«Luna Rossa è il simbolo del Made in Italy di cui essere orgogliosi». Parola di ‘Max’ Sirena, skipper di Luna Rossa Prada Pirelli Team, challenger alla 36a America’s Cup. La barca di Coppa America come simbolo del Made in Italy è un’idea che nasce fin dalla prima sfida italiana con il Consorzio Azzurra nel 1983, che diventa mission con Raul Gardini e il Moro di Venezia nel 1992, e che costituisce il tratto distintivo del team di Patrizio Bertelli, presidente di Luna Rossa, giunto con questa alla sua quinta sfida. Questa volta poi, con l’esordio degli AC75, Luna Rossa era davvero un concentrato di Made in Italy. A cominciare dalle ricerche che hanno supportato il team di progettazione.
Come quelle di Altair Italia società, come spiega il managing director Andrea Maria Benedetto: «Specializzata nella simulazione in campi e settori di avanguardia. Al design team abbiamo fornito i dati per ottimizzare la struttura interna di scafo e coperta dell’AC75, oltre che di altri componenti, anche metallici».
Esteco, con il proprio software di ottimizzazione ha invece permesso di ridurre i tempi di progettazione. «Il nostro lavoro è stato quello di ottimizzare i processi di calcolo fornendo dati, come dire, distillati, ai progettisti che hanno poi fatto le loro scelte».
E si parla ancora di software con Wärtsilä Italia e Teorema Engineering, che hanno sviluppato soluzioni basate sul machine learning e sull’intelligenza artificiale. Il risultato dei due processi è stato un algoritmo che ha contribuito a sviluppare gli AC75.
E sugli AC75 di Luna Rossa, oltre che come co-title sponsor, c’era anche Pirelli che, dopo aver fornito allo IACC v.5 italiano le rivoluzionarie stecche pneumatiche per la partecipazione alla Coppa 2007, con il team guidato da Luca Giannini, responsabile Materiali Avanzati, ha questa volta sviluppato particolari polimeri. «Il loro campo d’applicazione aveva che fare con i timoni e i foil. Ovviamente non tutto il timone e non l’intero foil. E mi fermo qui» spiega Giannini che con Luna Rossa in corsa anche per la prossima America’s Cup, è tenuto a un rigoroso riserbo.
Lo stesso che osserva Persico Marine, il cantiere dove, per la terza volta dopo le edizioni del 2007 e del 2013, sono nati i due AC75 (ben 70.000 ore di lavoro/uomo per barca, ndr) di Luna Rossa. «Ci siamo sentiti davvero parte del team» racconta il managing director Marcello Persico, «ed è stata una sfida nella sfida». Già perché Persico Marine ha sede a Nembro, a pochi chilometri da Bergamo, al centro della zona dove, all’inizio del 2020, il Covid-19 è esploso in Italia colpendo più duramente. Ma Persico Marine ha retto il colpo e, oltre ai due AC75, ha costruito i foil arm per tutti i team in gara ad Auckland. «Ne abbiamo costruiti 16, quattro per ogni team, assegnati poi con un sorteggio».
E nella fornitura a tutti i team dell’elemento cruciale degli AC75 entra anche Eligio Re Fraschini, società specializzata in materiali compositi e metallo. «Abbiamo realizzato, con cottura in autoclave a sei bar, tutte le piastre in carbonio che Persico Marine ha usato per completare i foil arm» spiega il project manager Fabio Rusconi. «Ma soprattutto abbiamo lavorato per Luna Rossa costruendo timoni, elevator, bompressi, i bordi di uscita dei foil arm, uno degli elementi suscettibili di modifica e una wing».
Le altre ‘ali’ di Luna Rossa vengono da Angelo Glisoni e dalla sua azienda specializzata in pinne, chiglie e profili. «Ricevuti i disegni dai responsabili di settore» spiega Glisoni, «abbiamo sviluppato e coordinato il processo produttivo: dai materiali, che potevano comprendere acciai speciali, titanio, bronzo, al lavoro dei fresatori, ai cicli di produzione, ai controlli, al montaggio finale dei componenti. Che erano tanti e per i quali non bastavano le macchine, ma serviva esperienza. E la nostra parte dal 1986».
Esperienza che per la sede italiana di Harken ha significato essere in grado, e da molte edizioni, di proporre a tutti i team impegnati nell’America’s Cup veri e propri ‘pacchetti’ con winch, colonnine, maniglie, gear box, trasmissioni e attrezzatura di coperta. «A Luna Rossa, oltre a winch e attrezzature» dice Emanuele Cecchini, commercial director, «abbiamo fornito speciali carrelli in titanio per la rotaia della randa che, come hanno mostrato le riprese da bordo, scorrevano senza impuntamenti sotto i carichi davvero notevoli che si avevano sull’AC75».
Dal titanio si passa al Dyneema SK99, il materiale con cui Gottifredi Maffioli, azienda nata nel 1926 e che fornì le corde alla spedizione italiana che nel 1954 conquistò la vetta del K2, ha realizzato tutte le cime a bordo di Luna Rossa. «È una collaborazione nata con la sfida del 2000» racconta il responsabile Luigi Maffioli «quando inventammo le scotte con calza in PBO, oggi di regola su tutte le barche da regata. Per la sfida di Auckland, abbiamo fornito spezzoni e cime con diametri che vanno da 13 millimetri a soli 3 millimetri».
Ed è attraverso queste sottili cime che viene trasmessa alle manovre la forza sviluppata dall’impianto idraulico firmato dall’azienda di Gianni Cariboni, il «mago» dell’idraulica a bordo. «Per il team di Patrizio Bertelli abbiamo sviluppato una speciale pompa con nove pistoni radiali che assicurava continuità di erogazione del fluido idraulico e faceva risparmiare molta fatica ai grinder».
A completare il puzzle del Made in Italy su Luna Rossa non potevano mancare le vele sviluppate dal sail design team assieme ai velai di North Sails Italia. «Sono state realizzate con la tecnologia 3D con nastri di carbonio su stampo nell’impianto di Minden, in Nevada» racconta l’AD Daniele Cassinari. «Dagli USA ci sono poi arrivate in un pezzo unico al quale abbiamo dato la forma finale, applicato le tasche delle stecche, gli occhielli e i vari componenti. Tutto a mano. Ed è questa fase finale che fa la differenza. E che è il nostro segreto».
Dopo barche, impianti e vele, l’equipaggio, in collaborazione con Dainese ha realizzato il corpetto-giubbetto di salvataggio Sea-Guard in grado di proteggere il corpo dagli urti, con tasche per ricetrasmittente, coltello e per una bombola d’ossigeno con boccaglio in caso si rimanesse bloccati sottacqua in una scuffia, come ha rischiato Terry Hutchinson nell’incidente di American Magic.
Sempre per la sicurezza, Oakley, brand del gruppo Luxottica, ha studiato il caschetto per l’equipaggio che, come tutto il sailing team, poteva contare su Technogym e le sue attrezzature per la preparazione atletica.
E italiano è Pardo Yachts che ha fornito un Pardo 38 con tre Mercury da 300 Cv come barca assistenza.
Come italiana è Panerai, casa orologiaia nata a Firenze nel 1860, official timekeeper della Prada Cup e sponsor ufficiale del team con i suoi Luminor Luna Rossa al polso di Max Sirena, Francesco Bruni e James Spithill.
Infine, in Nuova Zelanda non potevano mancare due simboli internazionali dell’Italia che hanno accompagnato Luna Rossa in questa incredibile avventura: il formaggio più imitato (e inimitabile) al mondo fornito dal Consorzio Parmigiano Reggiano e le «bollicine» delle Cantine Ferrari. Perché il Made in Italy è anche Italian Food.