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Tudor e Nic Von Rupp: surfando sulle onde del tempo

Quando si dice il destino. Padre tedesco, madre e partnership svizzere. Il sogno di cambiare vita e trasferirsi in un posto vicino al mare e con un clima mite. Quindi la scelta di stabilirsi a Lisbona in Portogallo. È qui che il 2 agosto del 1990 ha inizio la storia di Nic von Rupp oggi considerato uno dei surfisti più talentuosi sulla scena mondiale.  (Qui tutti i nostri post sui Tudor).

Tudor

Nic Von Rupp e Tudor: big wave surf

Non poteva essere altrimenti per chi, come lui, ha sentito il richiamo del mare e delle onde sin da bambino. Il resto è storia. Una storia che lo ha portato a specializzarsi nel “big wave surf” ovvero quella più estrema nell’ambito di questa disciplina sportiva. Tradotto vuol dire domare onde che possono arrivare fino a 30 metri di altezza. Un nuovo capitolo nella sua carriera scandito dalle lancette di Tudor di cui von Rupp è diventato ambassador. E pensare che tutto ha avuto inizio con una canzone dei Beach Boys come ci ha raccontato in questa intervista esclusiva concessa Sea Time.

Tudor

Com’è nata l’idea di avvicinarsi a questo sport?

Da una combinazione di fattori. La curiosità si accesa quando ero giovane ascoltando le canzoni dei Beach Boys nell’auto di mio padre. L’idea di cavalcare le onde iniziò ad affascinarmi da quel momento. Successivamente l’incontro con surfisti come João Macedo, Pedro Pinto e Tomás Valente, mi ha aiutato a crescere molto e ad alimentare la passione verso questa disciplina.

Tudor

C’è una figura che più di altre ha ispirato maggiormente la sua carriera?

João Macedo. È stato il mio primo maestro di surf e ha avuto un ruolo fondamentale nell’insegnarmi ad affrontare le mie paure. Come surfista professionista di grandi onde e amico, continua a essere un riferimento per me.

Tudor

Quando ha capito che il surf poteva diventare una professione?

Questa consapevolezza è arrivata gradualmente. Sebbene ci fossero marchi che sponsorizzavano giovani surfisti, all’epoca la possibilità di guadagnarsi da vivere praticando il surf sembrava un’utopia. Tuttavia, la passione e l’impegno incessante per affinare la tecnica e le capacità mi hanno portato a gareggiare a livello professionale e a intraprendere una vera e propria carriera nel surf.

Tudor

Ma il surf è qualcosa di più di uno sport per lei?

Assolutamente sì. È uno stile di vita, una fonte di ispirazione. Mi permette di stabilire una connessione costante con la natura. Solo praticando il surf riesco a sentirmi veramente libero e a esprimere quello che sono come persona. Non solo. Rappresenta una fonte inesauribile per apprendere sempre qualcosa di nuova ed è oggi centrale nel mio percorso di crescita.  

Tudor

Cosa la affascina di più delle grandi onde e quando si è avvicinato per la prima volta a questa specialità?

La potenza e la grandezza che esprimono rappresentano una sfida e un’opportunità unica per i surfisti. Mi sono avvicinato per la prima volta alle Big Waves quando ho visto queste onde enormi a Nazaré nel 2004. Erano imponenti e mi hanno cambiato la vita facendo nascere in me il desiderio di mettermi alla prova e di spingermi oltre i miei limiti.

Tudor

Ha mai avuto paura?

La paura è una parte costante di questa specialità. Ogni sessione si accompagna a una tensione nervosa ed emotiva. Ma si tratta di imparare a gestirle e di andare avanti grazie alla preparazione mentale, all’allenamento fisico e alla profonda conoscenza dell’oceano.

Tudor

Cosa l’ha spinta a entrare in Tudor?

È stata una decisione motivata dal fatto che condividiamo molti valori a iniziare dalla volontà di andare sempre oltre i limiti. Abbiamo in comune uno spirito audace e avventuroso. Senza contare l’impegno nel ricercare la perfezione in ogni azione che compiamo. Si può dire sia stata una scelta na

Tudor

Posso chiederle qual è il suo rapporto con il tempo e che tipo di significato dà a questa parola?

Il tempo prende la forma dei momenti e delle opportunità che scandiscono la vita. Come surfista professionista, è una risorsa limitata che deve essere usata con saggezza per inseguire i sogni, raggiungere gli obiettivi e sfruttare al meglio ogni onda e ogni esperienza. In secondo luogo, il tempo simboleggia la continua evoluzione e la crescita nella mia carriera di surfista. È una specie di promemoria dei progressi compiuti, delle lezioni apprese e rappresenta una costante spinta a migliorare e a superare i limiti.

Tudor

Come cambia la percezione del tempo quando si pratica surf?

Il tempo sembra assumere una dimensione diversa. Aspettare l’onda giusta può essere esaltante e impegnativo, perché l’attesa cresce. Una volta presa l’onda, il tempo sembra rallentare e si diventa pienamente presenti al momento. La stessa sessione di surf può sembrare al tempo stesso senza tempo e fugace, mentre ci si immerge nel momento presente.

Matteo Zaccagnino

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