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TYD41, il nuovo numero è in edicola

È un argomento scottante. Non c’è dubbio. Il suo arrivo sulla scena ha sconvolto l’ordine a cui eravamo abituati. Lo scenario si sta evolvendo ed è difficile capire la portata del cambiamento. L’Intelligenza Artificiale è già tra noi e la sua presenza sta cambiando le nostre abitudini. E sta accadendo sempre più velocemente. In breve, il ruolo della tecnologia sta diventando sempre più centrale. Tutto è iniziato con l’arrivo dei primi computer, poi è stata la volta di Internet. Senza dimenticare lo smartphone, sintesi estrema di queste due tecnologie. Ma il vero salto di qualità è avvenuto con l’intelligenza artificiale. La questione non è quanto sia utile, ma come sfruttarla al meglio in tutte le discipline, compreso il design degli yacht. È un’opportunità o una pericolosa scorciatoia? Un tempo si pensava che la creatività, intesa come espressione umana per eccellenza, basata su emozioni, intuizione ed esperienza, fosse impossibile da replicare attraverso algoritmi e processi computazionali. Tuttavia, l’evoluzione dell’IA sta ridefinendo questa convinzione, sollevando domande cruciali: IA e creatività possono coesistere? Può aiutare a perfezionare il percorso creativo di un designer o rappresenta un rischio per l’espressione artistica? L’IA, grazie a tecnologie come il deep learning e le reti neurali generative, ha già dimostrato la capacità di produrre opere d’arte, composizioni musicali e persino sceneggiature cinematografiche. Algoritmi come DALL-E per la generazione di immagini, ChatGPT per la scrittura creativa e AIVA per la musica dimostrano come le macchine possano generare contenuti che, a prima vista, sembrano essere il risultato dell’ingegno umano. Ma si tratta di vera creatività? O si tratta di una rielaborazione di dati esistenti? Non c’è il rischio di finire in un processo di standardizzazione? È troppo presto per dirlo. A mio avviso rappresenta un’opportunità ma, allo stesso tempo, può essere una pericolosa minaccia. Il futuro del rapporto tra IA e creatività potrebbe non essere di competizione, ma di collaborazione. L’equilibrio tra l’intuizione umana e il calcolo algoritmico potrebbe dare vita a un nuovo paradigma creativo, in cui l’uomo e la macchina lavorano insieme per superare i confini dell’immaginazione. Questo, insieme ad altre risposte sull’argomento, fanno parte del dossier di questo numero. Per l’occasione, abbiamo coinvolto alcuni dei nomi più prestigiosi dello yacht design, chiedendo loro un parere sul ruolo che questo strumento ha e avrà in futuro. Le risposte sono una più interessante dell’altra, a conferma del fatto che l’argomento è molto attuale. Vorrei aggiungerne un’altra alle riflessioni. Si tratta di una parte del discorso tenuto da Flavio Manzoni, Chief Designer Office di Ferrari, lo scorso anno all’Università di Firenze, che gli ha conferito un master ad honorem in Design. Il design era un modo per comprendere la realtà e soprattutto per fare mia la bellezza del mondo… Il design è arte applicata. Da un lato c’è l’aspetto dell’immaginazione, dall’altro quello un po’ più terreno dell’applicazione, della concretezza. Per me un progetto parte sempre da una visione, da un’astrazione, non necessariamente da un oggetto finito. Poi, a poco a poco, assume un’identità più precisa quando si crea un connubio tra forma, bellezza formale e funzione o, nel caso di una Ferrari, performance”.
P.S. questo editoriale è stato scritto con intelligenza creativa.

Matteo Zaccagnino

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