremamente difficili da realizzare, che implicano sacrifici enormi in termini di tempo, dedizione e costi. Il design fa la differenza proprio perché siamo italiani e nel nostro essere italiani questo è senza dubbio uno degli obiettivi principali da perseguire, ovvero la cura ben interpretata di ogni dettaglio. È questa la declinazione storica della vera italianità.
Tra tutti gli yacht fin qui costruiti qual è quello che meglio esprime la filosofia del Gruppo?
Il prossimo che andremo a realizzare! Quando vediamo uno yacht realizzato, e qui parla di tempi di due, di quattro anni, la mente, gli stimoli, le nostre creatività sono già su altri progetti. Purtroppo vivo nella costante insoddisfazione da questo punto di vista: quando vedo realizzata un’opera pensata tre anni prima, la mia mente e la ricerca nell’innovazione estetica e creativa sono già su un altro progetto. Credo sia il migliore approccio per rimanere sempre teso verso nuovi stimoli. Guai se fosse il contrario.
Qual è il suo yacht ideale?
Semplice, con un’ottima funzionalità, disegnato bene e realizzato altrettanto bene in modo da non perdere il contatto con il mare. Spesso, con la realizzazione di scafi di dimensioni sempre maggiori, si è talmente distanti dal mare che ci si dimentica di essere su uno yacht. Quello che non bisogna perdere, grazie al design e all’ottimizzazione di forme e spazi, è proprio il contatto con il mare. È una caratteristica del mio yacht ideale.
Esiste già il suo progetto? E come potremo riconoscerlo?
Credo che gli yacht del nostro Gruppo, i cui progetti seguo dettagliatamente, siano tutti estremamente riconoscibili. Il mio progetto ideale è quello che esprimo attraverso i miei armatori, non vi è differenza. Sono più severo quando lavoro per gli altri che quando lo faccio per me stesso.
Italian Sea Group pensa, progetta e realizza internamente tutti i suoi yacht. Una scelta impegnativa…
Fa parte della nostra cultura aziendale. I prodotti che creiamo sono talmente unici e necessitano di una cura nei dettagli tale che affidarci a qualcuno di esterno potrebbe causarci problemi qualitativi e di tempistica. Ho strutturato un nostro Centro Stile interno con 30 architetti che lavorano solo sulle forme e sull’interpretazione del bello e del design, proprio perché voglio avere la velocità nel pensare e nel realizzare. Ma portiamo avanti anche progetti realizzati da architetti esterni. Gli armatori dei grandi yacht hanno spesso già il progetto realizzato da un loro architetto. Nostro compito è interpretare al massimo quello che un architetto esterno può esprimere.
Con l’acquisizione nel 2016 di Celi che produce gli interni degli yacht del Gruppo ha realizzato una vera filiera del lusso nello yachting.
Tutti gli investimenti in termini di business unit interne tendono a raggiungere l’efficienza tecnica ed estetica che dobbiamo massimizzare nel breve termine. La necessità di gestire tutto internamente deriva dal fatto che l’interpretazione di una creatività così eclettica e complessa causerebbe problemi gestionali non indifferenti se esternalizzata perché tutto ciò che creiamo è un one-off.
Ultima domanda. La sede di The Italian Sea Group è in pratica una galleria d’arte. L’arte costituisce quindi una sua profonda passione?
Sì. Avendo una storica passione per l’arte, ho portato all’interno dell’azienda dapprima una serie di opere di famiglia poi implementate e aggiornate con nuovi artisti e galleristi per creare una galleria d’arte estremamente dinamica. Abbiamo cercato di declinare nel nostro Headquarter quanto abbiamo nel nostro DNA. Abbiamo pensato di esprimere questo nostro tratto distintivo anche nella sede di lavoro, dalla produzione, agli spazi comuni, fino alla palestra, al ristorante e alla Spa. L’idea è però molto impegnativa e implica un impegno quotidiano in termini di manutenzione, coerenza e gestione delle opere. Ma non riusciremmo a fare diversamente.