Fin dalla sua nascita, nel 1963, CRN è stata un’azienda che ha fatto dell’avanguardia la sua filosofia. Sanzio Nicolini, il fondatore, era infatti un grande appassionato di nautica, ma anche un imprenditore visionario. Uno dei quegli uomini capaci di anticipare i tempi e creare tendenze. Oggi lo definirebbero un “trend-setter” dell’innovazione nautica. Fu lui il primo a usare il metallo per la costruzione. E sempre lui a passare dai pescherecci agli scafi veloci per il trasporto delle maestranze prima e agli yacht da diporto poco dopo. (Qui tutti i nostri post su CRN)
Il luogo prescelto come sede del cantiere, del resto, era Ancona, da sempre centro marittimo strategico del Mediterraneo e culla di una tradizione navale che consentiva di avere a disposizione alcune tra le migliori maestranze d’Italia. Grazie a queste premesse, CRN diventa velocemente uno dei massimi punti di riferimenti europei per la nautica da diporto, complici anche importanti collaborazioni strategiche, altro settore in cui Nicolini dimostrò visionarietà e lungimiranza.
Ma CRN ha un’altra primogenitura, quella degli yacht bespoke. Perché è proprio qui che sono nati i primi scafi realizzati espressamente secondo la visione dei loro armatori. Basta pensare a Numptia e alla sua poppa tonda o all’F100 di Gianni Agnelli per rendersene conto. Oggi il viaggio dell’armatore parte davvero da un foglio bianco. Il processo produttivo prende poi il via con l’ascolto dello stesso per capire cosa desidera e come vuol vivere la sua barca. Si delinea poi un piano generale che è il punto di partenza per la definizione e la ridefinizione del progetto che prosegue praticamente fino alla consegna per essere sicuri di aver concretizzato le richieste dell’armatore.
Tra gli atout del cantiere oggi c’è anche l’impegno a minimizzare l’impatto ambientale, non solo degli yacht ma anche delle attività produttive, tanto che nel 2021 è stato avviato un processo formale che ha portato alla redazione del primo Bilancio di Sostenibilità di Ferretti Group, il primo mai realizzato nel settore nautico italiano. Oggi CRN si è trasformata nella Ferretti Group Superyacht Yard che si sviluppa su 80mila m2 e consente la costruzione di yacht fino a 90 metri. L’edificio dedicato agli equipaggi è stato recentemente ristrutturato e, entro il 2023, dovrebbe vedere la luce la nuova palazzina di via Enrico Mattei che ospiterà tutti gli uffici. Nel 2024 infine dovrebbe essere terminata la palazzina dedicata all’ospitalità degli armatori. Vediamo nel dettaglio l’evoluzione del cantiere anconetano decade per decade.
CRN 1963 – 1972
Fin dalla fondazione di CRN, nel 1963, Sanzio Nicolini, iniziò a costruire barche in acciaio e alluminio, materiali che, in un’epoca in cui dominava il legno, erano decisamente poco diffusi. I successi sono immediati, soprattutto tra una clientela esigente equamente diffusa tra Italia, Medio Oriente, Costa Azzurra e Grecia.
Nel giro di un lustro le dimensioni crescono da 14 a 38 metri e nel 1967 viene lanciato il primo SuperConero, un 23 metri che con le sue linee iconiche ed estremamente riconoscibili è diventato una pietra miliare dello yacht design mondiale oltre che un punto di riferimento per scafi successivi, tanto che è stato di ispirazione anche per Latona, un 50 metri varato nel 2018.
In questi anni di boom economico e di aziende spesso a conduzione famigliare o con gestioni un po’ improvvisate, l’organizzazione di CRN era decisamente all’avanguardia. Le mansioni e le procedure erano estremamente codificate e integrate le une alle altre. L’ufficio tecnico lavorava in maniera complementare con l’ufficio allestimento e con la sala tracciati, dove i tracciatori disegnavano in scala 1:1 l’intera barca. Poi l’officina dove si tagliavano e preparavano i pezzi con il pirotoma, precursore dell’odierno pantografo.
Poi meccanici e motoristi, che si occupavano della parte del motore. I tubisti che seguivano gli impianti idraulici. E infine la falegnameria, che si occupava di tutti gli allestimenti esterni e della creazione della coperta che veniva posizionata doga per doga, con doghe di teak di 5 cm che dovevano piegarsi seguendo il movimento della barca, impiegando giorni e giorni di lavoro.
A completamento un team di ebanisti, falegnami e operai specializzati dedicati alla creazione e agli allestimenti degli interni. Sono di questo decennio yacht come il 21 metri Papo del 1966, il 21,6 metri New Caravelle, le navette della linea Micoperi e anche Bagheera, un 38.40 metri in acciaio e alluminio che rappresenta il record di lunghezza di quegli anni e che pone CRN tra i principali costruttori di superyacht mondiali.
1973 – 1982
Gli Anni 70 sono quelli dell’incontro di Sanzio Nicolini con Carlo Riva, degli omonimi cantieri. Riva cercava qualcuno cui appaltare la costruzione di alcuni motoryacht in acciaio di dimensioni importanti (per l’epoca) e CRN era il massimo leader italiano a riguardo.
Dalla partnership tra i due cantieri nascono due barche che hanno fatto la storia dello yachting: Marco Polo, ispirata alla SuperConero e Vespucci. Ed è sempre in questi anni che nasce uno dei tratti caratteristici di tutti gli yacht CRN: la riconoscibilità, un plus non da poco in un mondo che si sta espandendo velocemente e in cui distinguersi diventa fondamentale per consolidare la fama. Un processo già iniziato con la linea SuperConero che nel corso degli Anni 70 che evolve fino ad avere linee proprie ben precise.
In quegli anni infatti tutti gli yacht CRN sono caratterizzati da una prua particolare, disegnata con spigolo di prua e ispirata al mondo delle barche da pesca che le rende immediatamente riconoscibili. Una prua scelta per la sicurezza che offriva in mare anche con condizioni impegnative e per il maggior volume che offriva alla zona equipaggio, ma che divenne il trademark stilistico del cantiere. Tra le barche più famose di questo decennio vanno sicuramente ricordate Varmar, un 32,40 metri varato nel 1982 e firmato da Jon Bannenberg; il 31 metri Gazzella del 1974, i 35 metri Moneikos del 1976 e Caribe III del 1979 e Santa Cruz Ters, 26 metri dello stesso anno.
Da non dimenticare anche Awal, il 47 metri che fu il primo yacht da diporto al mondo ad avere un eliporto touch and go sul ponte. Ma lo yacht che segnerà più profondamente il periodo è Fath Al Khair, un 47,2 metri varato nel 1978 per l’emiro del Qatar e realizzato secondo i suoi incredibili desideri. Con questo scafo CRN dimostrò la sua capacità di costruire scafi di dimensioni davvero importanti e diede il via a un processo di crescita, in termini di misure, che non si sarebbe più fermato arrivando fino agli 85 metri attuali.
CRN 1983 – 1992
Gli 80 sono anni chiave per il cantiere. È in questo decennio, infatti, che si definisce la sartorialità degli yacht a marchio CRN e l’armatore diventa l’attore principale di tutto il processo costruttivo. Sono anche gli anni della collaborazione con il Cantiere Morini (poi acquisito nel 2002), con George Nicholson e con i grandi nomi dello yacht design come Jon Bannenberg, Gerhard Gilgenast, Paola Smith, Terence Disdale, Dilday, Aldo Cichero e Alberto Pinto.
E sono, naturalmente, gli anni dell’F110 dell’Avvocato Agnelli, una delle barche che hanno fatto, e non è un modo di dire, la storia dello yachting. Grazie a tutti questi fattori la fama di CRN divenne internazionale, portando il cantiere marchigiano ad aggiudicarsi contratti sempre più importanti per barche bespoke. Capolavori degli Anni 80 sono scafi come quelli firmati da Jon Bannenberg: Vanina, 32.80 metri del 1986 e Akitou, un 52,50 metri del 1983 che segna un nuovo record, in termini di lunghezza, per CRN, oltre a quello firmato da Terence Disdale, il Vagabondo, 61,20 metri del 1986.
Ma l’anno clou del decennio è il 1983, anno in cui viene varato F100. Fortemente voluto dall’Avvocato Agnelli, questo yacht può essere considerato il precursore degli Explorer tanto di moda oggi. Uno yacht che fece notizia non solo per il nome del suo armatore, ma anche per le dotazioni avveniristiche. E che, naturalmente, regalò a CRN una fama mondiale. L’F100, un 32,8 metri progettato da Gerhard Gilgenast, era uno scafo apparentemente minimal, con l’unico vezzo della linea di bellezza in oro zecchino che correva da prua a poppa sotto al bottazzo.
Uno scafo progettato per lunghe navigazioni in qualsiasi condizione meteo e a qualunque latitudine, con linee esterne minimaliste ma con un cuore tecnologico che ha aperto la via a molte rivoluzioni nel mondo nautico. È stata la prima barca con imbonaggi fluttuanti su gomma per renderla silenziosa; il primo 33 metri con eliporto; il primo yacht con piastre anti-vibranti per impedire alle vibrazioni del motore di propagarsi. Insomma un capolavoro di ingegneria navale opera di CRN che, in quel caso, si avvalse anche della collaborazione di un team di esperti della NASA.
1993 – 2002
L’inizio degli Anni 90 è profondamente segnato dalla Guerra del Golfo, soprattutto per chi, come CRN, ha molti clienti nell’area del Mediterraneo Orientale. Ma in generale tutto il settore della nautica da diporto ne risente. Forte del suo know how il cantiere punta sulla diversificazione allargando le sue attività anche al refitting e implementando la parte commerciale. Crescono le dimensioni degli scafi e, parallelamente, cresce l’attenzione al cliente.
in un periodo in cui si sta affermando la costruzione di scafi in serie, gli yacht CRN diventano bespoke puri, che vengono progettati e costruiti per dar corpo ai sogni dei loro armatori. Sono gli anni della collaborazione con Walter Franchini che insieme al cantiere progetta quel capolavoro che è Aqualibrum, il 40 metri del 1994. Ma anche del sodalizio con Terence Disdale, cui si devono il 65 metri Awal II che segna un nuovo record di lunghezza e il 50 metri Sahab IV Sahab IV, di cui disegna gli interni mentre gli esterni sono firmati dallo Studio Scanu che aveva già in essere una collaborazione con CRN, firmando il 48 metri Pegaso, proseguendo con il 50 metri Pestifer e il 60 metri Numptia che più di altre, con la sua famosa poppa tonda, diventa l’emblema del bespoke yacht.
Tutti e tre gli yacht hanno interni di François Zuretti. E sempre Numptia è lo yacht realizzato a cavallo di una delle trasformazioni che cambieranno il destino di CRN. Nel 1999 il cantiere entra infatti a far parte del Gruppo Ferretti che è diventato uno dei principali player mondiali nella progettazione e nella costruzione di yacht e navi da diporto e che riunisce brand del calibro di Custom Line, Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama e Mochi, cui si aggiungerà Wally nel 2019.
CRN è l’elemento mancante che sancisce la completezza e la versatilità del Gruppo. Nel 2001 CRN e Custom Line formano ad Ancona il polo nautico dei super e megayacht del Gruppo Ferretti dove vengono costruite le navi da diporto CRN in acciaio e alluminio e l’intera gamma in composito, oltre naturalmente ai Custom Line.
Primo yacht della nuova era è Magnifica, un 43 metri firmato da Nuvolari Lenard. L’anno successivo è quello dell’acquisizione del Cantiere Navale Morini che, grazie al suo know how consolidato in quasi 60 anni di storia e grazie alle 280 navi costruite tra mercantili, pescherecci e navi militari, porta in CRN un grande valore aggiunto. Grazie ai suoi spazi, poi, la superficie totale del polo superyacht arriva ad estendersi per 80mila metri quadrati.
CRN 2003 – 2012
Grazie all’aumento di superficie del polo produttivo dato dall’acquisizione del Cantiere Morini la produzione di CRN cresce proporzionalmente alla sua fama e si arriva a cinque vari in un anno. Nel 2003 e nel 2005 vengono varati Kooilust Mare e Saramour, due yacht di 43 metri disegnati da Nuvolari Lenard che segnano una tappa importante nella storia di CRN.
Pur essendo dei bespoke yacht vengono infatti utilizzati usando la stessa piattaforma navale di Magnifica, cui tra l’altro si ispirano. Un particolare non da poco, che rivoluzionerà l’intero processo produttivo.
Sfruttare piattaforme esistenti garantisce infatti flessibilità nella costruzione, facilita la pianificazione del lavoro e ha un impatto decisivo sui tempi di produzione, di collaudo e di consegna, oltre a garantire agli armatori una struttura molto affidabile.
In questo periodo inizia anche la collaborazione con Zuccon International Project che firma Ability, il 54 metri del 2006 il primo con la poppa aperta.
Articolato su cinque ponti ha vetrate verticali e un aspetto imponente che diventerà un’icona di CRN. Nemmeno un anno dopo tocca a Maraya, il 54 metri che segna un altro primato. È infatti il primo yacht ad avere le terrazze apribili a picco sul mare.
La collaborazione con lo studio romano è serrata in questi anni e dà vita a altre sei barche considerate dei capolavori dello yachting del primo decennio del 2000: il 60 metri Givi, il 57 metri Romance, i 60 metri Tacanuyaso, Blue Eyes, che inaugura l’era dei beach club, Mimtee e Darling Danama, il primo yacht a montare il sistema di abbattimento acustico attivo.
Cinque scafi di dimensioni considerevoli in neppure quattro anni, a riprova che il sistema delle piattaforme navali è vincente. Nel 2010 arriva un nuovo record per quel che riguarda la lunghezza, viene infatti varato il 72 metri Azteca disegnato da Nuvolari Lenard. Oltre alla crescita continua della lunghezza degli yacht, questo decennio è segnato da altre due novità. La prima fu l’inizio della costruzione di yacht in composito a marchio CRN. Le barche varate furono 13: sei CRN 128’ di 40 metri e sette CRN Navetta ‘43 di 43 metri. La seconda, l’acquisizione del Gruppo Ferretti da parte di SHIG-Gruppo Weichai.
2013 – 2023
Il primo grande yacht successivo all’ingresso di SHIG-Gruppo Weichai come azionista di maggioranza è J’Ade, il 60 metri disegnato da Zuccon International Project che spicca per la progettazione all’avanguardia e per il suo rivoluzionario e futuristico garage allagabile, mai visto su un 60 metri. Si tratta di un unicuum a livello mondiale per questo tipo di nave su cui uno spazio tecnico è stato completamente ripensato per diventare anche una zona living fuori dagli schemi.
Nel 2013 è la volta di Chopi Chopi che, con i suoi 80 metri di lunghezza fuori tutto, mantiene ancora lo scettro di ammiraglia del cantiere e che porta per la prima volta a bordo il sistema di staff call, MyConcierge.
Controllato in maniera semplice e immediata attraverso degli iPad rende possibile interagire direttamente con i membri dell’equipaggio e avere accesso a numerosi servizi. Entrambi questi scafi testimoniano, ancora una volta, l’eccellenza progettuale e costruttiva di CRN e la sua capacità di realizzare progetti true custom.
Un anno dopo, nel 2014 è la volta di altri due scafi che danno il via alla storia contemporanea di CRN. Si tratta di Saramour, il 60 metri disegnato da Francesco Paszkowski che è una vera e propria galleria d’arte galleggiante.
Gli interni sono infatti pensati per esaltare al massimo le opere d’arte di cui l’armatore è un collezionista; e Yalla, il 73 metri del 2014, inaugura invece la collaborazione con Omega Architects ed è la prima imbarcazione ad essere costruita sulla nuova piattaforma navale da 12.5 metri di larghezza.
L’anno dopo è la volta di Atlante, il 55 metri di Nuvolari Lenard che stravolge l’idea di layout. Il main deck è infatti un’area open e polivalente che da tender garage può trasformarsi in living.
I vari degli anni successivi sono quelli della storia recente di CRN: Cloud 9, 74 metri con interni di Andrew Winch; Latona, 50 metri di Zuccon International Project così come Mimtee, che ha interni disegnati da Laura Sessa, che con i suoi 79 metri ha rischiato di rubare l’ammiragliato a Chopi Chopi.
E ancora Voice, Rio e Ciao. Tutti scafi che mostrano l’eccellenza raggiunta da CRN e lasciano intuire le prospettive future fatte di sostenibilità, lungimiranza e, ovviamente, trend setting.
giuliana fratnik