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wallywhy200 il futuro è adesso

Lo hanno definito in tutti i modi possibili e immaginabili: astronave, loft sul mare, futuribile, ingombrante, spigoloso. Ma il nuovo wallywhy200 è solo la concretizzazione dell’idea che Luca Bassani ha dell’andar per mare. Un’idea che, volendo essere sintetici, si può riassumere con quanto ha detto durante una prova in mare al Salone di Cannes dello scorso anno: «mi piace passare del tempo in mare su una barca comoda, veloce e dove si viva bene». Più semplice di così. (Qui tutti i nostri post su Wally)

wallywhy200

Bassani, del resto, non ha mai fatto mistero del fatto che per lui la funzione venga prima della forma. E il wallywhy200 nasce proprio per questo, per assicurare navigazioni sublimi al suo armatore. Il massimo dello spazio possibile su uno scafo di 27 metri. Uno scafo senza curve, è vero. Ma a Bassani le curve non sono mai piaciute. «Per disegnare il wallywhy ho solo tirato una linea retta semplice», ha spiegato, «e poi l’ho elaborata per creare uno yacht che assicurasse spazio e comfort, ma senza appesantire la navigazione, anzi rendendola più fluida», ha concluso.

wallywhy200

Una volta a bordo è difficile dargli torto. Visto da dentro il wallywhy200 è uno scafo che sembra enorme. Molto, molto più grande di qualsiasi altro 27 metri.

wallywhy200
©Gilles Martin Raget

Una volta a bordo è difficile dargli torto. Visto da dentro il wallywhy200 è uno scafo che sembra enorme. Molto, molto più grande di qualsiasi altro 27 metri.

wallywhy200

«Lungo 27,03 metri, ma con una lunghezza al galleggiamento di 23,98 centimetri che gli consente di essere immatricolato come scafo da diporto con tutti i vantaggi del caso, il wallywhy200 è la prima unità dell’omonima gamma ed è stato disegnato dal design team capitanato da Luca Bassani insieme a Ferretti Group Engineering Department con la collaborazione di Laurent Giles per l’architettura navale e dello Studio Vallicelli per l’interior design. Il risultato è uno yacht che non passa inosservato. Uno di quelli con il wow effect incorporato, come si addice a ogni Wally che si rispetti», ha spiegato Stefano de Vivo, Managing Director di Wally.

wallywhy200
©Toni Meneguzzo

Non solo, è anche la prima barca interamente full-wide-body. Non dispone cioè di camminamenti laterali esterni perché tutti i volumi disponibili sono stati dedicati al grande living open space che può così estendersi su una superficie record di 100 metri quadrati, ai quali si aggiungono i 22 metri quadrati dell’upper deck. Altro fattore di grande impatto è l’imponente prua vetrata di 4,7 metri che ospita una suite armatoriale di 37 metri quadrati affacciata a strapiombo sul mare.

wallywhy200
©Toni Meneguzzo

Di grande impatto visivo anche l’upper deck, caratterizzato dal cupolino in vetro e carbonio e dotato di ampi spazi all’aperto grazie al top allungato che serve a proteggere il main deck e offre spazi prendisole di grande respiro. Oltre all’armatoriale sul main deck, la prima unità di wallywhy200 dispone di altre tre cabine sul lower deck. Non avendo camminamenti esterni, i tre ponti sono collegati da una scenografica scala in carbonio che, avendo anche funzione portante, ha permesso di eliminare le paratie nel salone. Gli arredi sono un tripudio di teak a poro aperto, come si conviene a uno scafo di questo lignaggio.

wallywhy200
©Toni Meneguzzo

Oltre alle esternazioni fatte durante le chiacchiere a quattrocchi, durante la prova in mare Luca Bassani e Stefano de Vivo hanno presentato il wallywhy200 anche in modo ufficiale. «Vanta tutti i vantaggi di un catamarano ma senza i suoi limiti». ha spiegato tra le altre cose de Vivo, che ha aggiunto «questa barca è nata grazie alla visione geniale di Wally e all’esperienza in fatto di carene di Laurent Giles e di Ferretti Group che da oltre 20 anni sviluppa i propri scafi “in house”», ha concluso. 

wallywhy200
©Gilles Martin Raget

«Come tutti i Wally, che da 25 anni precorrono tempi e mode stabilendo nuovi parametri nel design nautico, anche wallywhy200 porta scolpito nel suo DNA il fattore “Wow”», gli ha fatto eco Bassani. «Uno scafo che esprime la sua forza innovatrice attraverso elementi architettonici inediti che rompono con il passato e con i cliché tipici del design di uno yacht a motore», ha spiegato. «Ferretti Group ha reso possibile la realizzazione di un concept che mi stava a cuore da tempo, credendo nel successo di un design audace che migliora l’esperienza dell’armatore a bordo e rappresenta un punto di svolta nel mercato delle imbarcazioni a motore», ha concluso.

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