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Umberto Pelizzari e Oris: superare i limiti con la forza del respiro

Da dove iniziare. Con un personaggio del calibro di Umberto Pelizzari (e Oris con lui) non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si potrebbe partire, per esempio, dai suoi record. Sono ben 16 compreso quello che lo ha portato a superare il muro dei 150 metri di profondità.

photo ©Sergio Hanquet

 Nessun essere umano prima di lui ci era riuscito trattenendo il respiro. Poi, una volta ritiratosi dalla scena agonistica, Pelizzari ha tenuto viva la sua passione per il mondo sommerso attraverso tutta una serie di attività che, nel giro di poco tempo, lo hanno portato a ricoprire il ruolo di docente in Medicina Subacquea e Iperbarica, di divulgatore scientifico come reporter televisivo ai quali si aggiungono gli innumerevoli articoli, libri e manuali sull’ambiente marino e sull’apnea, naturalmente tutti a sua firma. 

Oris
photo ©Sergio Hanquet

E, a proposito di apnea, Pelizzari ha fondato anche una vera e propria scuola, l’Apnea Academy, con l’obiettivo di portare avanti un lavoro di ricerca e didattica su questa attività. Una vita intensa quella di Pelizzari scandita anche dalla presenza di Oris. Non poteva essere altrimenti per un marchio orologiero che guarda al mare non solo come a una fonte inesauribile d’ispirazione, ma anche come a un patrimonio da tutelare. Ecco cosa ci racconta Pelizzari nell’intervista concessa a Sea Time. (Here all our posts about Oris).

Oris

Come ha scoperto l’apnea?  

Quasi per caso. In realtà avevo paura dell’acqua e perfino della doccia. Poi madre mi ha mandato in piscina. Da lì la svolta. È stata una vera e propria scoperta. La paura si è trasformata in passione. Complice il nuoto ho avvertito una fortissima attrazione per l’acqua. Dopo qualche mese, sono entrato nella squadra agonistica. Avevo 4/5 anni e iniziai a frequentare la piscina tutti i giorni. Piuttosto che nuotare mi divertivo di più a trattenere il fiato e a nascondermi sotto la scaletta per saltare le vasche di allenamento. Andando avanti provavo a restare quanto più tempo possibile sott’acqua senza respirare cercando, ogni volta, di superare il mio limite. Così ho scoperto l’apnea. Poi ho smesso il nuoto e ho iniziato ad allenarmi in modo più specifico contattando alcuni professionisti nell’ambito della respirazione e delle tecniche di rilassamento. All’epoca di apnea non si sapeva nulla. 

Oris
photo ©Sergio Hanquet

Si ricorda la sensazione che ha provato la prima volta in cui ha praticato questa disciplina? 

Sì, la ricordo benissimo. Avevo 9 o 10 anni ed ero insieme ai miei amici quando, per la prima volta, ho indossato la maschera. Ho guardato il mare in profondità e ricordo la sensazione di vertigine che provai. Ma è bastato un attimo perché passasse. L’acqua era molto limpida e il richiamo è stato irresistibile. Sensazioni che provo ancora adesso.

Oris
photo ©Sergio Hanquet

Preferisce definire l’apnea una disciplina piuttosto che un’attività sportiva. Qual è la differenza? 

Rispetto a una pratica sportiva nell’apnea la componente mentale è al centro di tutto. 

La mente è lo strumento che ti permette di sentire ogni parte del tuo corpo. Ma, il termine disciplina si riferisce anche a uno stile di vita da adottare che non ammette deroghe. Per esempio, non devi né fumare né bere altrimenti ti precludi la possibilità di provare sensazioni che solo l’apnea può farti vivere. 

Oris
Aquis Small Second, Date

Ha anche detto che un sub scende per guardare mentre un apneista per guardarsi dentro. Cosa significa? 

Dell’apnea si dice che sia una forma d’introspezione, per lo meno da un certo livello in poi. Quando scendi con le bombole puoi portarti la macchina fotografica, scattare delle foto da condividere con i tuoi amici. L’apnea, al contrario, porta a concentrarsi esclusivamente su te stesso. Il corpo diventa un recettore di sensazioni ed emozioni che sono difficili da trasferire su carta o su un supporto digitale. È un tipo di esperienza molto più intima e personale. 

Oris
Aquis Small Second, Date

Tra i tanti record che ha stabilito a quale si sente più legato? 

Non esiste un record migliore dell’altro. Dietro ogni primato ci sono sacrifici, mesi di allenamento e un lavoro di squadra incredibile. Li ritengo tutti, in qualche modo, unici. Come il primo che ho conquistato perché nessuno avrebbe scommesso nulla su di me. Oppure quando ho raggiunto i 150 metri di profondità. Un traguardo importante a livello umano ma anche sul fronte della conoscenza. Lo avevo stabilito con un timpano rotto una condizione che per la medicina iperbarica non lo avrebbe reso, sulla carta, possibile. 

Oris
Aquis Small Second, Date

Com’è nato l’incontro con Oris? 

Erano gli ultimi anni di gare. Ricordo che all’epoca c’era Carlos Coste. Un “avversario” in acqua ma anche un grande amico fuori. Coste, all’epoca, era sponsorizzato da Oris. Rimasi colpito perché al polso portava sempre orologi bellissimi con una cassa dalle dimensioni importanti. 

Fu in quel momento che iniziai a familiarizzare con il marchio. In seguito, venni contattato dal CEO di Interwatch (distributore ufficiale Oris per l’Italia ndr) per sondare la possibilità di dare vita a una collaborazione. Lo sorpresi iniziandogli a elencare i modelli e, a parlargli della storia del marchio. Avvenne tutto in modo molto spontaneo. Ancora oggi condividiamo tante idee e progetti che cerchiamo di mettere in pratica. Abbiamo realizzato l’Aquis Oceano Pulito con Umberto Pelizzari L.E.), una limited edition per l’Italia di 250 esemplari.

Oris

Quali sono i valori che condivide con questo marchio orologiero?

Oris ha iniziato ad avere a cuore la salvaguardia dell’ambiente parecchi anni fa, in tempi non sospetti, quando ancora se ne parlava poco. Un tipo di approccio diventato un modello di riferimento perché ha dimostrato che si può fare impresa in modo sostenibile ponendo al centro la tutela dell’ambiente. Un motivo in più per essere orgoglioso di far parte di questo team.

Matteo Zaccagnino

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