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Mario Cucinella un architetto fuori dagli schemi

By Gaia Grassi

Lo studio è lo specchio dell’anima di ogni architetto e se entri in quello milanese di Mario Cucinella capisci subito chi stai per incontrare: un professionista che ha fatto della sostenibilità e dell’attenzione per l’ambiente e per il sociale i cardini intorno ai quali gira il suo approccio all’architettura. Il luogo in cui ha scelto di costruire la sua sede meneghina, infatti, è uno splendido edificio su tre livelli più rooftop in un complesso in stile vecchia Milano; uno spazio in cui domina il vetro, invaso dalla luce naturale e dal verde, che trova la sua massima espressione nella terrazza sul tetto, dove è presente anche un piccolo orto.

©Amedeo Turello

Quando poi hai la fortuna di intervistare Cucinella di persona, la sensazione è ancora più netta: nulla è più distante da lui del concetto di archistar, definizione che non solo non gli calza, ma che nemmeno apprezza. 

Noi di Top Yacht Design questa fortuna l’abbiamo avuta e il risultato è stato una chiacchierata piacevole, durante la quale l’architetto ci ha fatto entrare nel suo mondo, accompagnato dall’inseparabile penna con cui si aiuta a esprimere i concetti più importanti. Perché Mario Cucinella – abbiamo scoperto – in primis ama disegnare. A mano.

Mario Cucinella

Mario Cucinella e l’amore per il mare

Poi c’è un’altra cosa che Mario Cucinella ama moltissimo: il mare. «Quando salpo dal porto ed esco con la mia barca a vela, entro in un’altra dimensione spazio-temporale», racconta. «Quello che mi affascina di più è il panorama: sulla terraferma, se ci si guarda intorno, l’orizzonte è sempre caotico, pieno di edifici o montagne; in mezzo al mare, invece, la linea dell’orizzonte è aperta, libera, pulita e psicologicamente cambia tutto. E, dato che ciò che si vede si riflette dentro ognuno di noi, quando guardo la distesa di acqua entro proprio in una fase di riposo mentale, perché l’occhio è libero. In nessun altro posto provo questa sensazione. Ma voglio sottolineare che non sono un marinaio esperto: saper manovrare bene è una dote, servono talento e una sensibilità che crei complicità con la barca stessa. 

Però adesso, come a tutti gli architetti che hanno un’imbarcazione, mi è venuto il desiderio di disegnare la mia: per questioni di tempo è ancora un sogno, ma stiamo iniziando a muovere i primi passi per poter raccontare a modo nostro il mondo della vela, legato alla natura e al vento, e portare avanti il nostro approccio». 

Mario Cucinella

La barca ideale

Quindi come potrà essere la barca di Mario Cucinella? «Sottocoperta voglio un open space: la parte centrale dello scafo deve essere aperta senza chiusure visive, perché quando si entra l’occhio deve percepire subito tutto l’insieme. Ma a interessarmi soprattutto è il tema della vita e della morte delle imbarcazioni. Come si smaltiscono i rifiuti? 

Mario Cucinella

Per questo motivo abbiamo pensato a una barca realizzata con materiali che arrivino dall’economia circolare e dotata di fotovoltaico, eolico e compattatori per i rifiuti. Insomma, un’unità che diventi anche il nostro manifesto. Per quanto riguarda lo scafo, insieme al naval architect fiorentino Oris Martino D’Ubaldo e al mio comandante Tommaso Stella, stiamo optando per la tecnica dello strip planking e poi vorremmo ricoprire le fascette di legno con un tessuto di lino per dare ancora più resistenza e non usare vetroresina». 

Mario Cucinella
San Raffaele Hospital_ ph Duccio Malagamba ©Mario Cucinella Architects (10)

Mario Cucinella e la sostenibilità

Rimanendo in tema di materiali, con il suo studio MCA, Mario Cucinella Architects ha preparato un dossier per poter costruire una barca con componenti che, una volta dismessi, tornino in un sistema circolare. Hanno individuato, per esempio, le aziende Orange Fiber (www.orangefiber.it), che produce tessuti dagli scarti degli agrumi, e NewspaperWood (www.newspaperwood.com), che realizza pannelli per le cucine derivati dalla compressione dei giornali messi sottovuoto.

Mario Cucinella
Apax

Inoltre, stanno valutando un produttore di pannelli rigidi ricavati dalle scaglie del pesce, scarto industriale molto impattante a livello di numeri. «Sempre nell’ottica della sostenibilità, (qui tutti i nostri post sulla sostenibilità), vorrei una barca full electric dotata di vele fotovoltaiche e di una piccola turbina eolica, in modo che produca la propria energia», continua l’architetto. «Ogni barca inoltre, è potenzialmente un’isola di rifiuti; abbiamo cercato quindi piccoli desalinizzatori, per non dover comprare bottiglie di plastica, e alcuni microcompattatori, per fare la raccolta differenziata dei rifiuti e avere in poco spazio il compattatore di plastica, vetro e alluminio. Questo perché il pianeta ha bisogno di una svolta: in realtà il problema ambientale esiste da molto tempo, ma prima non interessava, mentre adesso abbiamo l’urgenza di porvi rimedio; è necessario però avere una visione olistica anche in questo campo e non pensare solo all’elettrico e ai materiali».

Mario Cucinella
Apax sketch

Sarà una barca facilmente riconducibile a Mario Cucinella, insomma. Anche perché, come da sua stessa ammissione, edifici e imbarcazioni hanno una grande similitudine: se i concetti di dinamicità e staticità li differenziano, il modo di approcciarsi a loro è uguale, poiché sono entrambi oggetti sofisticati, che toccano i temi del digitale, della resistenza e della sostenibilità.

Mario Cucinella
Guastalla Sketch

 «Gli edifici ormai sono come giganteschi catamarani: hanno dietro sperimentazione, ricerca, tecnologia, lavoro progettuale e simulazione. Sono mondi, quindi, molto vicini», sottolinea l’architetto. «La Torre Unipol di Milano, per esempio, nasconde una complessità tecnologica molto vicina a quella di un’imbarcazione: forse è uno dei miei progetti più sofisticati, anche dal punto di vista dell’innovazione, sia per la sua struttura di forma ellittica e la sua facciata con geometria a rete sia per i rivestimenti in legno, metallo e vetro e per il grande atrio concepito come uno spazio di moderazione climatica, che sfrutta l’esposizione come opportunità energetica.

Mario Cucinella
Guastalla

Anche il progetto che abbiamo studiato per l’Ospedale San Raffaele di Milano nella sua monoliticità è molto complesso, soprattutto per il contesto in cui si trova. Il nuovo polo chirurgico e delle urgenze, infatti, sorge in mezzo ad altri edifici logicamente piuttosto addossati e quindi gli abbiamo voluto conferire una forma particolare (ha una pianta con andamento curvilineo e pareti concave rivestite in vetro, ndr), in modo che sembrasse nascere dalla compressione, da tutti i lati, degli stabili circostanti. Perché il dialogo tra una costruzione e l’ambiente che lo circonda è tutto». Parola di Mario Cucinella.

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