Progetti volti a elevare la quotidianità promuovendo un rapporto positivo tra persone, luoghi e oggetti, nel nome di un’intangibile joie de vivre e di un senso di benessere che rispetti il mondo naturale. Così si può riassumere il concetto di architettura e design consapevole cui è legato indissolubilmente il nome di Matteo Thun, una delle firme italiane più note all’estero e che ha debuttato recentemente nello yacht design. (Qui tutti i nostri post su Matteo Thun)
Matteo Thun e l’Azimut Seadeck 6
Ed è proprio da qui che vogliamo partire. «Progettare l’interno di un motoryacht non suona conscious a primo impatto. Ma Azimut offre i più alti standard di motori ibridi e con Seadeck 6 vogliamo progettare un interior iconico e contemporaneo che lasci un segno e porti la barca di alta qualità al livello successivo», sottolinea Matteo Thun.
«Seadeck 6 è sinonimo di un’esperienza di yacht attenta al futuro, che identifica una visione olistica e che riduce significativamente l’impronta di carbonio, acqua e rifiuti. Come risultato di una profonda ricerca internazionale, garantisce il massimo comfort e longevità e assicura un intero ciclo di vita, dalla produzione al trasporto fino all’uso e allo smaltimento: nessuno spreco. Per progettarlo abbiamo unito tutto il nostro know-how maturato nel settore dell’ospitalità e dell’architettura residenziale a un’immensa e intensa ricerca sui materiali».
Vent’anni fondamentali
La prima volta che abbiamo incontrato Thun come redazione di Yacht Design erano gli inizi degli Anni 2000 e l’architetto stava lavorando al progetto di Tortona 37 a Milano. «Tutto ciò che è successo nel frattempo ha influenzato enormemente la nostra vita quotidiana», specifica. «Ritengo che abbiamo fatto esperienza di un fondamentale cambiamento di paradigma: l’11 settembre 2001 ha rappresentato la fine di alcuni habitus del consumatore, la digitalizzazione ha cambiato la comunicazione globale e la pandemia ci ha fatti rallentare e fare un passo indietro. Il dibattito attuale sull’ambiente, sul cambiamento climatico e sul consumo sostenibile, le visioni degli scienziati e filosofi che attribuiscono un ruolo curativo alla natura e alla flora e le attività dei conservazionisti internazionali ci hanno resi sicuramente più consapevoli su questo tema importante.
Matteo Thun e il Genius loci
Come architetti e designer, abbiamo la grande responsabilità che ciò che progettiamo duri nel tempo. Dovremmo parlare di healthy living e metterci realmente in discussione per proteggere il pianeta e permettere ai nostri figli di vivere ciò che abbiamo vissuto noi da giovani. Crediamo di poter dare un grande contributo a una vita salutare, semplice e, perché no, migliore».
Ciò significa anche aver rispetto del luogo che ospita un’architettura, pensando a soluzioni perfettamente integrate nel territorio e quindi nel paesaggio. «Cerchiamo sempre di costruire il più possibile in armonia col Genius Loci e di usare i materiali circostanti», continua Thun. «Per fare un esempio: ispirate all’architettura Walser e alla tradizione alpina, le facciate del Waldhotel Bürgenstock Resort sono state realizzate con gabbioni riempiti con pietra recuperata dagli scavi del Bürgenberg, rintracciandone il profilo e integrando l’edificio nel volume originale del fianco. Il trasporto può essere estremamente ridotto utilizzando legno di larice locale per la struttura esterna, che fornisce un sistema di pergolato per i balconi delle camere, facendo da frangisole e proteggendo da tutti gli agenti atmosferici. Le piscine e i sistemi di irrigazione possono contare sull’acqua del lago come fonte di energia alternativa. Per quanto riguarda l’area dismessa del “Parco Sul Sile” a Treviso, ne ripristineremo gli edifici storici risalenti al 1700, affacciati sul fiume Sile.
Il progetto prevede un intervento di riqualificazione e riuso degli edifici esistenti, oggi abbandonati e in condizioni di forte degrado, e la costruzione di nuove abitazioni a uso residenziale, distribuite in edifici a due e tre piani circondati dal verde. Gli edifici storici del complesso del Mulino saranno sottoposti a interventi di restauro conservativo, con la supervisione della Soprintendenza, per preservarne il carattere e lo spirito originale. Tutti i nuovi interventi saranno caratterizzati da un linguaggio contemporaneo e ben riconoscibile, pur mantenendo un dialogo constante con le preesistenze e il contesto. Il parco sarà aperto alla comunità di Treviso, fornendo spazi pubblici e servizi che daranno nuova vita all’area e creeranno spazi di aggregazione. Il progetto prevede anche la possibilità di risistemare e ampliare il percorso pedonale e ciclabile lungo il fiume, valorizzando l’esperienza della Restera. Il progetto sarà un omaggio alla città di Treviso, ai suoi corsi d’acqua e, ovviamente, all’antico mulino».
Rispettare il territorio, quindi, vuol dire anche includere e far rivivere il già costruito e il dismesso, come è previsto anche per il The Langham Venice Hotel & Resort, progetto che prevede il restauro del Cinquecentesco Casino Mocenigo e i suoi affreschi originali attribuiti alla scuola di Paolo Veronese, oltre alla riqualificazione degli edifici industriali della fabbrica di vetro del XX secolo. «Siamo entusiasti perché si tratta di un’esperienza unica che restituirà questi edifici storici alla loro gloria passata», prosegue Matteo Thun. «Insieme con il The Langham Hospitality Group e la Soprintendenza di Venezia, garantiremo che il The Langham Venice possa essere un autentico riflesso della cultura e dello stile di vita veneziani. Siamo impazienti di vedere questa visione concretizzarsi».
Del resto Matteo Thun si è sempre fatto portavoce di un dialogo continuo con la tradizione artigianale. «Mia madre era una ceramista e sono cresciuto guardandola lavorare con l’argilla tutti i giorni. Quando lavoriamo con i soffiatori di vetro veneziani e gli artigiani liguri, sono sempre affascinato dalla straordinaria bellezza che riescono a dare a un prodotto. L’artigianalità è un’eredità culturale unica che dovrebbe essere rinnovata».
E continua: «I materiali tattili parlano ai sensi, comunicano bellezza, interiorità e sensorialità: amo la pietra naturale a celle aperte per la sua incredibile tattilità ed energia, il vetro soffiato a bocca per le sue linee morbide, la sua traslucenza e bellezza. E poi il legno perché è il cemento del XXI secolo; è sinonimo di durabilità tecnica ed estetica, ha un ciclo di vita praticamente infinito e incarna l’idea di costruire in armonia con l’ambiente, la cultura e l’economia locale. È multitattile e sensoriale, equilibra il clima interno e rafforza il nostro sistema immunitario. Il lavoro con il legno incarna il nostro approccio alla consciousness e contribuisce a plasmare la bellezza del futuro». Futuro che, ci ha confidato l’architetto, prevede: «Salò… e molti altri segreti!».
Gaia Grassi