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Con K-Challenge Racing la Francia torna in America’s Cup

K-Challenge Racing è il challenger della Francia che torna in America’s Cup. La nuova sfida con i colori della  Société Nautique de Saint-Tropez si unisce a Ineos Britannia, Luna Rossa Prada Pirelli Team, American Magic e Alinghi Red Bull Racing portando a cinque i challenger della 37a America’s Cup in programma a Barcellona nell’autunno 2024. (Qui tutti i nostri post sull’America’s Cup)

K-Challenge
Il manifesto di K-Challlenge per la stagione 2023 con i logo dell’America’s Cup e di SailGp.

K-Challenge, una nuova sfida per Stephane Kandler

Un team francese torna così in America’s Cup e lo fa otto anni dopo la partecipazione di Groupama Team France al Louis Vuitton Challenger Trophy che nel 2017 a Bermuda precedette la 35a America’s Cup. CEO del team è Stephane Kandler che è affiancato dal franco-canadese Bruno Dubois. Per Stephane Kandler la nuova sfida rientra in un progetto nato nel 2002 dall’incontro tra lui, suo padre Ortwin Kandler e Dawn Riley, vincitrice dell’America’s Cup del 1992 a bordo di America3 di Bill Kock. Con quell’incontro prende il via prima una società di charter poi un team che nel 2004 diventa K-Challenge e lancia la sfida all’America’s Cup di Valencia 2007. A quelle regate che segnarono la seconda vittoria di Alinghi, K-Challenge partecipa (non senza qualche polemica da parte dei movimenti ambientalisti) con il nome di Areva Challenge per la sponsorizzazione della multinazionale francese Areva specializzata in impianti nucleari che aveva già sostenuto la sfida del 2003 di Defi Areva. Ma Stephane Kandler ha guidato, anche, la partecipazione del team franco-tedesco ALL4ONE al Louis Vuitton Trophy del 2009-2010 e fatto parte della sfida promossa da Franck Cammas, Michel Desjoyeaux e Olivier de Kersauson alla Coppa di Bermuda 2017. 

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Areva (ex K-Challenge) in regata alla 32a America’s Cup a Valencia . ©ACM 2007/Photo:Carlo Borlenghi

Stephane Kandler è un vecchio appassionato. Il padre, Ortwin  era stato l’armatore di Krazy K-Yote Two, la big boat disegnata da Juan Kouyoumdjianche faceva parte della squadra francese all’Admiral’s Cup 1999 e che, col suo l’albero senza sartiame e che “twistava” mediante le volanti, provocò molte polemiche, una protesta e la decisone del Offshore Racing Congress di una nuova e più penalizzante stazza (cosa che portò Kandler al ritiro della barca) per una barca che, purtroppo per gli avversari, si era rivelata tanto innovativa quanto eccezionalmente veloce.

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Una delle poche immagini di Krazy K-Yote Two disegnato per Ortwin Kandler da Juan Kouyoumdjian.

Velerie, oceani e circuito per l’organizzatore Bruno Dubois

Bruno Dubois ha dalla sua l’esperienza maturata in svariati mondi della grande vela. A cominciare da quella come velista della partecipazione alla Whitbread Race del 1989-90. Inoltre ed è stato per 20 anni direttore di North Sails France, team manager del team cinese Dongfeng a due edizioni della Volvo Ocean Race (vinta del 2018), ha collaborato alla sfida di Groupama Team France e con Russell Coutts nella organizzazione di SailGp. Per Dubois il nuovo incarico si affianca quello di manager di Mirpuri Foundation Racing Team impegnato nel The Ocean Race VO65 Sprint che ha preso il via il 15 gennaio da Alicante, Spagna.  

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Primo piano per Bruno Dubois nelle vesti di team manager dell’equipaggio di France SailGp Team.

K-Challenge, il 13° assalto della vela francese

Con K-Challenge Racing la vela francese tenta per la 13° volta l’assalto alla Auld Mug ma mai i suoi sfidanti sono riusciti ad arrivare a The Match. Nonostante questo la Francia ha un posto particolare nella storia dell’America’s Cup. E non solo per i quattro tentativi che il barone Marcel Bich portò avanti tra il 1970 e 1980, ma perché proprio la sua testarda voglia di partecipare riuscì a costringere il New York Yacht Club a organizzare, nel 1970, la prima selezione degli sfidanti. Quella che sarebbe diventata la Louis Vuitton Cup. E qui un altro segnalibro francese lo mette Bruno Troublé che, oltre a essere stato il timoniere di France III (la prima sfida non-Bich) che nel 1980 arrivò alla finale degli sfidati (miglior risultato francese di sempre), è stato anche l’inventore della Louis Vuitton Cup. Evento che dal 1987 al 2021 ha festeggiato tutti i suoi eventi, ça va sans dire, con un simbolo di Francia: lo champagne Moët & Chandon. 

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Bruno Troublé, dentro la “Bruno bouy” creata per dare emozionanti punti di vista ai fotografi della Louis Vuitton Cup che ha preceduto la 32a America’s Cup a Valencia

La Francia protagonista con innovazioni e grandi campioni 

Ma la Francia per l’America’s Cup ha significato anche la prima barca praticamente disegnata solo al computer. È stata French Kiss, modificata poi nel nome a France – K per questioni di marchi e di copyright. A imporre la scelta della progettazione al computer per quella sfida del 1987 a Fremantle, Australia, grazie alla collaborazione dei calcolatori del colosso progettuale Dassault un giovane yacht designer, Philippe Briand, che firmerà poi tutti i challenger francesi fino al 2000. Accanto alle innovazioni tecniche la partecipazione francese all’America’s Cup vanta anche un primato: quello di due fratelli al timone di altrettante barche nella medesima Louis Vuitton Cup. Avviene a Fremantle 1987 con Marc Pajot al timone di French Kiss e il fratello Yves di Challenge France. Assieme, va ricordato, avevano vinto la medaglia d’argento alle regate di Kiel dei Giochi Olimpici del 1972. I Pajot, così come altri timonieri di challenger francesi all’America’s Cup avevano una formazione sulle derive e le classi olimpiche. Bisogna arrivare a Franck Cammas, e all’edizione del 2017 (ultima partecipazione francese)  per avere un “oceanico” non solo al timone ma anche tra i promotori (gli altri erano Michel Desjoyeaux e Olivier de Kersauson) della sfida. 

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France Kiss, designed by Philippe Briand

L’ultimo assalto con Franck Cammas e Groupama Team France

Il trio Cammas-Desjoyeaux-De Kersauson richiamò il pubblico da sempre in Francia più attratto dalle regate e dal mondo, e soprattutto dai personaggi, della vela oceanica rappresentato da skipper protagonisti di grandi imprese. Nel caso della sfida del 2017 però c’era uno come Franck Cammas, che aveva allora nel suo palmares, tra l’altro, la vittoria alla Route du Rhum, la transatlantica (made in France) simbolo della vela in solitario, il record del giro del mondo in equipaggio (tutti e due ottenuti a bordo di multiscafi) e, se non bastasse pure quella alla Volvo Ocean Race con un monoscafo. Inoltre, Cammas arrivava con l’esperienza fatta sui GC32, un cat full foil  perfetto banco di allenamento per l’AC50 che fu protagonista della 35° America’s Cup. Franck Cammas e Groupama Team France non passarono alla seconda fase dei Round Robin chiudendo con solo due regate vinte nella qualifica alla fase finale del Louis Vuitton Challenger Trophy.

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Groupama Team France in regata al Louis Vuitton Challenger Trophy di Bermuda.

Da France SailGp Team l’equipaggio per K-Challenge

La Francia torna alla corsa per la Auld Mug grazie però (e almeno per ora) all’iniziativa di un singolo e questo quando sono numerose le aziende francesi che hanno puntato, e molto, sulla vela. E con investimenti notevoli. Basti pensare ai due trimarani foil della classe Ultim 32-23, SVR-Lazartigue di Francois Gabart e Banque Populaire XI di Armel Le Cléac’h, varati nel 2021 o agli otto Imoca di team francesi su un totale di nove varati nel 2022. Così in Francia, che ha grandi progettisti (pensiamo a Marc van Petheghem e Vincent Lauriot Prévost e soprattutto a Guillaume Verdier che ha firmato l’AC50 vincitore a Bermuda e all’AC75 vincitore ad Auckland 2021) che è patria di grandi skipper, di aziende leader nel mondo dello sviluppo progettuale (la Dassault Systèmes affiancò BMW Oracle nella vittoria a San Francisco 2013) e di molte aziende che credono nella vela, parrebbe proprio che l’America’s Cup non scaldi molto i cuori.

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France SailGp Team impegnato nella terza stagione del circuito 2002-2023.

Chissà se ci riusciranno Stephane Kandler e Bruno Dubois con un team che deve fare davvero una grande corsa per recuperare contro team al lavoro già da anni. Compito non facile anche per il team manager Bruno Dubois che però, proprio per uno degli altri suoi ruoli ha, forse, pronta la soluzione almeno per l’equipaggio. Dal 2020 Dubois è infatti alla guida di France SailGp Team, impegnato con successo nel circuito SailGp. Da questo equipaggio con il timoniere Quentin Delapierre potrebbe venire la squadra per la nuova partecipazione francese all’America’s Cup. 

Emilio Martinelli

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