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Il Motopanfilo di Benetti

Un compito difficile quello che, dopo un contest tra diversi studi, Benetti ha affidato a Francesco Struglia, Claudio Lazzarini e Carl Pickering: trovare un erede per i panfili Benetti degli Anni 60. Quelle barche di 20/30 metri che avevano nomi concreti come Gabbiano, Delfino, Mediterraneo e che con il loro fascino hanno stregato Principi, milionari e persino star eccentriche come David Bowie.

Ma ripensare le barche che hanno fatto la storia del diporto non è un’operazione semplice. Perché Benetti non voleva un restyling, ma una nuova barca che racchiudesse il fascino, l’eleganza, il garbo e le suggestioni dei panfili di un tempo.

Motopanfilo è nato così, come un’araba fenice sulle ceneri dei ricordi mai sopiti di qualcosa di straordinariamente elegante che è diventato negli anni il simbolo dello yachting più vero e più emozionante. Lungo 37 metri è un capolavoro di tecnologia e di design che, grazie a un sapiente uso dei dettagli e a un’interpretazione intelligente e colta dei loro tratti salienti, riporta alla mente i panfili Anni 60 e li proietta nel futuro.

Dei suoi antenati mantiene le linee pulite e le potenze che uniscono scafo e sovrastruttura. Francesco Struglia ha infatti ripreso le forme della potenza di stile di un tempo che danno all’insieme una sensazione di protezione, come se lo scafo fosse un guscio che accoglie e protegge gli ospiti.

Geniale il bordo in vernice color bronzo che riprende, attualizzandolo, il capodibanda di legno che caratterizzava i panfili Anni 60. «La definizione di questo bordo è stata davvero maniacale», spiega Federico Lantero, Product Marketing & Communication Director, «abbiamo fatto impazzire il nostro ufficio tecnico finché non siamo riusciti a ottenere un colore e una consistenza al tatto perfetti».

Maniacale, del resto, è il termine che meglio si addice a questo yacht. Tutto, a bordo, è stato definito nei minimi dettagli. La poppa, per esempio, è stata integrata nel volume dello scafo per rendere omaggio alle poppe tonde, ma anche per consentire di avere un portellone fortemente inclinato che non solo desse slancio alle linee esterne, ma che offrisse anche una maggior superficie da dedicare al beach club equipaggiato con una spettacolare capottina integrata che, all’occorrenza, regala ombra e privacy. 

Negli interni Claudio Lazzarini e Carl Pickering hanno fatto un vero capolavoro. Proprio loro, che nel 2004 firmarono Sai Ram, un Benetti di 52 metri che sfoggiava interni supermoderni in un mondo dominato dal classico, questa volta sono andati in controtendenza. Infischiandosene dei trend del momento che prevedono yacht equiparati a ville sul mare, hanno trasformato Motopanfilo nell’apoteosi dello yachting style, rivisto in chiave contemporanea.

«Avevamo voglia di tornare a fare una barca che fosse tale», spiega Claudio Lazzarini. «Qualcosa che facesse sentire gli ospiti coccolati e protetti ma che, al tempo stesso, interpretasse un nuovo modo di vivere il mare». 

Per farlo lui e Carl Pickering hanno letteralmente smaterializzato le murate sostituendole con un gioco di specchi che riflette il panorama esterno ma, grazie a un sapiente gioco di prospettive, non le persone che popolano lo yacht, e hanno anche interpretato la struttura interna dello scafo come se fosse l’ossatura di una balena.

«Un baglio immaginario con forme curve che danno un senso di protezione e accoglimento e fanno subito barca», spiega ancora Lazzarini. «Questa ossatura, che gestisce la strutturazione della barca e ne delimita gli spazi come un pentagramma, serve anche a nascondere le zone tecniche, valorizzandone gli spazi», conclude. Il sapiente uso dei materiali e il ritorno al legno naturale per cielini e paioli riportano immediatamente alle atmosfere nautiche d’antan, reinterpretate secondo una concezione più moderna. Motopanfilo può accogliere dieci ospiti in una suite armatoriale posta sul ponte principale e in quattro cabine doppie sul lower deck.

Queste ultime sono caratterizzate dalla scelta di Lazzarini Pickering di non rettificare le murate dello scafo e di lasciare la svasatura a vista, riproponendo il tema stilistico dei bagli con un’inversione di colori e materiali rispetto al main deck.

Tra gli atout dello scafo, c’è sicuramente l’Observatory Deck, anch’esso ripreso dai panfili degli Anni 60. Un tempo posizionato intorno all’alberotto centrale, oggi è sopra l’hard top ed è un vero e proprio nido dove rifugiarsi a prendere il sole o ad ammirare le stelle nella privacy più assoluta. Perché a bordo di Motopanfilo si può passare dal ventre della balena al firmamento nel giro di due rampe di scale.

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