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In collaborazione con Enrico Chieffi

Slam. Come il suono di una vela che si spezza al vento. Slam. Come il suono delle vele del 470 con cui Enrico Chieffi e suo fratello Tommaso hanno vinto il Campionato del Mondo del 1985. Slam. Come le vele del Moro di Venezia alla Coppa America del 1992 con Enrico Chieffi come tattico. Slam. Come le vele della Star con cui, insieme a Roberto Sinibaldi, ha vinto il campionato del mondo nel 1996. Slam. Come le vele delle migliaia di barche su cui Enrico Chieffi ha regatato e SLAM come il nome dell’azienda, SLAM s.p.a., fondata nel 1979 e ora rinominata SLAM.com, con Enrico Chieffi al timone. “Anche se non sono nato timoniere. Lo sono diventato”, spiega Chieffi. “Sono nato come arciere. Sul 470 Tommaso timonava e io mi guardavo intorno e dicevo dove andare. Devo molto alla vela, una folle scuola di vita. Nel lavoro e nella vita ho imparato a utilizzare tutto ciò che ho imparato sulla barca. Soprattutto, guardare avanti. Che è quello che si fa su una barca a vela.

©Andrea Muscatiello

Nato ad Anversa, in Belgio, e cresciuto a Marina di Carrara, in Toscana, ha 58 anni e una laurea in economia e commercio (ma voleva studiare ingegneria e ha mantenuto questo approccio: “Anche in barca, ho sempre affrontato le cose applicando il metodo”). Enrico Chieffi è entrato nella newco SLAM.com dopo 23 anni trascorsi alla Nautor’s Swan di Leonardo Ferragamo: da direttore commerciale ad amministratore delegato e vicepresidente. “A un certo punto, però, mi sono detto che era arrivato il momento di una nuova sfida. Mi sarebbe piaciuto passare da manager a imprenditore.


E si presentò un’opportunità… Proprio così. Un mio amico, Francesco Trapani di VAM Investments, una holding specializzata in investimenti di private equity, mi ha chiesto di aiutarlo a valutare un’azienda di abbigliamento per la vela che gli era stata proposta, la SLAM s.p.a. Si trattava di un investimento atipico per la sua azienda, che in genere, quando rileva un’impresa, lascia una quota significativa ai proprietari, affiancati da manager. In questo caso, tuttavia, l’idea era di rilevare l’intera azienda.

Il 33° vincitore dell’America’s Cup, Oracle, si è vestito da Slam

Qual è stata la sua valutazione?
Ho detto a Francesco che era una buona opportunità e gli ho proposto di fare l’operazione insieme. La sua risposta è stata che era necessario trovare un imprenditore e che io dovevo diventarlo.

E la sua risposta?
Mi ha dato una serie di possibilità di impegno. Ci ho meditato sopra. Ho parlato anche con Leonardo (Ferragamo, di Nautor’s Swan, ndr) che mi ha appoggiato e mi ha detto che era una bellissima opportunità.

Alessandra Sensini, vestita da Slam, con la sua medaglia d’oro olimpica

Che tipo di azienda è SLAM?
C’è un’intera generazione di velisti che è cresciuta con lo SLAM. È un marchio noto non solo in Italia ma anche all’estero. Il sito web, su cui stiamo lavorando per adattarlo al moderno e-commerce, cosa non facile, è molto popolare. Insomma, non è solo un punto di partenza forte ma anche molto amato, ma negli anni ha perso la sua identità. Il nostro obiettivo è chiaro. Vogliamo restituire al marchio la sua forte identità e farlo diventare il marchio italiano di riferimento non solo in Italia.

Groupama @Vor con Slam Equipment

Quali saranno le tappe di questo rilancio?
Le aree di intervento sono tre. La prima riguarda l’identità e comprende la collezione Custom, dedicata agli atleti di alto livello, la collezione Pro per le regate e le crociere di alto livello, e una linea Outdoor con articoli, come la giacca scooter, i cui materiali e soluzioni tecniche saranno assolutamente simili a quelli utilizzati nelle regate. Inoltre, c’è la linea di accessori. Gli altri settori sono la produzione, che in parte riporteremo in Europa dall’Estremo Oriente e dalla Cina, e in gran parte riporteremo in Italia, senza sorprese di prezzo per i clienti. Infine, il settore della comunicazione.

Un’immagine storica della Maxi Merit con l’equipaggiamento dello Slam

E la comunicazione include la sponsorizzazione. Quali sono i progetti?
Il nostro concetto di sponsorizzazione consiste nel lavorare con gli atleti e le organizzazioni veliche per avvicinarli alla gente comune. Gli investimenti che facciamo nel testimonial, nella scuola di vela o nella regata contribuiranno a renderli famosi. Ci sono atleti di altri sport che tutti conoscono. Vorremmo che i nostri velisti, i nostri campioni fossero conosciuti anche da chi non è un appassionato di vela. In breve, vorremmo portare la vela nella vita di tutti i giorni.

A proposito di sponsorizzazioni, siete fornitori tecnici della Federazione Italiana Vela. Quali sono i programmi?
Non ci limitiamo a fornire le uniformi per le cerimonie, ma forniamo agli atleti tutti i capi di abbigliamento, soprattutto quelli tecnici da abbinare alla loro barca. Esiste un’estrema specializzazione in capi tecnici per diverse imbarcazioni, come il 470 o il 49er e il Kitefoil. Lo stesso vale per molti tipi di navigazione. Mi riferisco al mondo delle regate d’altura, da quelle di club a quelle oceaniche. Per questo stiamo conducendo ricerche in collaborazione con i Politecnici di Milano e Torino.

©Andrea Muscatiello

Un’ultima domanda sull’abbigliamento sportivo, che è diventato uno stile di vita. Come state affrontando questa sfida?
L’abbigliamento sportivo, come dimostrano le cifre, è una categoria in costante crescita. E la crescita è il motivo per cui è stata creata questa azienda. In secondo luogo, gli indumenti sportivi hanno un contenuto tecnico che gli indumenti da città non hanno. E stiamo lavorando alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni innovative. In terzo luogo, la severità della navigazione, dove si è esposti a elementi talvolta più estremi che in montagna. Ed ecco che rispondiamo con la linea Outdoor, che avrà le stesse qualità e tecnologie della collezione Pro, pensata per essere utilizzata ogni giorno e per far sentire le persone parte del mondo della vela, anche in città.

Ultimo ma non meno importante. Cosa porta Enrico Chieffi a SLAM.com?
Il metodo. Il sistema che vorrei applicare a questa azienda, che in 42 anni ha creato stile, tecnologia, comunicazione e passione, ma che a mio avviso ha mancato di metodo. E da buon tattico, sono abituato a guardare avanti.

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