Skip links

Il Progetto “Vento” di Nuvolari Lenard

Un superyacht a vela di 100 m può – e deve – essere rispettoso dell’ambiente circostante e avere il minor impatto possibile sull’ecosistema. Per realizzarlo basta invertire la rotta, adottando comportamenti virtuosi e unire contemporaneamente le conoscenze, le tecnologie e i materiali di cui siamo a conoscenza. Ne sono convinti Carlo Nuvolari e Dan Lenard, fondatori dell’omonimo studio progettuale veneziano, sensibili a questi temi e da sempre promotori di uno yacht design consapevole. “Vento” non sarà l’ennesimo “sail assisted megayacht”, ma un autentico ed elegantissimo veliero di 100 m, che troverà nel vento la sua naturale forza propulsiva. 

Carlo Nuvolari – Dan Lenard

«Essere attenti all’ambiente deve diventare un modo di essere, oltre che di pensare», spiega l’ingegnere Carlo Nuvolari, «e nulla ci impedisce di pensare uno yacht di grandi dimensioni realmente green. Non è difficile ottenere importanti risultati, basta smettere di essere tradizionalisti e rischiare, tornando indietro ai fondamentali: costruire una nave a vela, che sia veramente a vela è veramente efficiente». 

Carlo Nuvolari – Dan Lenard

Nel rispetto di una filosofia progettuale propria di Nuvolari Lenard contraddistinta da un design sportivo e muscolare , “Vento” ha linee potenti e aggressive che ne confermano il carattere unico; ma dal momento che la forma non è mai fine a se stessa, ma sempre espressione di una funzione ben precisa, l’opera viva è studiata per essere il più possibile efficiente: la prua riversa, ad esempio, oltre a conferire allo yacht una forte personalità, consente di estendere al massimo la lunghezza al galleggiamento elevando così le performance sotto vela e la stabilità. Il risultato è uno scafo con ridotta resistenza all’avanzamento e quindi con minore richiesta di potenza per una data velocità, che si traduce in enormi benefici sia a vela sia a motore.  Anche la poppa degradante assolve una funzione, perché essendo poco voluminosa, inciderà di meno sul dislocamento complessivo, punto cruciale di uno scafo efficiente e sostenibile. Una barca a vela deve essere leggera, con il peso concentrato in basso, e “Vento” sarà così costruito in alluminio con sovrastrutture e alberi in composito avanzato. Uno scafo tendenzialmente leggero e lungo avrà una minore resistenza residua, formerà di conseguenza onde più piccole, a tutto beneficio delle coste, sempre più esposte al moto generato dalle grandi barche veloci. 

A una carena efficiente deve corrispondere un piano velico adeguato che ne massimizzi i benefici e le prestazioni. Nuvolari Lenard si è quindi rivolto alla Omer Wing-Sail e al suo ideatore, Ilan Gonen, ex pilota di caccia israeliano, esperto di aerodinamica oltre che appassionato velista.  Il risultato è la Wing-Sail, unica nel suo genere che – come dimostrano anche i recenti scafi di America’s Cup – regala un’efficienza nettamente superiore a quella ottenuta con rig tradizionali. Una vela alare del genere, infatti, necessita di una minore superficie velica a parità di prestazioni e questo innesca una spirale positiva: riducendo la quantità di vela ci sarà una minor forza di sbandamento e quindi sarà richiesta meno peso in chiglia  per raddrizzare la barca. In una parola: meno dislocamento che è, appunto, l’obiettivo finale. La chiglia retrattile consentirà di passare da un pescaggio di 5.5 m a uno di 9 m. Gli alberi in carbonio misureranno 64 m e sosterranno una superficie velica totale di 2100 metri quadri. 

Dan Lenard

Per quanto riguarda la propulsione a motore, Nuvolari Lenard è in contatto con un’azienda leader del settore per equipaggiare “Vento” con un sistema ibrido diesel/elettrico con generatori a giri variabili ed eliche a passo variabile che consente molte opzioni di funzionamento per raggiungere le condizioni di massima efficienza e minimo consumo specifico. 

Carlo Nuvolari

“Vento” è molto più di uno yacht avanguardista e attento all’ambiente: è un concept rivoluzionario che costringe a guardare in faccia la realtà e ad affrontarla con occhi e mente diversi. Non bastano infatti un motore elettrico e delle batterie per rendere green un’imbarcazione, bisogna cambiare mentalità, acquisire una visione globale che sia in grado di bilanciare i benefici e i costi di alcune scelte proiettandole nel futuro. C’è bisogno, insomma, che lo yacht design cambi passo, che si preoccupi tanto del mare sotto casa quanto di quelli a noi lontani e che, dalla carena al piano velico, passando per la tecnologia applicata fino al decor dei lussuosi interni, si ponga delle domande e sia pronto a dare risposte concrete.

Leave a comment